Pubblicata l’introduzione di Sergio Dalmasso anche nella sezione del sito Collaborazione a testi Estratti, presente In Paul FRÖLICH, Rosa Luxemburg, Firenze, goWare, 2023.

Bisogna che sappiamo che poggiamo tutte, in qualche modo, sul corpo fracassato di Rosa Luxemburg (Rossana Rossanda)

Il comunismo ha sbagliato, ma non era sbagliato (Rossana Rossanda)

Un altro comunismo? Il messaggio di Rosa

Nello tsunami e nella assenza di riferimenti che ha colpito, non da oggi, il movimento di classe e le forze che tentano di richiamarsi al socialismo, nella giusta critica a tutti i regimi di socialismo reale e alla mancata transizione da essi operata, tre figure continuano ad essere non toccate da una critica radicale e sembrano ancora parlarci :

  • quella di Antonio Gramsci, che muore dopo anni di carcere e di clinica ed è il comunista a riflettere maggiormente sulle ragioni della mancata rivoluzione nell’Europa del primo dopoguerra e su possibilità e modalità di una trasformazione radicale nei paesi a capitalismo avanzato;

  • quella di Che Guevara che dobbiamo leggere superando la semplice immagine del guerrigliero eroico, cogliendo in lui soprattutto l’internazionalismo e la critica, in nuce, delle deformazioni burocratiche che hanno conosciuto tutte le esperienze di società post- capitaliste. Il suo fascino deriva anche dalla coerenza estrema che lo conduce a combattere per un “altro” paese, a vincere e, divenuto ministro, ad affrontare una nuova disperata avventura, in una dialettica continua che può avere termine solamente nella rivoluzione internazionale;

  • quella, appunto, di Rosa Luxemburg, uccisa in un tentativo rivoluzionario da lei stessa criticato, presente al suo posto, con e fra le masse, sino al sacrificio estremo, sempre avversa ai compromessi, ai cedimenti e – come nessun altr*, capace di cogliere i limiti profondi e intrinseci alle organizzazioni del movimento operaio, nei rischi di burocratizzazione e di omologazione.

La “fortuna”

Paul FRÖLICH, Rosa Luxemburg, Firenze, goWare, 2023, su Amazon, contiente il saggio Il messaggio di Rosa di Sergio Dalmasso.La scarsa attenzione prestata alla sua figura ed al suo pensiero è cartina di tornasole dei ritardi e dei drammatici errori di prospettiva compiuti, a livello politico e culturale, dalle forze maggioritarie del movimento operaio.

Non ha alcun diritto di richiamarsi a lei la socialdemocrazia, che infatti ne isola strumentalmente alcune specifiche opere (La rivoluzione russa, Problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa).

Non solamente essa è complice della sua morte, ma è sempre oggetto delle polemiche sulla degenerazione politica, teorica e organizzativa, sull’abbandono della prospettiva rivoluzionaria e della cancellazione del marxismo teorico.

Non possono riferirsi a lei gli epigoni dello stalinismo che hanno irrigidito il marxismo a dogma, che hanno ridotto a catechismo il pensiero e l’opera di Lenin, senza mai coglierne le scelte contingenti e tattiche, inevitabilmente condizionate1.

Già nel 1925, l’Esecutivo allargato della terza Internazionale mette in guardia contro il luxemburghismo, sottolineando gli errori sulle questioni contadina e nazionale, ma soprattutto il modo non bolscevico in cui vengono trattate le questioni della spontaneità, della coscienza e dell’organizzazione.

Queste deformazioni impediscono l’assimilazione del leninismo (in realtà di quello che sta divenendo un dogma irrigidito).

È durissima Ruth Fischer, segretaria del Partito comunista tedesco: il luxemburghismo è malattia da estirpare, bacillo di sifilide.

È Stalin, nel 1931, a sintetizzare le colpe, in A proposito di alcuni problemi della storia del bolscevismo:

I sinistri della socialdemocrazia tedesca, Parvus e Rosa Luxemburg… fabbricarono lo schema utopistico e semimenscevico della rivoluzione permanente… più tardi questo schema venne ripreso da Trotskij (in parte da Martov) e trasformato in strumento di lotta contro il leninismo.

In questo quadro, la sua figura è ricordata, per decenni, quasi solamente per la tragica morte e sempre associata alle accuse di spontaneismo, romanticismo rivoluzionario, opposizione a Lenin su questioni centrali. Ancora in una biografia, edita in Italia nel 1953, si legge:

Il luxemburghismo non rappresenta altro che una variante del socialdemocratismo2.

Anche in Italia l’attenzione è scarsa. Nel 1921, su Critica comunista, rivista del PCd’I, compare un saggio di Gyorgy Lukacs3 che esalta in lei la categoria di totalità, per cui la totalità della forma di produzione capitalistica, dotata di una profonda logica interna, può essere interpretata, combattuta e superata solo dal punto di vista di un’altra totalità concreta, costituita dal punto di vista della classe operaia, senza il quale si cade nel pragmatismo e nel revisionismo.

