ANPI Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Anpi Genova Comitato provinciale

“L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) fu costituita a Roma il 6 giugno 1944,

mentre ancora il Nord Italia stava subendo l’occupazione nazifascista,

da volontari ed ex militari che avevano preso parte alla guerra partigiana nelle regioni del Centro Italia.

Dopo la Liberazione essa si diffuse in tutto il Paese: anche nel Sud Italia,

dove gli episodi di resistenza erano stati rari, ma dalle cui regioni provenivano molti dei partigiani che avevano militato nelle formazioni del Centro-Nord e all’estero (Jugoslavia, Albania, Grecia e Francia).

Alla data del 5 aprile del 1945, anno in cui venne designata come ente morale,

l’ANPI comprendeva unitariamente tutti i partigiani italiani ed era retta da un consiglio formato da rappresentanti delle varie formazioni che avevano operato in tempo di guerra

(Brigate Garibaldi, Brigate Giustizia e Libertà, Brigate Matteotti, Brigate Fiamme Verdi, Brigate del popolo, Brigate Osoppo, Formazioni autonome militari).

Fonte Wikipedia. “

Comandante Che Guevara recensione Musacchio

di Roberto Musacchio

Ci sono ancora cose da scrivere, mostrare, leggere su Che Guevara?

Il bel libro che Sergio Dalmasso ci regala a due anni da quello che sarà il sessantesimo anniversario della morte del Rivoluzionario, dice di sì. “Comandante Che Guevara”, “La vita, le battaglie e il pensiero politico di un rivoluzionario”, titolo e sottotitolo del libro appena uscito con Redstarpress, ci dicono di sì.

Ernesto Che Guevara libro di Sergio Dalmasso

COMANDANTE CHE GUEVARA di Sergio Dalmasso

“Vale la pena di lottare per le cose senza le quali non vale la pena di vivere” è la frase del Che, riassunto di una vita, che Dalmasso mette in controcopertina.

Può motivare il grande e perenne “successo romantico” di un “eroe” che “vive” nello spazio e nel tempo.
Come Rosa Luxemburg e Antonio Gramsci, scrive Dalmasso nella sua introduzione al libro. Immuni dal “peccato” del “reale”, anche grazie alla morte.

Dalmasso però non indulge sul romanticismo, che pure non esorcizza. Ci porta nel libro dicendo delle tantissime possibilità di leggere il Che. Molte teoriche, sul socialismo e l’economia ad esempio.

Come sempre, Dalmasso è ricchissimo di conoscenze, che offre a tutti noi. Motivato da un bisogno di Rivoluzione che resta impellente. Forte di una propria cultura. Capace di conoscere e “rispettare” gli “altri”.

Il tutto immergendosi umanamente e letterariamente nelle Storie e nei Personaggi che racconta. Il libro è molto bello, anche per la presenza di una raccolta di fotografie splendide.

Quando ho scritto su fb un post per preannunciare questa recensione mi è stato chiesto se era un libro nuovo. Sì, lo è.

Perché, come dice l’introduzione, in un’epoca così difficile per i Rivoluzionari, cercare ancora, e dunque rileggere ciò che è stato provando a camminare nella lettura domandando è prezioso. Se chi si prende l’onere è mosso da spirito di ricerca, vero motore della rivoluzione.

Dalmasso non solo cerca ma accompagna.

E quindi col libro ci riporta nella vita e nel pensiero di Guevara ma in tutto ciò che con quel pensiero e quella vita si è cimentato. Le fasi e le culture politiche. Il cinema e la musica. Tutti, anche Gabriella Ferri e Jovanotti.

Non in modi eclettici ma fornendo informazioni, bibliografie, chiavi interpretative.

Dunque un Che vivo che serve ad essere vivi noi.

Lunedì 3 novembre 2025

Download Recensione di Roberto Musacchio: Comandante Che Guevara

Recensione pubblicata il 5 novembre 2025 su transform!italia
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Link principali sergiodalmasso.com

Le atrocità di Mussolini

I crimini di guerra rimossi dell’Italia fascista

Scheda libro Le atrocità di Mussolini, di Sergio Dalmasso pubblicata su transform! italia, 8 ottobre 2025

La storia di questo libro (Roma, Alegre, 2024) è singolare e sintomatica di una grave rimozione.

Negli anni ’80, Michael Palumbo, storico italo- statunitense porta alla luce migliaia di documenti, per anni nascosti o non divulgati, sui crimini di guerra compiuti dall’esercito fascista.

Le atrocità di Mussolini. I crimini di guerra rimossi dell’Italia fascista.

Download “Le atrocità di Mussolini. I crimini di guerra rimossi dell'Italia fascista” Le-atrocita-di-Mussolini.pdf – Scaricato 1559 volte – 110,08 KB

Ne nasce il documentario Fascist legacy- l’eredità fascista, prodotto dalla BBC.

La RAI ne compra i diritti, ma ne vieta la diffusione, tanto che è stato trasmesso, dopo anni, solamente da una TV privata o, parzialmente, su YouTube.

Il libro di Palumbo, tradotto in italiano, dalla Rizzoli viene immediatamente bloccato e le copie stampate (8.000?) finiscono al macero,

forse per timore di querele, denunce, ma anche e soprattutto perché ripropongono un problema scomodo e mai affrontato, quello delle responsabilità italiane nella guerra e dei delitti commessi in più paesi, dalle nostre truppe.

È chiaro che pesi il clima della guerra fredda che fa anche dimenticare molti crimini tedeschi (l’armadio della vergogna),

è chiaro che dei governi italiani facciano parte alcuni degli autori di queste nefandezze, è chiaro che l’esercito si ricostruisca, dopo il conflitto, in perfetta continuità con quello precedente,

come la quasi totalità delle istituzioni statali (magistratura, scuola, prefetture, questure, polizia, carabinieri…).

