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TRIESTE FRA COMINFORM E TITO

Trieste fra Cominform e Tito, in “Il Lavoratore”, ANNO XXV, luglio 2025, saggio di Sergio Dalmasso pubblicato anche nella sezione Archivio, Scritti storici, Articoli e saggi.

Sono ovvie le specificità di Trieste, porto dell’impero austro-ungarico, città multietnica, declassata a un ruolo marginale dopo il passaggio all’Italia, nonostante questo sia sempre stato negato da una forte retorica nazionalista.

Il fascismo triestino ha caratteristiche peculiari e profonde.

Allo scontro politico contro comunisti, socialisti, anarchici, somma l’odio verso la nazionalità slovena.

Ne è prova il tragico rogo del Narodni dom (13 luglio 1920), sede delle organizzazioni slovene.

Narodmi dom incendiato dai fascisti italiani

Nel corso di tutto il ventennio, si sommeranno, in nome dell’italianità, cambi forzosi dei cognomi slavi, divieto di usare la lingua e di mantenere associazioni etniche.

Nel periodo della Seconda guerra mondiale, poi, si sommeranno i massacri nei comuni sloveni, le deportazioni, i campi di concentramento.

Il fatto simbolicamente più noto è l’eccidio (aprile 1944) nel villaggio di Lipa di Elsane, in Istria.
Evito le discussioni politico-storiografiche sull’eccidio di Porzûs (febbraio 1945) e sulla tragedia delle foibe.

Meriterebbero più spazio.

La specificità triestina prosegue con la sua appartenenza alla Zona di operazione del litorale adriatico

di cui fa parte con le province di Fiume, Lubiana, Pola e Gorizia, in una non formale annessione al Terzo Reich, con il campo di concentramento della Risiera di S. Sabba,

l’unico in Italia, con forno crematorio (da 2.000 a 4.000 morti), con l’intrecciarsi, nella Resistenza di spinta antifascista e di elementi nazionali.

I 43 giorni di occupazione jugoslava sono giudicati in modo opposto dalla maggioranza italiana e dalla minoranza slovena.

Al quinto giorno di presenza jugoslava, una manifestazione del CLN italiano viene repressa: 5 morti.

In mezzo alle discussioni sul confine italo/jugoslavo,inizia l’esodo dall’Istria.

Negli accordi di pace di Parigi (1947), Gorizia e Monfalcone sono assegnate all’Italia, l’Istria alla Jugoslavia.

Trieste sarà italiana solamente dal 1954, dopo tensioni che portano al dispiegamento, sul confine, dei due eserciti (italiano e jugoslavo).

Josip Broz Tito e Nikita Sergeevič Chruščëv a Capodistria nel 1963 dopo il riavvicinamento tra Jugoslavia e Unione Sovietica avviato in seguito alla morte di Iosif StalinIn foto, a sinistra il Maresciallo Josip Broz Tito e a destra il presidente dell’URSS Nikita Sergeevič Chruščëv a Capodistria nel 1963 dopo il riavvicinamento tra Jugoslavia e Unione Sovietica avviato in seguito alla morte di Iosif Stalin (Mosca 5 marzo 1953).

Continua …

Download Saggio completo “Trieste fra Cominform e Tito” di Sergio Dalmasso

Sergio Dalmasso, IL LAVORATORE Anno XXV n. 4 – 01.07.2025

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Rifondazione Comunista – Articolo di Sergio Dalmasso

Anno XXII n. 3 del 1.4.2022

Gratis il primo capitolo del libro sulla STORIA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA:

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iL LAVORATORE Giornale fondato nel 1895

RECENSIONE DEL LIBRO SU IL LAVORATORE

Sta di fatto che la scelta di alterità espressa fra il 2001 e il 2003, cessa, proprio nel 2003, quando il PRC (Partito della Rifondazione Comunista), con pochi appoggi e l’adesione tardiva della CGIL, tenta la strada del referendum per l’estensione dello Statuto dei lavoratori alle piccole imprese, Il lavoratore. Rifondazione Comunista.

La campagna contraria è intensissima: giornali, radio, TV, partiti, lo stesso Cofferati invitano al non voto.

Partecipa un quarto dell’elettorato (il 25%). Bertinotti rifiuta la strada, impervia, del tentare di aggregare quest’area alternativa, e dichiara immediatamente che l’ipotesi di autosufficienza non può più essere percorsa.

Le istanze di movimento debbono essere portate all’interno del governo e Rifondazione ne sarà il tramite. Su questa base si va alle elezioni europee del 2004 che vedono una discreta crescita (6,1%),

Articolo completo

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Il Lavoratore. Rifondazione Comunista, articolo di Sergio Dalmasso

 

IL LAVORATORE

Pubblicato nel periodico di Trieste Il Lavoratore il mio scritto sul volume Lucio LIBERTINI.