In seguito, il quasi totale silenzio, rotto solamente dal singolare interesse da parte di Lelio Basso4.

Non è un caso che l’interesse per la grande rivoluzionaria rinasca negli anni ’60, in cui convivono l’emergere di una nuova generazione e la messa in discussione di un socialismo ossificato.

La denuncia dello stalinismo, lo scacco e del modello sovietico e di quello socialdemocratico, l’emergere di spinte e movimenti non “ortodossi” portano a cercare, nella storia delle organizzazioni operaie, figure e tematiche per lungo tempo rimosse.

Si riflette sul dibattito degli anni ’20, l’ondata rivoluzionaria mancata, sull’involuzione dell’URSS (ricompare il fantasma del vecchio Trotskij), si rilegge Gramsci in chiave diversa dall’interpretazione ufficiale, tornano alla luce le vecchie “eresie”, si considera con più attenzione il marxismo della periferia, alla luce delle lotte anticoloniali.

La figura di Rosa riemerge in tutta la sua grandezza. In Italia escono due antologie dei suoi scritti, curate (non è un caso) da esponenti della sinistra socialista, Luciano Amodio (1963) e Lelio Basso (1967); l’introduzione complessiva di Basso, sommata a quella ai singoli testi, è, a distanza di oltre mezzo secolo, uno dei maggiori contributi internazionali alla conoscenza della rivoluzionaria polacca.

In Francia è oggetto di grande attenzione da parte di “Socialisme ou barbarie” e del movimento trotskista5, in ogni paese i suoi ritratti compaiono nei cortei studenteschi.

Rudi Dutschke la legge come unica rifondatrice del pensiero rivoluzionario e definisce il Discorso sul programma come testo centrale per la ricostruzione, dalle fondamenta, della sinistra, nel rapporto tra base e vertice, basso e alto.

Non manca l’attenzione ad aspetti “non politici” della sua personalità, dall’interesse per la natura all’amore per gli animali (ecologismo e antispecismo?), dai suoi sentimenti personali alla specificità di genere. Karl Kraus parla dell’osservazione delle piante e degli animali come un abbraccio amoroso all’intera natura. Continua è la riflessione “femminista”6.

Note all’estratto dal saggio Il messaggio di Rosa di Sergio Dalmasso

1 I confusionisti del più recente modello di spontaneità hanno altrettanto poco il diritto di richiamarsi a Rosa Luxemburg quanto ne hanno i miserabili burocrati del Komintern di richiamarsi a Lenin (Leone TROTSKIJ, Rosa Luxemburg e la quarta Internazionale, 24 giugno 1935).

2 Fred OELSSNER, Rosa Luxemburg, Roma, Editori Riuniti, 1953.

3 È il primo dei tre saggi su Rosa che compaiono in Storia e coscienza di classe e che vedono un progressivo slittamento del filosofo ungherese verso posizioni “leniniste”.

4 Suoi un articolo sull’Avanti! nel 1946 e il numero della rivista “Quarto stato” nel 1949, trentesimo della morte.

5 Per limitarci a pochi nomi, il dibattito coinvolge Claude Lefort, Robert Paris, Daniel Bensaid, Daniel Guerin, Michael Lowy, Lucien Goldmann.

6 Cfr. La Rosa e le spine, atti del seminario del 4 dicembre 2004, Milano, ed. Punto rosso, 2005; La rosa d’inverno. Attualità di Rosa Luxemburg, atti del convegno del 24 ottobre 2009, Milano, ed. Punto rosso, 2010; Raya DUNAYEVSKAYA, Rosa Luxemburg, women’s liberation and Marx philosophy of revolution, inedito in italiano.

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Una Rosa che vive, estratto dal libro Rosa Luxemburg oggi, Lezioni teoriche vive, Pontassieve, ed. Prospettiva Edizioni Services & Publishing, 2023.

Sergio Dalmasso

Una Rosa che vive

Mi limito ad alcune considerazioni, brevi e sintetiche, sui motivi che rendono Rosa Luxemburg figura imprescindibile nella ricostruzione, anche se sempre più complessa, di un pensiero ed una pratica alternativi, in questo ventunesimo secolo.

Viene immediatamente alla luce come la più grande figura femminile nella storia del marxismo,

– quella che Lenin, pur nel dissenso, definì aquila e delle opere della quale ha consigliato lo studio alle giovani generazioni,
– quella che Trotskij chiese di preservare (Giù le mani) dall’uso strumentale di socialdemocratici e stalinisti,
– quella che Lukacs (e con lui Lelio Basso) lesse come la maggior continuatrice della concezione dialettica di Marx,
sia stata, per decenni, colpita da critiche e luoghi comuni, additata come portatrice di concezioni e teorie da emarginare (il luxemburghismo, la sifilide luxemburghiana).

