Quaderno CIPEC Numero 26

La nuova sinistra italiana e la guerra di guerriglia durante gli anni ’60

Indice generale

La nuova sinistra italiana e la guerra di guerriglia durante gli anni ‘60 p. 5

La stagione delle riviste p. 6

La situazione latino-americana p. 7

Le riviste e la rivoluzione Cubana p. 9

Ernesto “Che” Guevara: l’uomo nuovo p. 14

I focolai guerriglieri p. 18

La fase propositiva p. 23

Conclusioni p. 26

Intervista a Sergio Dalmasso (marzo 2002) p. 29

Intervista ad Antonio Moscato (maggio 2002) 32

C.I.P.E.C. Attività p. 35

Quaderni C.I.P.E.C. p. 39

 

La nuova sinistra italiana e la guerra di guerriglia durante gli anni ‘60

Aldina Trombini

Gli anni Sessanta del XX secolo hanno conosciuto, in Italia come altrove, l’avvento di un movimento di massa che, partendo dalla scuola, si trasmise ad una buona parte della società.

La memoria collettiva raggruppa oggi l’insieme di quegli eventi in un’unica espressione, “il Sessantotto”, che, se da una parte non riesce a rendere la complessità degli avvenimenti, dall’altra li relega in un passato quasi mitico, cristallizzato cioè in una dimensione atemporale.

Pensata ed immaginata come unità a sé stante, la stagione dei movimenti dovrebbe invece essere riportata ad un quadro storico di reti e connessioni più approfondite che maggiormente le restituirebbe una dimensione e, soprattutto, una dignità storica.

Il ’68 studentesco e, in seguito, il ’69 operaio non si originarono dal nulla ma si caratterizzarono come il frutto di una lunga gestazione in cui gli avvenimenti internazionali e quelli locali si confusero con l’aspirazione ad un rinnovamento e ad una rigenerazione teorica e pratica della politica.

Un primo stimolo al mutamento fu percepito, alla fine degli anni ’50, da una parte di intellettuali comunisti e socialisti i quali si cimentarono in un processo di ridefinizione degli strumenti interpretativi della realtà e di rivendicazione di autonomia e libertà del dissenso finalizzate alla costruzione della cosiddetta Nuova Sinistra.

L’intersezione tra il processo di destalinizzazione avviato nel ’56 da Nikita Chrušcëv e le aspre critiche dirette al programma di “conversione al centro” del PSI e della “via italiana al socialismo” del PCI, creò un importante impulso per le istanze rigeneratrici.

Le mutate caratteristiche della società italiana, le contraddizioni e gli squilibri causati dall’emigrazione tra il Sud e il Nord, l’avvento del fordismo e dell’operaio massa all’interno delle fabbriche furono tutti elementi aggiuntivi che determinarono un forte radicalismo culturale e politico.

Luogo predestinato delle analisi della Nuova Sinistra divenne la rivista, sulla base di tutte quelle esperienze maturate sin dal fallito esperimento de “Il Politecnico” di Elio Vittorini.

Lo studio delle differenti espressioni teoriche che le riviste proposero per tutto il corso degli anni ’60 si pone oggi come uno degli strumenti privilegiati per comprendere in modo più approfondito i temi ed i dibattiti che percorsero e scossero la stagione dei movimenti.

Tanto più che, tra la fine del ’67 e per tutto il ’68, le riviste si caratterizzarono come organo ufficiale della contestazione e, in tal veste, proposero al movimento di massa i temi della loro decennale riflessione.


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