In “Il Lavoratore”, dicembre 2020, Trieste.

Sergio Dalmasso, LUCIO LIBERTINI, lungo viaggio nella sinistra italiana, Milano, ed. Punto rosso, 2020.

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Nei suoi ultimi anni, Lucio Libertini (Catania 1922- Roma 1993) aveva intenzione di scrivere la propria biografia politica, Lungo viaggio nella sinistra italiana.Libro di Sergio DALMASSO su Lucio Libertini

I pressanti impegni politici (tutt* ricordano la sua generosità) e la morte improvvisa (agosto 1993) hanno impedito che il testo andasse oltre le prime pagine ed un schema, scritto a mano.

Il mio libro non è una tradizionale biografia. Mancano totalmente dati sulla vita personale (ambiente famigliare, studi, adolescenza, gioventù…).

Inoltre, la chiusura di biblioteche ed archivi, causa Covid, mi ha impedito, al momento della stesura definitiva, di accedere ad alcuni documenti che avrei voluto consultare.

Ho tentato di scrivere una “storia” interamente politica seguendo lo schema e l’impostazione che lo stesso Libertini avrebbe voluto offrire.

Libertini ha fatto parte, dal 1944, di molte formazioni. La prima è, per brevissimo tempo, quella dei demolaburisti (Bonomi, Ruini) di cui parlava con molta reticenza e da cui esce, dopo pochi mesi, con i giovani, vicini alle posizioni, europeiste e federaliste, del socialista Eugenio Colorni.

Quindi, nel PSI, la corrente di Iniziativa socialista, che tenta con mille difficoltà e contraddizioni, di non appiattirsi sulle due opzioni maggioritarie, quella filosovietica e frontista e quella tradizionalmente riformista.

L’equilibrio è difficile, contraddittorio, proprio di giovani privi di esperienza politica e schiacciati dalla morsa della bipolarizzazione del mondo e, conseguentemente, degli schieramenti politici nazionali.

L’approdo è la scissione socialdemocratica di Saragat (gennaio 1947) nel tentativo di costruzione di una forza socialista autonoma fra i due blocchi.

La scelta governista e atlantista di Saragat e il suo progressivo abbandono dell’ipotesi di “socialismo dei ceti medi” e di un “umanesimo marxista”, proprio del suo pensiero negli anni ’30, produce una diaspora nel gruppo di Iniziativa.

Libertini, dopo una battaglia interna che tenta di rilanciare una ipotesi autonoma, ma che è sconfitta dall’apparato socialdemocratico, lascia (1949) il nuovo partito.

Dal 1951 al 1957, la partecipazione all’Unione socialisti indipendenti (USI), la formazione di Magnani e Cucchi, usciti dal PCI sulle posizioni di una “via nazionale”, considerata tradizionalmente una sorta di eresia “titina”, ma capace di posizioni originali sulla politica internazionale, l’autonomia sindacale, il rifiuto dei blocchi.

Nel 1957, dopo i fatti del 1956 (denuncia del culto di Stalin, repressione dei moti ungheresi …) l’USI confluisce nel PSI.

E’ la scelta per la sinistra del partito, contraria all’accordo di governo con la DC, ma soprattutto del rapporto organico con Raniero Panzieri che produce la migliore stagione della rivista “Mondo operaio” e le Sette tesi sul controllo operaio,

il documento più organico di una sinistra diversa da quella maggioritaria (Togliatti e Nenni), che vede nella centralità operaia e nell’”uscita a sinistra” dallo stalinismo, il cardine per la costruzione dell’egemonia del movimento operaio,

in una fase di profonda modificazione della struttura economica nazionale (inserimento dell’Italia nel capitalismo avanzato, crescita industriale, migrazione interna…).

Le sue capacità giornalistiche lo portano ad essere direttore del periodico della sinistra “Mondo nuovo” (lo era stato anche del settimanale dell’USI, “Risorgimento socialista”).

L’ingresso del PSI nei governi di centro-sinistra produce una nuova scissione e la formazione del PSIUP, di cui è fondatore, dirigente e in cui assume posizioni di sinistra, critiche verso le opzioni maggioritarie (Due strategie), sia sulle ipotesi nazionali (critica frontale al centro-sinistra,

alla socialdemocratizzazione, ai progressivi spostamenti del PCI), sia su quelle internazionali (critica al socialismo realizzato, attenzione alle esperienze rivoluzionarie nel “terzo mondo”).

Alla scomparsa di questo (1972), la scelta è per il PCI, formazione che maggiormente esprime istanze operaie e popolari.