Rosa Luxemburg Oggi, una Rosa che viveTutto in lei contrasta con le deformazioni che il pensiero marxista – la concezione per cui la liberazione del proletariato è opera del proletariato stesso – ha subito ad opera del gradualismo meccanicistico della Seconda internazionale e della distorsione staliniana a partire dagli anni ’20, sino alle tragedie dei decenni successivi (si pensi, ma non solamente, alle ondate di processi e alla distruzione di tutto il gruppo dirigente bolscevico).

Una Rosa Luxemburg atipica

Rosa è atipica, già in gioventù, nel movimento socialista polacco, quando rifiuta la priorità dell’impegno sulla questione nazionale.

La sua stessa tesi di laurea inquadra la questione polacca, al centro di tanti documenti dell’internazionale e di scritti di Marx, Engels e Lenin, in termini strutturali: la Polonia è divisa fra tre grandi imperi (Germania, Austria, Russia) e ognuna delle tre parti è legata, economicamente, allo stato di cui fa parte.

L’indipendenza nazionale cozzerebbe contro le strutture economiche ed è, comunque, da collocarsi in secondo piano, rispetto alla centralità della lotta di classe.

Elemento tattico

E’ chiaro come lei (Luxemburg) non colga, a differenza di Lenin, l’elemento tattico: le contraddizioni che la richiesta di indipendenza produce nel reazionario impero zarista. …

Continua …  Saggio completo Una rosa che vive catalogato nella sezione del sito Collaborazioni a testi. Estratti.

Download “Una Rosa che vive (Estratto di Sergio Dalmasso dal libro Rosa Luxemburg oggi)”

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Dettagli di Amazon del libro

Editore ‏ : ‎ Prospettiva Edizioni Services & Publishing (16 giugno 2023).

Lingua ‏ : ‎ Italiano.

Copertina flessibile ‏ : ‎ 220 pagine.

ISBN-10 ‏ : ‎ 8885562167

ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8885562165

Peso articolo ‏ : ‎ 218 g

Dimensioni ‏ : ‎ 20.8 x 1.7 x 15 cm.

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Introduzione al Libro Rosa Luxemburg Oggi, Conoscere, discutere, crescere, Claudio Olivieri

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QUADERNO CIPEC 72

E’ online il quaderno del CIPEC numero 72, 30-esimo anno.

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Quaderno cipec 72, copertina con Dalmasso e Zannoni

Introduzione

Quaderno CIPEC 72, Non so se questo sarà l’ultimo quaderno, dopo un percorso di trent’anni, o se continueremo per il prossimo quinquennio (2025- 2029) o almeno per qualche anno.

Attendiamo le decisioni dell’Amministrazione provinciale di Cuneo che, in ogni caso, ringraziamo, come quelle precedenti, insieme ai dipendenti della stamperia, per i tanti numeri usciti che speriamo siano stati utili.

Vedo che le ricostruzioni di parti della storia della provincia, le interviste a militanti politici e sindacali, le statistiche elettorali, per quanto ferme a parecchi anni fa, vengono ancor oggi, utilizzate per studi, ricerche, tesi di laurea.

In attesa di una eventuale (e sperata) continuazione, procediamo con il ricordo dell’amico Danilo Zannoni, scomparso nell’aprile 2023.

A lui abbiamo dedicato già il quaderno 65 (primo semestre 2021) che conteneva numerosi racconti e l’ultimo numero (primo semestre 2024) con un lungo racconto (il termine è, forse, riduttivo), Demoni e due brevi ricordi, il mio e quello di Antonella Marras.

In questo quaderno compaiono altri suoi scritti, mai pubblicati, che sempre dimostrano la fantasia (gli ho chiesto più volte come facesse a scrivere continuamente, senza interruzione e su soggetti così diversi) e soprattutto l’interesse per temi sociali, ambientali, legati a una impostazione morale che sembra richiamarsi ad esempi letterari illustri.

L’amico prete: Gianni Russotto

Vi era l’idea di un ricordo di Gianni Russotto, anch’egli mancato lo scorso anno.

Gianni è stato sacerdote, prima a Genova, poi in Cile, da lui scelto per avere una esperienza di vita e di fede in un paese del “terzo mondo”.

Qui ha conosciuto e sposato una donna, scelta che lo ha collocato tra i tanti preti sposati di una stagione in cui molti credenti si sono interrogati sulle scelte di fede, sul rapporto religione/politica e sul modo migliore di interpretare la fede stessa nella propria vita personale.

Il ritorno in Italia, l’impegno politico- sociale.

Ci manca lo spazio.

Gianni Russotto con Roberta Piazzi

Mi limito ad un ricordo personale, rinviando ai prossimi, eventuali, quaderni, testimonianze, ricordi, memorie collettive e personali che hanno riempito una commovente serata al circolo ARCI Barabini, a Trasta, in val Polcevera, il giorno successivo alla sua scomparsa.

