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La Sinistra. Una stagione troppo breve

di Marco Morra

Fondata nell’ottobre 1966, per iniziativa di Giulio Savelli e Lucio Colletti, “la rivista che più interpreta il movimento del ‘68si pubblicò per appena quindici mesi.

Nella sua breve esistenza, essa ebbe un ruolo minore, ma specifico, di cui Sergio Dalmasso ricostruisce il contesto e le ragioni.

Opuscolo Recensione di Marco Morra de La SinistraLa rivista costa la radiazione dal Pci al suo editore, Giulio Savelli, che aveva dato vita ad una delle case editrici più seguite nell’area della sinistra critica”.

Molti collaboratori – ricorda Dalmasso – sono allora dirigenti di federazioni giovanili, attivi nei movimenti anti imperialistici e saranno tra i fondatori di organizzazioni della nuova sinistra.

La dirige Lucio Colletti, riferimento filosofico e politico del tempo, anch’esso proveniente dal Pci, di cui restituisce la tessera nel 1964.

Quanti vi scrivono – come S. Corvisieri, S. De Santis, G. Feltrinelli, V. Foa, M. Gorla, A. Illuminati, A. La Penna, L. Libertini, L. Maitan, F. Santi, E. Soave, P. Tagliazzucchi – provengono dalle fila del trotskismo, della sinistra sindacale o del Psiup, da quell’universo “dissidente” della sinistra storica che già prima del ’68 cerca una linea alternativa alla “coesistenza pacifica” e alla “involuzione socialdemocratica” del movimento operaio ufficiale.

D’altra parte, il contesto in cui la rivista opera è segnato dall’acuirsi delle tensioni internazionali.

Il conflitto sino-sovietico, i massacri in Indonesia, le rivolte nei ghetti neri degli USA, la guerra dei sei giorni, il colpo di stato in Grecia.

Sulla spinta della conferenza dell’OLAS all’Avana e della radicalizzazione della guerra in Vietnam, si affermano tendenze terzomondiste che attraversano le federazioni giovanili e i nascenti movimenti studenteschi.

Da Cuba sembra provenire un’alternativa alla paralisi del movimento operaio internazionale. I castristi rifiutano il “socialismo in un solo paese” e oppongono alla “coesistenza pacifica” la strada dell’insurrezione armata sull’esempio vietnamita.

Il “giudizio estremamente negativodei rivoluzionari cubani “sul ruolo della sinistra in tutti i paesi a capitalismo avanzato fornisce lo stimolo alla riorganizzazione del movimento rivoluzionario anche in Italia, scrive Savelli.

La rivista, quindi, si fa interprete dei movimenti che emergono nel Terzo Mondo: il Vietnam, la Palestina, l’America Latina, “dove tutti i partiti comunisti si sono divisi sulla questione della lotta armata.

Come ricorda Dalmasso, “in una nuova sinistra in formazione, maggioritariamente su posizioni cinesi”, nella sua propensione terzomondista e castrista La Sinistra costituisce una “parziale eccezione”.

Accanto ai discorsi di Castro, per il quale “non esiste partito d’avanguardia al di fuori del contesto della lotta armata”, la redazione dà ampia eco alle idee del Che, guerrigliero eroico, ma anche critico della burocrazia e dei pericoli professionali del potere”.

Essa, pertanto, fornisce un esempio emblematico dell’esistenza di un’area d’intellettuali e dirigenti della sinistra storica che sostiene in anticipo idee – come la convinzione del carattere violento della rivoluzione – che ebbero larga diffusione dopo il ‘68.

Nonostante tutto, questa esperienza – così come chi la fondò e la diresse – è stata dimenticata e ignorata perfino dagli storici.

Questo, di certo, per ragioni endogene alla sua storia, come la sua breve durata e il rapido disfarsi della redazione, che le diedero un’incisività assai minore rispetto ad esperienze analoghe.

Ma più importanti, forse, sono le ragioni esogene di questa rimozione, come l’imporsi post-festum di narrazioni parziali sugli anni ’60 e ’70, condizionate dalla notorietà assunta da taluni suoi rappresentanti, mentre la parabola di altri, come quella degli stessi Colletti e Savelli, che passata la fase più acuta del ’68 hanno negato le esperienze pregresse, ha favorito l’oblio per giustificare il proprio disimpegno o addirittura la scelta del campo opposto.

Marco Morra, Le monde diplomatique, ed. italiana, ottobre 2021

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Pubblicata l’introduzione di Sergio Dalmasso anche nella sezione del sito Collaborazione a testi Estratti, presente In Paul FRÖLICH, Rosa Luxemburg, Firenze, goWare, 2023.

Bisogna che sappiamo che poggiamo tutte, in qualche modo, sul corpo fracassato di Rosa Luxemburg (Rossana Rossanda)

Il comunismo ha sbagliato, ma non era sbagliato (Rossana Rossanda)

Un altro comunismo? Il messaggio di Rosa

Nello tsunami e nella assenza di riferimenti che ha colpito, non da oggi, il movimento di classe e le forze che tentano di richiamarsi al socialismo, nella giusta critica a tutti i regimi di socialismo reale e alla mancata transizione da essi operata, tre figure continuano ad essere non toccate da una critica radicale e sembrano ancora parlarci :

  • quella di Antonio Gramsci, che muore dopo anni di carcere e di clinica ed è il comunista a riflettere maggiormente sulle ragioni della mancata rivoluzione nell’Europa del primo dopoguerra e su possibilità e modalità di una trasformazione radicale nei paesi a capitalismo avanzato;