Non rinnega le esperienze passate, ma ne coglie criticamente, il minoritarismo, l’inefficacia.

Dopo un ostracismo iniziale, in cui paga le posizioni eterodosse lungamente espresse, è vice-presidente della Giunta regionale piemontese, parlamentare, responsabile nazionale della commissione trasporti.

Negli anni dell’”unità nazionale” è continua la sua preoccupazione di un progressivo distacco rispetto alle istanze di base, ai bisogni popolari che non possono essere immolati sull’altare degli accordi politici.

Tra il 1989 e il 1991, l’opposizione alle scelte di Occhetto (la Bolognina) e la fondazione di Rifondazione.
E’ il primo capogruppo al Senato, instancabile organizzatore.

Può sembrare contraddittorio il suo avvicinamento a Cossutta, nello scontro interno che porta alla sostituzione, come segretario, di Sergio Garavini (luglio 1993).

Al di là delle banali accuse di “scissionismo”, di “globe trotter” della politica”, stupidamente presenti in molti commenti seguiti alla sua scomparsa e colpevolmente al centro di un comizio di Occhetto ai cancelli della FIAT (1992),

Libertini ha sempre rivendicato una linearità e una coerenza, segnata dal rifiuto dei blocchi, dalla critica allo stalinismo, dalla ricerca di una sinistra popolare ed autonoma.

Rifondazione esprimeva la continuità di un impegno, la certezza nel futuro della prospettiva comunista, oggi minoritaria,

ma storicamente vincente, la possibilità di ricostruire un rapporto di massa con i grandi settori popolari, davanti al ritorno della destra e alla semplificazione autoritaria portata dal sistema elettorale maggioritario.

Il libro ricostruisce questo percorso, i suoi molti scritti, “eresie” dimenticate, dibattiti, scelte generose,

anche se minoritarie, figure della sinistra maggioritaria e di un’altra, spesso emarginata (Magnani, Codignola, Maitan, Panzieri, Ferraris…),

sconfitta, ma capace di contributi e di analisi sulla realtà nazionale e internazionale, le sue trasformazioni, le prospettive.

In appendice, i suoi scritti sulla rivista “La Sinistra” (1966-1967) che sarà oggetto di un mio prossimo opuscolo e una testimonianza di Luigi Vinci.

Attraverso una figura lineare e coerente, il testo ripercorre mezzo secolo della nostra storia, di successi, errori, scacchi, potenzialità, occasioni mancate dell’intera sinistra italiana.

Non è un caso che, in un supplemento di “Liberazione”, a lui dedicato, poco dopo la sua morte, il grande storico Enzo Santarelli, ne ripercorresse soprattutto le pagine meno note, ormai perse nel tempo, forse quelle, che pur non maggioritarie, meglio delineano questa personalità che il mio libro tenta di riportare all’attenzione

Spero che i mesi prossimi permettano presentazioni, discussioni, critiche, ad oggi impedite dal Covid, su queste pagine.

Sergio Dalmasso

 

Indice dei nomi

 

Riepilogo presentazioni libri

TOURNE’E LELIO BASSO:

– Riepilogo presentazioni libri, settembre 2018, Cuneo.

– ottobre 2018 , Varazze (Sala Lelio Basso).

– Giovedì 6 dicembre 2018, ANPI Ivrea e Basso Canavese.

– Giovedì 24 gennaio 2019 ore 18.30, MILANO, libreria “Les mots”, via Carmagnola angolo via Pepe, Metro 2, Garibaldi, con Piero Basso e Giorgio Riolo.

– Martedì 29 ore 17, gennaio 2019 GENOVA, palazzo Ducale, con Nando Fasce (università di Genova).

Da definire Varazze (SV) e Siena.

Riepilogo presentazione libri, Libro su Lelio Basso

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TOURNE’E ROSA LUXEMBURG

–  10 gennaio 2019, ore 20.45, Genova-Marassi, circolo PRC Bianchini piazza Romagnosi 3A/r

–  15 gennaio 2019, ore 21, Torino, La poderosa, Via Salerno 15a – 10152 Torino

– Venerdì 18 gennaio 2019, ore 18.30, TRIESTE, casa del popolo di Ponziana.

– Venerdì 25 gennaio 2019, ore 18.30, GENOVA, circolo PRC val Polcevera.

– Sabato 26 gennaio 2019, ore 18.30, GENOVA, circolo E. Curiel, p. Sciesa, Pra

– Venerdì 1 febbraio, ore 21, BIELLA, circolo PRC, via Fornace.

– Sabato 2 febbraio, ore 17, CUNEO, libreria “L’acciuga”, via Dronero 2.

–  Venerdì 15 febbraio ore 21, IVREA, ANPI.