Sergio Dalmasso

Nel secondo semestre del 2024 il quaderno 72 sarà a stampa in un numero di copie limitate grazie al lavoro del Centro Stampa della PROVINCIA DI CUNEO

Buona lettura.

Sergio

Valdo Magnani. Una eresia comunista

Saggio di Sergio Dalmasso pubblicato nella rivista mensile:Mondoperaio”, n.9, settembre 2018.

Valdo Magnani, una eresia comunista in mondoperaio settembre 2028

Stralcio del saggio su Magnani

Già dagli anni ‘30 i rapporti di forza nel Partito comunista illegale vedono uno spostamento del baricentro dal triangolo industriale all’Emilia, che diviene la regione con il maggior numero di iscritti e con la più significativa presenza organizzata.

Teresa Noce, in un rapporto sulla realtà emiliana e reggiana, sottolinea la presenza organizzata, ma non tace il problema dato dal passaggio al partito di tanti ex socialisti formati al riformismo prampoliniano.

Residui del riformismo della Seconda Internazionale debbono essere superati nella formazione e nella azione.

La resistenza

La resistenza vede l’esistenza di gruppi gappisti che operano in pianura e una successiva presenza di brigate in montagna. Ovvie le differenze, che permarranno poi nel partito, tra le forme di relativa democrazia proprie della guerra partigiana e la realtà del gappismo.

Il gruppo dirigente è quindi composto da compagni della clandestinità, delle carceri, da altri arrivati al partito durante la lotta di liberazione, da altri ancora aderenti solo nel 1945, con le ovvie differenze di esperienza, di formazione, di prassi politica.

Segretario è Arrigo Nizzoli, operaio delle Reggiane, militante integerrimo, ma rigido e legato alle regole della clandestinità.

Alla liberazione il Pci ha 6.200 iscritti che diventano 44.000 nell’autunno. Si racconta di code nelle sezioni e nelle fabbriche per il tesseramento. Nascono il Psi, l’Udi, l’Anpi, il Fronte della gioventù.

Esce La Verità, settimanale della federazione provinciale. E’ molto teso il clima per il rinvio dei processi ai fascisti, per la mancata epurazione, per le accuse al movimento partigiano, per l’amnistia.

Continua …

***

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Saggio catalogato nella sottosezione degli Scritti storici: Articoli e Saggi

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Approfondimento

Se vuoi approfondire sulla figura di Valdo Magnani non perderti la lettura del Quaderno 55 intitolato: Valdo Magnani e l’unione dei socialisti indipendenti (USI):

Valdo Magnani e l'Unione dei Socialisti Indipendenti, USI

 

Download “Quaderno CIPEC N. 55 (Valdo Magnani e l’unione dei socialisti indipendenti)”

Quaderno-CIPEC-N.-55.pdf – Scaricato 8998 volte – 1,57 MB

Libro su Rosa Luxemburg (a cura di) Claudio Olivieri

Rosa Luxemburg oggi a cura di Claudio Olivieri

 

Descrizione del libro

Un libro a più voci, punti di vista diversi a confronto sull’attualità del pensiero di Rosa Luxemburg.

Perché fare i conti con l’opera della rivoluzionaria polacco-tedesca e trarre spunti dalla sua vita è un aiuto per interpretare alcune questioni cruciali per il presente e per tornare su snodi storici fondamentali del novecento.

Autori del libro

Autori Vari: D. Renzi, C. Romanini, A. Savio, G. Russo Spena, I. Barbarossa, N. Simeone, S. Dalmasso, R. Pesenti, L. Minguzzi, M. Santamaria, G. Di Benedetto, F. Grisolia, R. D’Alessandro.

A cura di Claudio Olivieri, Prospettiva Edizioni, 2023

Download “Rosa Luxemburg Oggi: Introduzione al libro”

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Dettagli del libro su Rosa Luxemburg

Editore ‏ : ‎ Prospettiva Edizioni Services & Publishing (16 giugno 2023)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 220 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8885562167
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8885562165
Peso articolo ‏ : ‎ 218 g
Dimensioni ‏ : ‎ 20.8 x 1.7 x 15 cm

Contributo al libro Rosa Luxemburg oggi (Claudio Olivieri a cura) di Sergio Dalmasso presente nella pagina del sito web: Collaborazioni a testi. Estratti

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Da Wikipedia:

«Quando si ha la cattiva abitudine di cercare una gocciolina di veleno in ogni fiore schiuso, si trova, fino alla morte, qualche motivo per lamentarsi. Guarda quindi le cose da un angolo diverso e cerca il miele in ogni fiore: troverai sempre qualche motivo di sereno buonumore. (…).