  • quella di Che Guevara che dobbiamo leggere superando la semplice immagine del guerrigliero eroico, cogliendo in lui soprattutto l’internazionalismo e la critica, in nuce, delle deformazioni burocratiche che hanno conosciuto tutte le esperienze di società post- capitaliste. Il suo fascino deriva anche dalla coerenza estrema che lo conduce a combattere per un “altro” paese, a vincere e, divenuto ministro, ad affrontare una nuova disperata avventura, in una dialettica continua che può avere termine solamente nella rivoluzione internazionale;

  • quella, appunto, di Rosa Luxemburg, uccisa in un tentativo rivoluzionario da lei stessa criticato, presente al suo posto, con e fra le masse, sino al sacrificio estremo, sempre avversa ai compromessi, ai cedimenti e – come nessun altr*, capace di cogliere i limiti profondi e intrinseci alle organizzazioni del movimento operaio, nei rischi di burocratizzazione e di omologazione.

La “fortuna”

Paul FRÖLICH, Rosa Luxemburg, Firenze, goWare, 2023, su Amazon, contiente il saggio Il messaggio di Rosa di Sergio Dalmasso.La scarsa attenzione prestata alla sua figura ed al suo pensiero è cartina di tornasole dei ritardi e dei drammatici errori di prospettiva compiuti, a livello politico e culturale, dalle forze maggioritarie del movimento operaio.

Non ha alcun diritto di richiamarsi a lei la socialdemocrazia, che infatti ne isola strumentalmente alcune specifiche opere (La rivoluzione russa, Problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa).

Non solamente essa è complice della sua morte, ma è sempre oggetto delle polemiche sulla degenerazione politica, teorica e organizzativa, sull’abbandono della prospettiva rivoluzionaria e della cancellazione del marxismo teorico.

Non possono riferirsi a lei gli epigoni dello stalinismo che hanno irrigidito il marxismo a dogma, che hanno ridotto a catechismo il pensiero e l’opera di Lenin, senza mai coglierne le scelte contingenti e tattiche, inevitabilmente condizionate1.

Già nel 1925, l’Esecutivo allargato della terza Internazionale mette in guardia contro il luxemburghismo, sottolineando gli errori sulle questioni contadina e nazionale, ma soprattutto il modo non bolscevico in cui vengono trattate le questioni della spontaneità, della coscienza e dell’organizzazione.

Queste deformazioni impediscono l’assimilazione del leninismo (in realtà di quello che sta divenendo un dogma irrigidito).

È durissima Ruth Fischer, segretaria del Partito comunista tedesco: il luxemburghismo è malattia da estirpare, bacillo di sifilide.

È Stalin, nel 1931, a sintetizzare le colpe, in A proposito di alcuni problemi della storia del bolscevismo:

I sinistri della socialdemocrazia tedesca, Parvus e Rosa Luxemburg… fabbricarono lo schema utopistico e semimenscevico della rivoluzione permanente… più tardi questo schema venne ripreso da Trotskij (in parte da Martov) e trasformato in strumento di lotta contro il leninismo.

In questo quadro, la sua figura è ricordata, per decenni, quasi solamente per la tragica morte e sempre associata alle accuse di spontaneismo, romanticismo rivoluzionario, opposizione a Lenin su questioni centrali. Ancora in una biografia, edita in Italia nel 1953, si legge:

Il luxemburghismo non rappresenta altro che una variante del socialdemocratismo2.

Anche in Italia l’attenzione è scarsa. Nel 1921, su Critica comunista, rivista del PCd’I, compare un saggio di Gyorgy Lukacs3 che esalta in lei la categoria di totalità, per cui la totalità della forma di produzione capitalistica, dotata di una profonda logica interna, può essere interpretata, combattuta e superata solo dal punto di vista di un’altra totalità concreta, costituita dal punto di vista della classe operaia, senza il quale si cade nel pragmatismo e nel revisionismo.

In seguito, il quasi totale silenzio, rotto solamente dal singolare interesse da parte di Lelio Basso4.

Non è un caso che l’interesse per la grande rivoluzionaria rinasca negli anni ’60, in cui convivono l’emergere di una nuova generazione e la messa in discussione di un socialismo ossificato.

La denuncia dello stalinismo, lo scacco e del modello sovietico e di quello socialdemocratico, l’emergere di spinte e movimenti non “ortodossi” portano a cercare, nella storia delle organizzazioni operaie, figure e tematiche per lungo tempo rimosse.

Si riflette sul dibattito degli anni ’20, l’ondata rivoluzionaria mancata, sull’involuzione dell’URSS (ricompare il fantasma del vecchio Trotskij), si rilegge Gramsci in chiave diversa dall’interpretazione ufficiale, tornano alla luce le vecchie “eresie”, si considera con più attenzione il marxismo della periferia, alla luce delle lotte anticoloniali.

La figura di Rosa riemerge in tutta la sua grandezza. In Italia escono due antologie dei suoi scritti, curate (non è un caso) da esponenti della sinistra socialista, Luciano Amodio (1963) e Lelio Basso (1967); l’introduzione complessiva di Basso, sommata a quella ai singoli testi, è, a distanza di oltre mezzo secolo, uno dei maggiori contributi internazionali alla conoscenza della rivoluzionaria polacca.

In Francia è oggetto di grande attenzione da parte di “Socialisme ou barbarie” e del movimento trotskista5, in ogni paese i suoi ritratti compaiono nei cortei studenteschi.