Da definire Savona, Sanremo, Arma di Taggia Grosseto, La Spezia …

Riepilogo presentazioni libri, Ivrea Libro su Rosa Luxemburg

… e non mettiamo limiti alla provvidenza.
Sergio.

Riepilogo presentazione libri, Sergio Dalmasso firma libri su Lelio Basso a Ivrea

Riepilogo presentazione libri. Nando Fasce e Ivano Fossati

TOURNE’E RIFONDAZIONE COMUNISTA

Il testo, in libreria da fine novembre 2021, è stato presentato:
LIGURIA: Genova- centro storico, Marassi, Val Polcevera, S. Teodoro- Savona, Rapallo, La Spezia.
PIEMONTE: Cuneo, Torino, Asti.
RESTO DEL MONDO: Bologna, Napoli, Grosseto.
Pronto, se qualcuno è interessato, a spingermi in ogni dove, anche per dare utilità ad un libro che racconta la nostra storia.
Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato.
(Aggiornamento 24 febbraio 2022)
Copertina Libro secondo decennio di Rifondazione
A Milano alla libreria Feltrinelli Piazza Duomo libro sulla storia di Rifondazione:
Riepilogo presentazione libri, Libreria Milano libro sulla storia di Rifondazione Comunista di Sergio Dalmasso

Capitolo 1 del libro sulla Storia di Rifondazione Comunista secondo decennio:

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Libro sulla storia di Rifondazione Comunista primo decennio:

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ROSA LUXEMBURG

Rosa Luxemburg 1896

Rosa Luxemburg rivoluzionaria polacca

 

Una donna chiamata rivoluzione

Oggi, 17 dicembre 2018, è arrivato il mio librino su Rosa LUXEMBURG che segue quello, uscito alcuni mesi fa, su Lelio BASSO.
Il titolo scelto dall’editore (Redstar press, Roma) è accattivante: “Una donna chiamata rivoluzione”.

Il testo, senza alcuna presunzione e pretesa, traccia un profilo della vita e dell’opera della grande rivoluzionaria, nel centesimo anniversario della morte/assassinio:

– la questione nazionale;

– la polemica con Lenin sul partito e il rapporto organizzazione/masse;

– lo sciopero di massa;

– l’antimilitarismo e l’opposizione alla guerra imperialistica;

– il dopoguerra, la rivoluzione spartachista e la morte.

Qualche circolo, associazione, partito, centro culturale… è, interessato a presentarlo?

Io non attiro folle immense,  ma mi potete cercare per telefono, e-mail, facebook, messenger, segnali di fumo…

Credo sia utile, nel centenario della morte, non solo vendere qualche copia e recuperare qualche spicciolo, ma far conoscere fatti e tematiche, riflettere sulle grandi figure della storia e sui temi – attuali – che hanno sollevato.
E Rosa mi sembra, ancora oggi, di straordinaria attualità.

Libro, Una donna chiamata rivoluzione. Vita e opere di Rosa Luxemburg di Sergio Dalmasso

Una donna chiamata rivoluzione libro su Rosa Luxemburg

PS.
A breve, il libro sarà disponibile anche nelle librerie e online.

Sarò a Trieste presso la Casa del popolo di Ponziana il 18 gennaio 2019 alle 18.30 per parlare di Rosa Luxemburg e di Lelio Basso. Sarà presente anche l’economista Gabriele Pastrello per un intervento sul pensiero economico di Rosa Luxemburg. Sergio

Film ROSA L. :


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Link principali sergiodalmasso.com

Prima presentazione Lelio Basso

21 settembre 2018. Inizio delle presentazioni del libro di Sergio Dalmasso: Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico

Libro su Lelio Basso di Sergio Dalmasso

Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico.

Prima presentazione Lelio Basso, VENERDI’ 21 SETTEMBRE 2018, alle ore 17.30, avrò l’onore di iniziare le presentazioni del mio “best- seller” su LELIO BASSO, nella sala del Comune di VARAZZE (Savona), cittadina in cui è nato, nel 1903, a lui dedicata.

Ringrazio l’amministrazione comunale, l’amico Franco Zunino, presidente provinciale dell’ANPI savonese, chi vorrà essere presente e far conoscere l’iniziativa.

I temi di cui discutere sono molti e non “datati”.

Il testo sarà ancora presentato a Genova, al “Book- pride”, sabato 29 settembre 2018 alle ore 18.00, quindi mi auguro ancora a Genova, a Torino, Trieste e spero altrove.

Un arrivederci e un grazie a chi vorrà essere presente.

Sergio Dalmasso

 

Don Gallo e Franco Zunino

Don Gallo assieme a Franco Zunino

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