Alla fine, tutto sarà ben ricapitolato; e se così non sarà io proprio me ne infischio, anche senza la vita è per me una tale fonte di gioia: tutte le mattine ispeziono scrupolosamente le gemme di ogni mio arbusto e verifico dove ce ne sono; ogni giorno faccio visita a una coccinella rossa con due puntini neri sul dorso che da una settimana mantengo in vita su un ramo, in un batuffolo di calda ovatta nonostante il vento e il freddo;

osservo le nuvole, sempre più belle e senza sosta diverse, e in fondo io non mi considero più importante di quella piccola coccinella e, piena del senso della mia infima piccolezza, mi sento ineffabilmente felice.»

Sebastiano Timpanaro, l’inquetudine della ricerca

di Luca Bufarale

Sebastiano Timpanaro, l'inquietudine della ricerca

Nella sezione del sito Schede e recensioni è presente la recensione di Sergio Dalmasso, pubblicata sul numero 11 della rivista Il ciclostile (Salerno, direttore Angelo Orientale) e non solo, di questo libro scritto da Luca Bufarale pubblicato da Edizioni Punto Rosso.

  • SCHEDE, RECENSIONI DI SERGIO DALMASSO PRESENTI nel n. 11, marzo 2023, “IL CICLOSTILE” Luca BUFARALE, Sebastiano Timpanaro, l’inquietudine della ricerca, Pistoia, Centro di documentazione, 2022; Lasciare un segno nella vita. Danilo Monaldi e il Novecento, A cura di Goffredo Fofi e Mariuccia Salvati, Roma, Viella ed., 2021; La moralità come prassi. Carteggio di Ludovico Geymonat – Antonio Giolitti 1941- 1965, A cura di Fabio Minazzi, Milano, Mimesis, 2022.

Download “Recensioni di Sergio Dalmasso: Bufarale, Fofi Salvati, Minazzi”

il-Ciclostile-11-Marzo-2023-Dalmasso-recensioni.pdf – Scaricato 13480 volte – 763,50 KB

Presentazione volume dell’editore Punto Rosso.

Sebastiano Timpanaro jr. (Parma 1923 – Firenze 2000) è stato un intellettuale dagli interessi multiformi: filologo classico di fama internazionale, studioso di linguistica e di letteratura italiana dell’Ottocento, ma anche militante nei partiti della sinistra “radicale”, e autore di numerosi interventi su marxismo e materialismo e su psicoanalisi e critica testuale che hanno suscitato un ampio dibattito non solo in Italia ma anche all’estero, specie in Inghilterra.

Dalla sua scomparsa sono usciti numerosi interventi sui diversi campi della sua attività, tuttavia mancava un testo che ne tracciasse un profilo d’insieme. Il presente volume vuole colmare questa lacuna, concentrandosi su quattro aspetti.

In primo luogo ci si sofferma sulla formazione intellettuale, in una famiglia antifascista nell’Italia del Ventennio, con un padre fisico e storico della scienza e una madre classicista e studiosa dei filosofi antichi.

Successivamente viene indagata – anche con l’ausilio di materiale proveniente dall’archivio Timpanaro conservato presso la Biblioteca della Scuola Normale di Pisa – la sua attività politica: prima nel Partito socialista, poi nel Psiup e nel Pdup sino agli ultimi due decenni da “socialista (ed ecologista) senza partito”, comunque sempre all’insegna di un socialismo libertario ed egualitario.

Il terzo capitolo è dedicato alla sua interpretazione di Giacomo Leopardi, l’autore senz’altro a lui più vicino. Il volume termina con una ricostruzione del pensiero di questo “filosofo non professionale” e “materialista incallito”, come amava a volte definirsi, nella sua rilettura del marxismo, che assume in lui connotati altamente “problematici”, e nella sua critica (militante, certo, ma anche fondata su una scrupolosa acribia nella lettura dei testi) ad alcune delle tendenze culturali dominanti dell’epoca, dal neoidealismo allo strutturalismo sino alla psicanalisi.

E’ grazie a studiosi come lui se nella seconda metà del Novecento molti hanno imparato a leggere con occhi nuovi Leopardi, a sottrarlo al cliché del poeta letterariamente dotatissimo ma chiuso nella sua malinconica cupezza, a vedere invece in lui il pensatore-poeta capace di trasformare la letteratura in un formidabile strumento di conoscenza della condizione umana: “l’attualità del Leopardi consiste nell’aver sollevato ‘gli occhi mortali incontra al comun fato’, nell’aver visto la fragilità dell’uomo di fronte alla natura senza per ciò cercare rifugio in alcuna forma di fideismo, nell’aver posto le basi di una morale consistente in una fraternità laica”.

Dalla intensa corrispondenza epistolare che Timpanaro ha tenuto con grandi intellettuali della sua epoca sono stati pubblicati carteggi con Cesare Cases, Francesco Orlando, Cesare Ramires, Carlo Ginzburg, Augusto Campana, Delio Cantimori, Romano Luperini.