Rudi Dutschke la legge come unica rifondatrice del pensiero rivoluzionario e definisce il Discorso sul programma come testo centrale per la ricostruzione, dalle fondamenta, della sinistra, nel rapporto tra base e vertice, basso e alto.

Non manca l’attenzione ad aspetti “non politici” della sua personalità, dall’interesse per la natura all’amore per gli animali (ecologismo e antispecismo?), dai suoi sentimenti personali alla specificità di genere. Karl Kraus parla dell’osservazione delle piante e degli animali come un abbraccio amoroso all’intera natura. Continua è la riflessione “femminista”6.

Note all’estratto dal saggio Il messaggio di Rosa di Sergio Dalmasso

1 I confusionisti del più recente modello di spontaneità hanno altrettanto poco il diritto di richiamarsi a Rosa Luxemburg quanto ne hanno i miserabili burocrati del Komintern di richiamarsi a Lenin (Leone TROTSKIJ, Rosa Luxemburg e la quarta Internazionale, 24 giugno 1935).

2 Fred OELSSNER, Rosa Luxemburg, Roma, Editori Riuniti, 1953.

3 È il primo dei tre saggi su Rosa che compaiono in Storia e coscienza di classe e che vedono un progressivo slittamento del filosofo ungherese verso posizioni “leniniste”.

4 Suoi un articolo sull’Avanti! nel 1946 e il numero della rivista “Quarto stato” nel 1949, trentesimo della morte.

5 Per limitarci a pochi nomi, il dibattito coinvolge Claude Lefort, Robert Paris, Daniel Bensaid, Daniel Guerin, Michael Lowy, Lucien Goldmann.

6 Cfr. La Rosa e le spine, atti del seminario del 4 dicembre 2004, Milano, ed. Punto rosso, 2005; La rosa d’inverno. Attualità di Rosa Luxemburg, atti del convegno del 24 ottobre 2009, Milano, ed. Punto rosso, 2010; Raya DUNAYEVSKAYA, Rosa Luxemburg, women’s liberation and Marx philosophy of revolution, inedito in italiano.

Scarica gratis il documento completo presente in: Collaborazione a testi Estratti

Download completo saggio di Sergio Dalmasso, Un altro comunismo? Il messaggio di Rosa

Download Il messaggio di Rosa Luxemburg di Sergio Dalmasso:

 

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Archivio su Ernesto Che Guevara

L’associazione nazionale Amicizia Italia Cuba presenta questo archivio dei discorsi, video, fotografie riguardanti Ernesto Che Guevara.

Associzione nazionale Amicizia Italia Cuba, Ernesto Che Guevara56 anni fa veniva assassinato Ernesto ‘Che’ Guevara, l’uomo che rappresenta per eccellenza l’idea della Rivoluzione.

Sperando di farvi cosa gradita pubblichiamo qui di seguito (in lingua originale) Citazioni, Discorsi, Video, Fotografie e Musica estratte dal sito web del CEME (archivio storico, sociale, politico e culturale del Cile).

Video YouTube con Franco Zunino e Sergio Dalmasso che discutono su Ernesto Guevara, il Che:

Nathalie Cardone – Hasta siempre (Official Video HD) – YouTube:


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Amicizia Italia Cuba, Citazioni e discorsi di Ernesto Guevara

1952 Notas de Viaje. Ernesto Guevara
1955 Sobre el peronismo. Ernesto Guevara
1958 Entrevista de Jorge Masetti con el Che en Sierra Maestra
Che Guevara. Obras escogidas. Libro. 1.7 MB

Anno 1959

1959 Lo que aprendimos y lo que enseñamos
1959 Proyecciones sociales del Ejercito Rebelde
1959 Discurso en ‘El Pedrero’
1959 Guerra y población campesina. Ernesto Guevara
1959 Palabras en la despedida de los compañeros Juan Abrahantes y Jorge Villa
1959 América desde el balcón afroasiático
1959 Reforma universitaria y revolución
1959 Discurso en la concentración ante el Palacio Presidencial
1959 Discurso al recibir el doctorado honoris causa de la Universidad Central de las Villas
1959-1964 Cuatro artículos sobre guerrilla y guerra de guerrillas
1959 ‘Que es un guerillero’
1959 Una historia de la Revolución Cubana

Anno 1960

1960 Discurso en la entrega del Centro Escolar ‘Oscar Lucero’
1960 Discurso en la conmemoracióndel natalicio de José Martí
1960 Discurso en el Banco Nacional
1960 Discurso a los trabajadores de la industria textil
1960 El papel de la Universidad en el desarrollo económico de Cuba
1960 Soberanía política e independencia Económica
1960 Discurso en Santiago de Cuba
1960 Discurso en la inauguración de la exposición industrial en Ferrocarril
1960 Consejos al combatiente. Ocho artículos
1960 Las ametralladoras en el combate defensivo
1960 Discurso al Primer Congreso Latinoamericano de Juventudes
1960 La ‘Corte de los Milagros’ y otros motes de la OEA
1960 El médico revolucionario. Ernesto Guevara
1960 Notas para el estudio de la ideología de la Revolución cubana.