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Wikipedia, Sebastiano Timpanaro

Libro su ROSA Luxemburg

Rosa Luxemburg goWare scritti introduttivi di Sergio Dalmasso

Malgrado la neve, il gelo, la solitudine, noi – io e le cincie – crediamo nella primavera che viene.

E se io per impazienza non dovessi vederla, non si dimentichi che sulla mia tomba non ci deve essere scritto altro che zvi-zvi.

ROSA LUXEMBURG

Il motto, l’incarico e il modo in cui esso viene affidato, tutto è caratteristico di Rosa Luxemburg.

Immergersi nella tenera contemplazione della natura, penetrare il mondo con intelligenza, dedicare tutta la vita alla lotta, affrettandone il ritmo con ardore e con passione – questo era il suo stile di vita. Ed il suo motto preferito: «l’essere umano deve essere sempre come una candela che brucia da due parti».

PAUL FRÖLICH

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Contiene Introduzione, in Paul FRÖLICH, Rosa Luxemburg, Firenze, goWare, 2023 – di Sergio Dalmasso.

Download “Il messaggio di Rosa Luxemburg”

in-Paul-FROLICH-Rosa-Luxemburg-Firenze-goWare-2023.pdf – Scaricato 13789 volte – 400,63 KB

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Autore del libro

Paul Frölich (1884-1953) militò fin da giovane nelle organizzazioni del movimento operaio tedesco e nel 1918 partecipò al congresso di fondazione del Partito comunista tedesco.

Nel 1925 assunse il compito di curare l’edizione delle opere complete di Rosa Luxemburg, raccogliendo una ingente quantità di materiali.

Costretto a lasciare la Germania dal nazismo continuò da esiliato una intensa attività di ricerca e di opposizione allo stalinismo.

Tornato in Germania nel 1951 si spense due anni dopo.

Risale alla vigilia della Seconda guerra mondiale la monografia su Rosa Luxemburg.

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Traduzione a cura di MARZIO VACATELLO

Con scritti di Sergio Dalmasso, Simone Weil, Hannah Arendt

 

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Libro in Formato Kindle 6,99 Euro

ASIN ‏ : ‎ B0C2DFK261
Editore ‏ : ‎ goWare (12 aprile 2023)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Dimensioni file ‏ : ‎ 2325 KB
Utilizzo simultaneo di dispositivi ‏ : ‎ illimitato
Da testo a voce ‏ : ‎ Abilitato
Screen Reader ‏ : ‎ Supportato
Miglioramenti tipografici ‏ : ‎ Abilitato
Word Wise ‏ : ‎ Non abilitato
Memo ‏ : ‎ Su Kindle Scribe
Lunghezza stampa ‏ : ‎ 545 pagine

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Introduzione al libro di Sergio Dalmasso presente anche in Archivio, Scritti storici, Collaborazione a testi Estratti

 

Ricordando Livio Maitan a Roma

“Bandiera rossa” e la LCR

Ho saputo dell’esistenza della Quarta internazionale e di “Bandiera rossa”, nel lontano 1965, all’inizio del liceo. A Cuneo, piccola città di provincia, tranquilla e democristiana (nonostante il significativo passato resistenziale), era nata da poco l’Associazione giovanile Nuova Resistenza.

Livio MaitanLa più parte dei suoi componenti, allora iscritti alla Federazione giovanile socialista, sarebbe poi stata, entro pochi anni, il nucleo delle lotte studentesche e dei gruppi della nuova sinistra (soprattutto Lotta Continua).

I temi: pace, disarmo, rinnovamento della scuola, impegno a combattere il fascismo non solo laddove era al potere, ma anche nelle strutture e negli organi dello Stato, nell’istruzione, nell’informazione, nelle questioni del lavoro.

Accompagnando l’amico Marco Revelli, di poco più “grande” di me, nella piccola sede dell’associazione, avevo trovato una copia della rivista.

Grande stupore in me, ragazzo, vaghe simpatie per il PSIUP, nel sapere che esistevano “ancora” gruppi che si richiamavano a quel Leone Trotskij di cui non conoscevo che il nome, ma per il quale sentivo una istintiva simpatia, nata forse dal fascino intellettuale o dall’attrazione per lo sconfitto nelle tragedie della storia, che avrebbe accompagnato le scelte di tanta parte della mia generazione.

Mi aveva stupito, ma anche affascinato l’idea di “continuità storica”, di una matrice politico- culturale che tenta di rinnovarsi negli anni e di misurarsi con le emergenze (le analisi del neocapitalismo!), senza abbandonare le radici su cui è nata.

La rivista La Sinistra

Qualche riferimento a questa tensione avrei trovato, più tardi, nella lettura di una splendida rivista “La Sinistra”, tentativo unico – e troppo presto esaurito – di legare la nascente nuova sinistra e settori di quella storica, nel processo di ridefinizione e “rifondazione” del movimento operaio non solamente italiano 1.