Anno 1961

1961 Sobre la firma de acuerdos con los países socialistas. Ernesto Guevara. 6 enero 1961
1961 Despedida de duelo a Osvaldo Sánchez y otros compañeros del MINFAR
1961 Discurso a las milicias en Cabañas, Pinar del Río
1961 Discurso en la Convención Nacional de los Consejos Técnicos Asesores
1961 Palabras a obreros destacados
1961 Discurso en el Encuentro Nacional Azucarero
1961 Cuba ‘Excepción histórica o vanguardia en la lucha contra el colonialismo
1961 Discurso a las milicias en Pinar del Río
1961 Economía y Planificación.
1961 Contra el burocratismo
1961 Discurso en el acto conmemorativo de la muerte de Antonio Guiteras
1961 Discurso en el acto de homenaje al general Líster
1961 Conferencia en el curso de adiestramiento del Ministerio de Industrias
1961 Discusión colectiva, decisión y responsabilidad únicas
1961 Discurso en la reunión del Consejo Interamericano Económico y Social, Uruguay
1961 Segundo discurso ante la CIES. Ernesto Guevara
1961 Discurso del Che en la Universidad República de Montevideo
1961 Discurso en la Primera Reunión Nacional de Producción
1961 Charla a trabajadores del Ministerio de Industrias
1961 Discurso en la inauguración de la planta de sulfometales ‘Patricio Lumumba’
1961 Discurso en la Conmemoración del 27 de noviembre de 1871
1961 La Guerra de Guerrillas
1961 Moral y disciplina de los combatientes revolucionarios. Ernesto Guevara

Anno 1962

1962 Conferencia a los estudiantes de la Facultad de Tecnología
1962 Mensaje a los argentinos
1962 El cuadro, columna vertebral de la revolución
1962 ‘Que debe ser un joven comunista’
1962 Discurso en acto de homenaje a Antonio Maceo
1962 La Batalla de Santa Clara. Relato del comandante Ernesto Che Guevara
1962 Pasajes de la guerra revolucionaria

Anno 1963

1963 Discurso de la plenaria azucarera en Camagüey
1963 Discurso en la asamblea general de trabajadores de la Textilería Ariguanabo
1963 Discurso en Minas del Frío
1963 En la clausura del Encuentro internacional de estudiantes de arquitectura
1963 Guerra de guerrillas, un método
1963 El partido marxista-leninista
1963 Guerra de guerrillas. El papel de la mujer. Ernesto Guevara

Anno 1964

1964 Palabras en la entrega de certificados de trabajo comunista
1964 Sobre las tareas fundamentales de la industria y trabajos de dirección. Ernesto Guevara
1964 Sobre el sistema presupuestario de financiamiento
1964 Conferencia Mundial de Comercio y Desarrollo.
1964 La Banca, el crédito y el socialismo
1964 Discurso en la inauguración de la Planta Mecánica de Las Villas.
1964 La Juventud y la revolución
1964 Discurso en la inauguración de la Planta Beneficiadora de Caolín
1964 Discurso en la inauguración de la Fábrica de Bujías de Sagua la Grande
1964 La planificación socialista, su significado
1964 Discurso en la inauguración de la Fábrica de Alambre de Puas en Nuevitas
1964 Discurso en la inauguración de la Fábrica de Bicicletas de Caibarién
1964 Discurso en la entrega de certificados de trabajo comunista en el Ministerio de Industrias
1964 Discurso en la Asamblea de Emulación del Ministerio de Industrias
1964 Discurso en homenaje al Comandante Camilo Cienfuegos
1964 Discurso en la Asamblea General de las Naciones Unidas
1964 Intervención en la Asamblea General de las Naciones Unidas, II replica
1964 Conferencia en el programa televisado ‘Face the Nation’
1964 Cuba, su economía, su comercio exterior, su significado en el mundo actual

Anno 1965

1965 Discurso de Argel
1965 El socialismo y el hombre en Cuba
1965 El Che y su carta sobre los estudios de filosofía
1965 Del libro Pasajes de la lucha revolucionaria Congo. Fragmentos
1965 Carta de despedida del Che Guevara a Fidel Castro
1965 Cuatro Cartas de despedida a su familia
1965 La piedra. Relato inédito del Che Guevara

Anno 1966

1966 Carta de despedida a Fidel Castro
1966 Notas Inéditas del Che al Manual de Eco Política de la Academia de Ciencias URSS

Anno 1967

1967 Mensaje a los pueblos del mundo a través de la Tricontinental
1967 Diario en Bolivia
1967 Cinco Comunicados redactados por el Che en la selva boliviana.

Amicizia Italia Cuba, Video

Festejos del triunfo Rebelde en Cuba en 1951
Hasta Siempre Comandante Che Guevara – Carlos Puebla
Che en la Sierra Maestra
Discurso de Ernesto Guevara en la ONU
Discurso de Ernesto Guevara en Santiago de Cuba
Palabras del Che sobre Playa Giron
El Che trabajando cuando era Ministro de Industria
Discurso de Ernesto Guevara a los trabajadores y voluntarios
Breve compilado de imágenes con música de fondo
Fidel Castro lee la carta de despedida del Che
Fidel habla del Che
Momento en que encontraron los restos del Che en Bolivia.
Ceremonia En Santa Clara cuando llega el ataud con los restos del Che

Amicizia Italia Cuba, Fotografie

Homenaje Fotografico de Ernesto Guevara desde su niñez hasta su muerte en Bolivia 23,6MB
Colección de Afiches en Homenaje a Ernesto Guevara 1 16,6MB
Coleccion de Afiches en Homenaje a Ernesto Guevara 2 10,4MB