Poi, l’università.

A Genova, città allora operaia, con tradizioni di classe (dal movimento mazziniano a quello socialista, da un antifascismo diffuso ad una resistenza – che forse allora sottovalutavo – in cui il legame tra lotta partigiana e lotta di classe era stato profondo).

Una realtà operaia meno toccata, rispetto a Milano e a Torino, dalla migrazione meridionale, meno giovane, più legata a partito e sindacato.

I portuali, fieri della loro specificità e convinti di un ruolo di “avanguardia” anche rispetto alle fabbriche.

Antifascismo a Genova

Ancora, il forte e costante ricordo del 30 giugno 1960, della risposta antifascista, nella certezza che Genova, la città che nel 1945 aveva addirittura anticipato il 25 aprile, avesse respinto allora l’attacco della destra e fosse sempre in grado di farlo.

Un movimento studentesco che univa protesta contro la realtà scolastica (quale emozione la lettura, d’un fiato, di Lettera a una professoressa!) a mille spinte esistenziali e soprattutto alle tematiche internazionali con i cortei contro i golpisti greci (ricordo l’oratoria commovente di Ferruccio Parri), contro la guerra in Vietnam, per la morte del Che e per la scoperta del suo marxismo “diverso”.

Federazione giovanile comunista

Una federazione giovanile comunista presente nei quartieri, ma debole nelle scuole e nelle facoltà, in difficoltà davanti all’esplosione di una protesta studentesca che usciva totalmente, in forme e contenuti, dal suo orizzonte, gli organismi studenteschi (ricordo Giulietto Chiesa, leader della FGCI e dell’UGI) in via di scioglimento, una federazione giovanile PSIUP (Roberto Speciale, Renato Levrero, Pietro Marcenaro…) agile e attiva, spostata a sinistra, con spinte operaiste e terzomondiste, qualche presenza “cinese”, il PCd’I (m-l) del tutto estraneo alle dinamiche studentesche, l’esistenza di una tendenza anticapitalista e antiburocratica che sommava spezzoni di cultura marxista (le ascendenze di Socialismo ou barbarie), libertaria, situazionista, che nasceva da un retroterra operaista, comunista, consiliarista, fortemente antileninista, come testimonia la rivista “Democrazia diretta” (1961), il cui animatore (Gianfranco Faina) avrebbe attraversato il movimento studentesco della facoltà di lettere, la Lega degli operai e degli studenti, sino a Ludd e ai successivi drammatici approdi.

Era debole la presenza organizzata dei Gruppi comunisti rivoluzionari, nel momento in cui maggiore era la loro crisi a livello nazionale.

Tematiche “trotskiste”

Le tematiche “trotskiste” giravano comunque, nei dibattiti sulla natura sociale dell’URSS (anche se la categoria di burocrazia mi sembrava – e mi sembra – troppo meccanica e scolastica), nella discussione su Gramsci – che la nuova sinistra sottovalutava – nelle quali la lettura dei testi di Silverio Corvisieri mi sembrava far uscire il rivoluzionario sardo dai limiti angusti delle interpretazioni ufficiali.

Se ero (e sono) dubbioso sula esistenza di una Quarta internazionale, nel momento in cui ampi spazi sembravano aprirsi a sinistra del PCI, tre elementi mi interessavano nelle discussioni con i compagni (fra tutti Giancarlo Giovine e Antonio Caronia che negli anni sarebbe divenuto direttore di “Bandiera rossa”) e nella lettura di riviste e documenti:

• un giudizio critico e non mitizzante sulla realtà cinese che inquadrava la realtà del paese asiatico nella storia del movimento comunista e ne coglieva le contraddizioni (fondamentali le letture di Isaac Deutscher e di Partito, esercito e masse nella crisi cinese di Livio Maitan;

• una valutazione critica, ma mai estremistica sulla sinistra storica (PCI, PSI, sindacato). Anche su questo, un testo di Maitan (PCI 1945/1969. Stalinismo e opportunismo, si differenziava da tante certezze (i tempi brevi, la già avvenuta perdita di influenza della sinistra storica sulle masse) che tanto avrebbe influito negativamente nelle dinamiche della nuova sinistra;

• la ribadita necessità dell’organizzazione davanti a tendenze “spontaneiste” e “movimentiste” che certo sono state maggioritarie nel ’68 italiano.

CONTINUA …

  1. Mi permetto di segnalare il mio piccolo e semi- clandestino La rivista “La Sinistra”, una stagione troppo breve, Milano, ed. Punto rosso, 2021.