Amicizia Italia Cuba, Musica

Alma Morena.- Miguel Angel Filipini
América te hablo de Ernesto – Silvio Rodriguez
Andes lo que Andes – Amaury Perez
Ay, Che Camino – Matio
Ayer y Hoy Enamorados – Santiago Felíu
Cancion al Guerrillero Heroico – Elena Burke
Cancion al Hombre Nuevo – Nereyda Naranjo
Cancion Cubana – Ernesto Lecuona
Cancion del elegido – Silvio Rodriguez
Cancion del Hombre Nuevo – Daniel Viglietti
Cancion funebre por Che Guevara
Carta al Che – Inti Illimani
Che Comandante – Cacique Paraguayo
Che Esperanza – Egon y Los Arachanes
Che Guevara
Comandante Che Guevara – Grupo Tabacalero
Diciembre 3 y 4
El aparecido. – Victor Jara
El Hombre Nuevo – Daniel Viglietti
Elegia al Che Guevara – Inti Illimani
Fusil contra Fusil
Guitarra en duelo mayor – Angel Parra
Hasta Siempre – Carlos Puebla

NOTA: Il sito web del CEME è un archivio storico, sociale, politico e culturale del Cile. Non persegue alcuno scopo di lucro. La versione elettronica dei documenti è fornita solo a scopo informativo e preferibilmente educativo e culturale.

Qualsiasi riproduzione per altri scopi deve ottenere le relative autorizzazioni, poiché i documenti inclusi nel portale sono proprietà intellettuale dei loro autori o redattori. I contenuti di ciascuna fonte sono di responsabilità dei rispettivi autori.

Fonte: archivochile.com/

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Quaderno cipec numero 58 amicizia italia cuba ernesto che guevara

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Ricordando Livio Maitan a Roma

“Bandiera rossa” e la LCR

Ho saputo dell’esistenza della Quarta internazionale e di “Bandiera rossa”, nel lontano 1965, all’inizio del liceo. A Cuneo, piccola città di provincia, tranquilla e democristiana (nonostante il significativo passato resistenziale), era nata da poco l’Associazione giovanile Nuova Resistenza.

Livio MaitanLa più parte dei suoi componenti, allora iscritti alla Federazione giovanile socialista, sarebbe poi stata, entro pochi anni, il nucleo delle lotte studentesche e dei gruppi della nuova sinistra (soprattutto Lotta Continua).

I temi: pace, disarmo, rinnovamento della scuola, impegno a combattere il fascismo non solo laddove era al potere, ma anche nelle strutture e negli organi dello Stato, nell’istruzione, nell’informazione, nelle questioni del lavoro.

Accompagnando l’amico Marco Revelli, di poco più “grande” di me, nella piccola sede dell’associazione, avevo trovato una copia della rivista.

Grande stupore in me, ragazzo, vaghe simpatie per il PSIUP, nel sapere che esistevano “ancora” gruppi che si richiamavano a quel Leone Trotskij di cui non conoscevo che il nome, ma per il quale sentivo una istintiva simpatia, nata forse dal fascino intellettuale o dall’attrazione per lo sconfitto nelle tragedie della storia, che avrebbe accompagnato le scelte di tanta parte della mia generazione.

Mi aveva stupito, ma anche affascinato l’idea di “continuità storica”, di una matrice politico- culturale che tenta di rinnovarsi negli anni e di misurarsi con le emergenze (le analisi del neocapitalismo!), senza abbandonare le radici su cui è nata.

La rivista La Sinistra

Qualche riferimento a questa tensione avrei trovato, più tardi, nella lettura di una splendida rivista “La Sinistra”, tentativo unico – e troppo presto esaurito – di legare la nascente nuova sinistra e settori di quella storica, nel processo di ridefinizione e “rifondazione” del movimento operaio non solamente italiano 1.

Poi, l’università.

A Genova, città allora operaia, con tradizioni di classe (dal movimento mazziniano a quello socialista, da un antifascismo diffuso ad una resistenza – che forse allora sottovalutavo – in cui il legame tra lotta partigiana e lotta di classe era stato profondo).

Una realtà operaia meno toccata, rispetto a Milano e a Torino, dalla migrazione meridionale, meno giovane, più legata a partito e sindacato.

I portuali, fieri della loro specificità e convinti di un ruolo di “avanguardia” anche rispetto alle fabbriche.

Antifascismo a Genova

Ancora, il forte e costante ricordo del 30 giugno 1960, della risposta antifascista, nella certezza che Genova, la città che nel 1945 aveva addirittura anticipato il 25 aprile, avesse respinto allora l’attacco della destra e fosse sempre in grado di farlo.

Un movimento studentesco che univa protesta contro la realtà scolastica (quale emozione la lettura, d’un fiato, di Lettera a una professoressa!) a mille spinte esistenziali e soprattutto alle tematiche internazionali con i cortei contro i golpisti greci (ricordo l’oratoria commovente di Ferruccio Parri), contro la guerra in Vietnam, per la morte del Che e per la scoperta del suo marxismo “diverso”.

Federazione giovanile comunista

Una federazione giovanile comunista presente nei quartieri, ma debole nelle scuole e nelle facoltà, in difficoltà davanti all’esplosione di una protesta studentesca che usciva totalmente, in forme e contenuti, dal suo orizzonte, gli organismi studenteschi (ricordo Giulietto Chiesa, leader della FGCI e dell’UGI) in via di scioglimento, una federazione giovanile PSIUP (Roberto Speciale, Renato Levrero, Pietro Marcenaro…) agile e attiva, spostata a sinistra, con spinte operaiste e terzomondiste, qualche presenza “cinese”, il PCd’I (m-l) del tutto estraneo alle dinamiche studentesche, l’esistenza di una tendenza anticapitalista e antiburocratica che sommava spezzoni di cultura marxista (le ascendenze di Socialismo ou barbarie), libertaria, situazionista, che nasceva da un retroterra operaista, comunista, consiliarista, fortemente antileninista, come testimonia la rivista “Democrazia diretta” (1961), il cui animatore (Gianfranco Faina) avrebbe attraversato il movimento studentesco della facoltà di lettere, la Lega degli operai e degli studenti, sino a Ludd e ai successivi drammatici approdi.

Era debole la presenza organizzata dei Gruppi comunisti rivoluzionari, nel momento in cui maggiore era la loro crisi a livello nazionale.

Tematiche “trotskiste”

Le tematiche “trotskiste” giravano comunque, nei dibattiti sulla natura sociale dell’URSS (anche se la categoria di burocrazia mi sembrava – e mi sembra – troppo meccanica e scolastica), nella discussione su Gramsci – che la nuova sinistra sottovalutava – nelle quali la lettura dei testi di Silverio Corvisieri mi sembrava far uscire il rivoluzionario sardo dai limiti angusti delle interpretazioni ufficiali.

Se ero (e sono) dubbioso sula esistenza di una Quarta internazionale, nel momento in cui ampi spazi sembravano aprirsi a sinistra del PCI, tre elementi mi interessavano nelle discussioni con i compagni (fra tutti Giancarlo Giovine e Antonio Caronia che negli anni sarebbe divenuto direttore di “Bandiera rossa”) e nella lettura di riviste e documenti:

• un giudizio critico e non mitizzante sulla realtà cinese che inquadrava la realtà del paese asiatico nella storia del movimento comunista e ne coglieva le contraddizioni (fondamentali le letture di Isaac Deutscher e di Partito, esercito e masse nella crisi cinese di Livio Maitan;

• una valutazione critica, ma mai estremistica sulla sinistra storica (PCI, PSI, sindacato). Anche su questo, un testo di Maitan (PCI 1945/1969. Stalinismo e opportunismo, si differenziava da tante certezze (i tempi brevi, la già avvenuta perdita di influenza della sinistra storica sulle masse) che tanto avrebbe influito negativamente nelle dinamiche della nuova sinistra;

• la ribadita necessità dell’organizzazione davanti a tendenze “spontaneiste” e “movimentiste” che certo sono state maggioritarie nel ’68 italiano.

CONTINUA …

  1. Mi permetto di segnalare il mio piccolo e semi- clandestino La rivista “La Sinistra”, una stagione troppo breve, Milano, ed. Punto rosso, 2021.

Sergio Dalmasso, Stralcio del mio saggio presente in forma completa nei Quaderni CIPEC del 2024 – Genova 17 febbraio 2023

Quaderno CIPEC numero 72 contentente l’intervento completo sul centenario di Livio Maitan:

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Sito web su Livio Maitan

La vita, la leggenda, il pensiero, l’attualità del CHE

Attualita del CHE, De tu querida presencia, comandante CHE GUEVARA.

A PRA’ (Genova), circolo “Burrasca”, via BRANEGA 10
sabato 18 GIUGNO 2022, ore 17.30

Attualità del CHE GUEVARA, Conferenza a Genova Con Zunino e Dalmasso

Informazioni sull’incontro

Incontro con Franco ZUNINO (coordinatore regionale di Italia/ Cuba) e con me.
La vita, la leggenda, il pensiero, l’attualità del CHE GUEVARA.
Non solamente nostalgia, ma riflessione per l’oggi. Condividete, telefonate, informate. Come diceva un tempo il PCI: “organizzate l’ascolto”!

Fonte Facebook, Sergio Dalmasso 15 giugno 2022

Con la proiezione di filmati inediti.

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Video riprese del convegno sul Che Guevara

Si ricorda il Quaderno CIPEC numero 58 dedicato a CHE GUEVARA

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Evento promosso dal PRC Circolo Curiel: Paolo Ferrero in “Cuba vista con i miei occhi”, giovedì 21 aprile 2022 ore 21.00.

Via Branega, 10, 16157 Genova GE, Italia

Pubblico · Chiunque su Facebook o fuori Facebook

Ci duole informarvi che per sopraggiunti impegni improrogabili di Paolo Ferrero questo evento è rimandato a data da definirsi. Ci scusiamo per l’inconveniente.

Paolo Ferrero: Cuba vista con i miei occhi, locandina evento genovese
Nonostante settant’anni di isolamento economico e commerciale e due anni di pandemia, che hanno paralizzato il turismo, Cuba non solo non è collassata ma ha saputo reagire aumentando la partecipazione popolare, allargando la democrazia, sviluppando la ricerca pubblica.

Pur in questa situazione drammatica e con mezzi limitatissimi, Cuba è riuscita a produrre vaccini che sono risultati più efficaci contro il COVID di quelli brevettati privatamente dai colossi del farmaco, ma che paradossalmente non sono esportabili a causa del bloqueo.

Di ritorno da Cuba Paolo Ferrero ci porterà una testimonianza diretta della situazione cubana nella sua specificità.

Vi aspettiamo.

***

PS.