Sergio Dalmasso, Stralcio del mio saggio presente in forma completa nei Quaderni CIPEC del 2024 – Genova 17 febbraio 2023

Quaderno CIPEC numero 72 contentente l’intervento completo sul centenario di Livio Maitan:

Download “Quaderno CIPEC N. 72”

Quaderno-CIPEC-Numero-72.pdf – Scaricato 16836 volte – 1,69 MB

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Sito web su Livio Maitan

Morto Gianni Russotto il prete “rosso”

Se ne è andato GIANNI RUSSOTTO, 82 anni. Sacerdote, era vissuto molti anni in Cile, di cui ricordava l’ignobile golpe, le forme di resistenza, il suo impegno con formazioni cattoliche e comuniste contro la dittatura di Pinochet.

Addio Gianni Russotto il prete rosso è morto

Aveva lasciato il sacerdozio, come non pochi, in quegli anni di forte rimessa in discussione del ruolo della Chiesa cattolica e dei “credenti”, continuando l’impegno politico, a Genova, in una valle, un tempo centro operaio, oggi modificata dalle trasformazioni sociali e urbanistiche.

L’avevo conosciuto, quando ero risbarcato a Genova, anni fa, ad una conferenza sul Cile, poi nell’impegno per la lista “L’altra Europa”, nell'”Altra Liguria” e poi in tutte le avventure successive.

Mi aveva fatto piacere trovarlo nel circolo “Gramsci” di Rifondazione. Ci eravamo ricordati di una sua presenza a Cuneo (autunno 1991), con una india mapuche, all’interno di iniziative che avevo organizzato per ricordare i 500 anni della “conquista” dell’America.

Non vi era suo intervento, in ogni ambito, che non toccasse i crimini del liberismo distruttivo (lo ricordava, quando ritornava dal suo Cile, in cui vedeva un intreccio perverso di povertà e di consumismo sfrenato).

Era un legame tra aumento delle diseguaglianze e modificazione antropologica che colpiva il suo umanismo di cristiano critico.

Ancora soffriva per il correntismo di Rifondazione, per un partito che era somma di parti, mai compiutamente ricomposte.

Era malato da tempo, ma resta lo scandalo per il modo in cui è stato curato, gli ultimi giorni, in un pronto soccorso e un ospedale, nei giorni delle festività e del ritorno del Covid.

Spero che in città e nella sua valle, ricorderemo tutti gli aspetti della giusta vita del mio amico prete, a cui ho voluto veramente bene.

Facebook, Genova, 7 gennaio 2023.

Sergio Dalmasso

La poesia è la mia vita

Salvatore Armando Santoro,  nato il 16 marzo del 1938, scrive poesie da quando aveva 14 anni.

La poesia lo accompagna da allora e oggi riempie gran parte delle sue giornate.

Vi sono periodi in cui compone 4 poesie al giorno.

Le scrivo di getto, la poesia è la mia vita, mi riferisce.

Un estemporaneo poeta o un poeta alieno?

Ha perso il conto di quante ne ha scritte e donate, ma saranno quasi diecimila. Incredibile, e Complimenti!

Tante sono contenute al seguente indirizzo: http://www.poetare.it/santoro/santoro6.html (e pagine precedenti), dove è presente una sua breve biografia, tante altre sono sparse in altri spazi nel web.

In questo articolo propongo un suo libro di poesie intitolato: La sabbia negli occhi, (Collana di Letteratura Romantica).

La sabbia negli occhi Poesie Salvatore Armando Santoro

Prelevo un paio di poesie dal portale www.poetare.it: Un fiore rosso e 12 gennaio 1999 dedicata quest’ultima a Fabrizio De André.

Un fiore rosso

Un fiore rosso
in un vaso d’argilla
collocato sui gradini d’una casa
d’un vecchio borgo maremmano.

Una farfalla
corteggia le corolle
e sul calice si posa.

Un raggio di sole l’accarezza
e dà colore
alle sue ali ondeggianti
al vento.

La tristezza d’una giornata opaca
si colora di luce
ed accarezza il cuore.

***

12 gennaio 1999

(A Fabrizio De André)

Peccato che tu non mi veda,
peccato che tu non mi senta,
non avrei parole da dirti,
potresti soltanto capirmi,
scrutando in fondo al mio cuore,
più in fretta vederlo vibrare,
guardando il mio viso
soffrire,
e gli occhi, … in silenzio,
brillare.

***

E, non può mancare in queste righe – dedicate al poeta Salvatore Armando Santoro – la poesia pacifista intitolata: “Il Piave mormorava” presente nelle 42 de “LA SABBIA NEGLI OCCHI“, a cui l’autore tiene molto e, declamata anni fa (25 aprile 2008) nella trasmissione radiofonica belga Brussellando:

Download Il piave mormorava 28-2-2000

 

Torino, 9 dicembre 2022

Domenico Capano

 

Download in pdf dell’articolo:

Download “Poesie Salvatore Armando Santoro (di D. Capano)”

La-poesia-e-la-mia-vita-salvatore-armando-santoro.pdf – Scaricato 8245 volte – 306,09 KB