Si ricorda che è presente in questo sito il quaderno 58 dedicato alla figura del rivoluzionario Che Guevara:

Download “Quaderno CIPEC 58 (Ernesto Che Guevara)” Quaderno-cipec-58.pdf – Scaricato 19456 volte – 3,61 MB

Di seguito la canzone di Francesco Guccini sul CHE:

Opuscolo La Sinistra

“La sinistra” di Sergio Dalmasso. Un libro da leggere

Opuscolo La Sinistra, copertina con CHE GUEVARA

Non sono molti i ricercatori che ancora si ostinano (meritoriamente) a lavorare sulla storia del movimento operaio della seconda metà del Novecento.

Un lavoro controcorrente, ma necessario per sfatare quella pesante leggenda nera su presunti “anni di piombo” in cui ogni forma di dissenso viene ormai direttamente o indirettamente assimilata al terrorismo.

I più interessanti, almeno per me, sono i “non accademici” proprio perché ancora mantengono un approccio “politico” e non banalmente sociologico o culturale a quella stagione.

Politico ovviamente nel senso più autentico del termine, non certo un appiattimento nostalgico del tipo “come eravamo” su quei personaggi e quei fatti, ma piuttosto la volontà di farne risaltare l’autentica natura che appunto fu di aperta contestazione dell’ordine sociale esistente e di ripensamento delle esperienze del movimento operaio ufficiale, partiti e sindacati, che ormai mostrava i segni di una crisi che si sarebbe presto rivelata, come testimonia lo stato attuale della sinistra, irreversibile.

Un tentativo esauritosi velocemente, ma di tutto rispetto soprattutto se confrontato ai balbettii inconcludenti della sinistra attuale che si dichiara ancora alternativa, ma non sa andare oltre i richiami moralistici alle esternazioni di Papa Bergoglio contro le ingiustizie sociali o nei casi peggiori mettersi a rimorchio dei No vax e persino dei Talebani.

Una sinistra prigioniera di un eterno presente e di un analfabetismo politico che davvero fa impressione.

Non si può quindi che segnalare con estremo piacere “La Sinistra. Una stagione troppo breve”, l’ultimo lavoro di Sergio Dalmasso, da decenni impegnato,

lo ricordiamo fra l’altro redattore della bella rivista “Per il sessantotto”, nella ricostruzione attenta delle voci più interessanti di quella “altra sinistra”, alternativa ai grandi partiti ufficiali.

Una realtà fatta di organizzazioni, riviste e personaggi che rischiano oggi di essere dimenticati o trascurati proprio da chi ogni giorno proclama la necessità di un rilancio di un sinistra autentica ancora capace di riflettere sul presente in un rapporto autentico con la classe.

Nel suo libro, agile, ma estremamente attento ai dettagli, Dalmasso ricostruisce la genesi e la storia di una rivista che tra il 1966 e la fine del 1967 più di ogni altre seppe documentare cosa stava incubando nelle viscere di un neocapitalismo che pareva aver risolto le sue contraddizioni a partire dal conflitto capitale-lavoro.

E lo fece non limitandosi ad un’Italia dove si manifestavano i primi importanti segnali di una ripresa di combattività operaia e soprattutto di un crescente disagio giovanile che iniziava a trasformarsi in protesta organizzata,

ma offrendo ogni mese una analisi attenta di ciò che di significativo avveniva nel mondo: dalle guerriglie latinoamericane, alla rivolta dei neri negli Stati Uniti, alla Rivoluzione culturale cinese, alla guerra del Vietnam.

Articoli ovviamente non esenti da critiche, “La Sinistra” contribuì molto al diffondersi di quella mitologia terzomondista fonte poi di errori anche gravi,

tipo l’esaltazione acritica della lotta armata come pianta trapiantabile a piacere in ogni clima che avrebbe poi generato una deriva tragica.

Ma cosa molto più importante per quella generazione, la mia, che si apriva allora alla politica,

“La sinistra” rappresentò una boccata d’aria fresca e una vera e propria iniziazione ad una militanza rivoluzionaria che nell’internazionalismo, ovvero in una visione globale della lotta di classe a livello planetario, trovava il suo principale fondamento.

Grazie a “La sinistra” iniziammo a sentirci parte di un movimento di lotta che travalicava i confini nazionali.

E questo per chi militava in piccole organizzazioni o ancor più piccoli collettivi locali, non poteva che essere motivo di speranza e stimolo a continuare senza timori ad avanzare sul cammino intrapreso.

“La sinistra” prepara il ’68 e per questo muore proprio nel momento in cui le armi della critica si stavano trasformando con una rapidità travolgente in pratica di massa.

“Ben scavato, vecchia talpa” verrebbe da dire riprendendo una celebre frase del padre di tutti i futuri cattivi maestri.

***

Sergio Dalmasso, La sinistra. Una storia troppo breve, Edizioni Punto Rosso, Milano, 2021.

Download gratis del primo capitolo dell’opuscolo LA RIVISTA. La Sinistra:

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Opuscolo La sinistra recensito da Giorgio Amico

Giorgio Amico

Download, recensione di Giorgio Amico, pubblicata il 21 agosto 2021 su VENTO LARGO

Download “La Sinistra di Sergio Dalmasso. Un libro da leggere (di Giorgio Amico)” opuscolo-di-Sergio-Dalmasso-LA-RIVISTA.-LA-SINISTRA.-Una-stagione-troppo-breve-di-Giorgio-Amico.pdf – Scaricato 15945 volte – 273,36 KB

Di seguito si mostra la copertina Anno II – N. 4/5, aprile-maggio 1967 Colletti Lucio (direttore) della rivista LA SINISTRA:

copertina Anno II - N. 4/5, aprile-maggio 1967 Colletti Lucio (direttore) della rivista LA SINISTRA, Che Guevara e Fidel Castro

 

 

LA SINISTRA

Quando c’era La Sinistra di Diego Giachetti

Spesso gli storici sono portati a scegliere determinati argomenti di studio, rispetto ad altri, perché mossi consapevolmente o meno da ragioni attinenti alla propria esperienza di vita, tanto è vero che si è coniata la dizione di “storia come autobiografia”.

Raccontando di fatti specifici, collocati nelle loro circostanze storiche, nello spirito del tempo, lo storico, sovente restio a produrre memoria, ci parla alla lontana di se stesso, di eventi vissuti e formativi.

Lo confessa, con discrezione, Sergio Dalmasso (La Sinistra, una stagione troppo breve,

Edizioni Punto Rosso, Milano 2021) quando ricorda che ai tempi in cui era studente liceale aspettava l’uscita del mensile La Sinistra con interesse, ancora consapevole oggi che quella lettura gli è stata molto utile, come probabilmente lo fu a quel tempo per un’area di militanti politici in quel particolare momento storico di fine anni Sessanta, caratterizzato da importanti avvenimenti nel mondo e in Italia.

A spingere La Sinistra c’era una giovane casa editrice, la Samonà e Savelli (poi solo Savelli); essa favorì la discussione politica e teorica dando spazio, accanto alla ristampa di classici di Marx, Engels, Lenin, Trotsky, ad autori non solo di area trotskista ma di diverse sensibilità politiche e culturali del movimento operaio e della sinistra rivoluzionaria, pubblicando a caldo anche testi di Fidel Castro e Che Guevara.

La Sinistra fu un azzeccato “prodotto commerciale”.

Subito mille abbonati, destinati in breve tempo a diventare 2600, secondo quanto si leggeva nel resoconto comparso sull’ultimo numero del mensile del novembre-dicembre 1967.

Le vendite oscillavano tra le 7-8 mila copie, specie in occasione di numeri dedicati al Vietnam e all’America Latina.

Si trattava di dati che reggevano bene il confronto con altre riviste di partito come il settimanale comunista Rinascita, Mondo Operaio del Partito socialista e Mondo Nuovo del Partito socialista di unità proletaria (Psiup).

Prima rivista mensile (di questa si occupa l’autore), dall’ottobre 1966 al dicembre 1967,

poi settimanale, cessa le pubblicazioni nella primavera del 1968.

I temi dominanti della prima serie sono la guerra nel Vietnam, la situazione nei paesi dell’America Latina, la giovane rivoluzione cubana, la lotta di classe negli Stati Uniti e il black power, il contrasto Cina-Unione Sovietica, la rivoluzione culturale, il Medio Oriente.

Rispetto alla politica interna primeggiano le analisi critiche sulla partecipazione socialista al governo e la relativa programmazione economica, sul ruolo e la strategia dei sindacati nella lotta operaia, sul nuovo Psiup.

Sul piano teorico-storico studi su Gramsci e il dissenso nel Pci negli anni Trenta, su Lenin e l’imperialismo.

Vi collaborano esponenti del dissenso ingraiano maturato nel PCI, del Psiup, della sinistra sindacale Cgil, della sezione italiana della IV Internazionale, inizialmente i più convinti promotori della rivista, sia Savelli che Samonà ne fanno parte, nonché alcuni intellettuali e studiosi di fama internazionale.

La dirige Lucio Colletti, che per molti anni aveva militato nel Pci, ed era noto come teorico marxista rigoroso, di cui Dalmasso traccia impietosamente la sua successiva parabola declinante, che lo porterà, come Giulio Savelli d’altronde, nelle file berlusconiane.

Mal accolta dai comunisti, l’uscita del primo numero provoca la radiazione dal partito dell’editore Giulio Savelli, la rivista si propone di rilanciare il discorso unitario di una sinistra operaia e di classe, nella prospettiva di favorire l’incontro tra tutte le forze deluse dalle vie riformiste al socialismo di matrice socialista e comunista.

Un generoso tentativo di inserire una “terza via” politica e culturale rispetto all’operaismo e al marxismo-leninismo importato dalla Cina maoista.

Si ricava quindi un suo spazio in quella che a posteriori verrà chiamata la stagione delle riviste,

iniziata nella metà degli anni Cinquanta e in piena fioritura negli anni Sessanta, ricchi di dibattito culturale, politico, di tensioni a livello nazionale e internazionale, di rimessa in discussione di certezze e dogmi ingessati dagli anni della Guerra fredda.

Un “disgelo” di domande, di creatività, di proposte e di propositi facilitati dalla speranza di vivere in un mondo che sarebbe presto cambiato, rinnovandosi e ponendo fine a vecchie diseguaglianze, oppressioni, guerre e violenze.

Si trattò di una stagione intensa ma breve, di un’esperienza di confronto politico e di elaborazione che non trovò seguito nel biennio delle lotte studentesche e operaie di lì a venire, quando collaboratori e lettori di quella rivista si dispersero nel mare del nascente movimento studentesco per poi riaggregarsi nel variegato e vivacissimo arcipelago dei “gruppi” della nuova sinistra rivoluzionaria.

Forse questa è una delle ragioni per cui, tra le riviste di quella stagione, essa è la meno ricordata.

Benvenuto quindi lo strappo dall’oblio di Sergio Dalmasso.

4 maggio 2021

DIEGO GIACHETTI

Fonte: dalla parte del torto

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