È, però, ovvio che il paese non voglia assumersi gravi responsabilità, non sia disponibile ad un esame di coscienza,

tenda a scaricare su altri la colpa di fatti noti, cancellando o rimuovendo totalmente quelli non conosciuti.

Mussolini ha fatto cose buone, ma ha commesso l’errore di allearsi con Hitler,

l’antisemitismo italiano è nato solamente per imitazione e conseguenze di quello tedesco,

la Repubblica sociale ha attenuato il peso dell’occupazione tedesca, le nostre truppe non hanno ucciso, incendiato, stuprato…

Dagli anni ’90, fortunatamente, alcuni storici (Giorgio Rochat, Nicola Labanca, Carlo Spartaco Capogreco…) hanno iniziato a divulgare ricerche sui crimini di guerra fascisti.

Più di ogni altro, ha avuto peso per le sue opere e per essere entrato nel dibattito pubblico,

Angelo Del Boca (1925- 2021) che è riuscito a far passare a livello di giornali e TV la verità sull’uso delle armi chimiche nella guerra di Etiopia (si ricorda la sguaiata polemica di Indro Montanelli) e con Italiani brava gente?

ha sintetizzato molti studi sui singoli conflitti, smentendo, almeno storiograficamente, un mito ed un luogo comune.

Luogo comune che si è riproposto, come scrive Eric Gobetti nella bella prefazione al testo,

negli anni successivi, con film quali Mediterraneo, Il mandolino del capitano Corelli…,

con le opere di Giampaolo Pansa, già autore di tesi di laurea sulla resistenza nell’alessandrino e parlamentare indipendente nelle liste PCI,

con la istituzione (sciaguratamente votata a larghissima maggioranza) del giorno del Ricordo delle vittime delle foibe,

resa possibile dalla mancanza di contestualizzazione su quanto drammaticamente avvenuto prima di quei fatti.

È chiaro che la stagione berlusconiana, la fine del paradigma antifascista, la progressiva riabilitazione del Ventennio,

la visione macchiettistica del regime siano fra le cause dell’attuale egemonia dell’estrema destra,

a dimostrazione della frase di Primo Levi, con cui Gobetti chiude la prefazione: Tutto questo è avvenuto, quindi può accadere di nuovo.

L’autore ricorda la storia della propria ricerca,

documenta gli insabbiamenti angloamericani di delitti e stragi, la genesi di Fascist legacy, le progressive difficoltà incontrate,

le cancellazioni delle richieste di processo per i delitti, i rischi corsi, il fatto che l’ambasciatore italiano nel Regno unito (fine anni ’80) chieda la sua espulsione,

il rifiuto da parte della stampa italiana di parlare di genocidio per i comportamenti delle nostre truppe.

La colpa di Palumbo?

Avere portato alla luce documenti che attestano come il governo italiano, dopo la caduta di Mussolini, sia stato composto da criminali di guerra fascisti,

protetti da britannici e statunitensi, per impedire un governo comunista in Italia.

Questo aiuta a spiegare il riemergere del fascismo in Italia nel nostro tempo… Resiste il mito del fascismo italiano meno malvagio del nazismo austro- tedesco…

È una tragedia che Trump esprima apertamente ammirazione per il Duce (p. 25).

Non vi è qui lo spazio per analizzare i singoli capitoli del testo: – le origini culturali del fascismo – il colonialismo in Libia – l’Etiopia (significativi il titolo,

Vendetta per Adua e la dichiarazione del generale Rodolfo Graziani: Il Duce avrà l’Etiopia con o senza gli etiopi) – la repressione in Etiopia –

la tragedia greca, guerra contro la Grecia ed occupazione – la Venezia Giulia, occupazione, lager e selvaggia repressione della resistenza e della popolazione:

Vidussoni vuole ammazzare tutti gli sloveni. “Bisogna fare come gli ascari e sterminarli tutti” (Galeazzo Ciano, Diario, 5 gennaio 1943) – la Croazia:

Dobbiamo finalmente porre fine alla fama che gli italiani non sanno essere crudeli (Benito Mussolini),

Il regime di terrore che gli italiani hanno istituito in alcune zone della Croazia elude ogni descrizione (Josef Gobbels) –

a repressione in Montenegro: Soldati d’Italia, non impietositevi della miseria della popolazione. Ricordatevi che val meglio essere temuti che disprezzati (generale Alessandro Pirzio Biroli) –

la Repubblica di Salò, l’antisemitismo, le stragi di civili – i nuovi alleati (Regno unito e USA), i mancati processi, l’impunità concessa ai criminali di guerra, ai collaborazionisti, ai gerarchi fascisti.

I processi, con conseguenti sconti di pena,

rinvii, lievi condanne e liberazioni anticipate, sono la dimostrazione di complicità, di quella “continuità dello Stato” che ha pesato grandemente sulla nostra democrazia, della riabilitazione di Badoglio, Graziani, Roatta…

del rifiuto, assecondato da Gran Bretagna e US, di rispondere positivamente alle richieste di Jugoslavia, Albania, Etiopia a processi che svelino i crimini e ne condannino i responsabili.

Il testo si chiude con un drammatico bilancio dei crimini di guerra italiani:

• Libia 75.000 – Etiopia 300.000 – Grecia 100.000 – Jugoslavia 250.000 – Albania, Francia 100.000 – Russia, Spagna, Somalia, Eritrea 150.000 per il totale di un milione circa.

Le cifre sono certo discutibili, ma, in ogni caso, servono a cancellare il consueto mito, autogiustificatorio,

di Italiani brava gente (la storica Elizabeth Wiskemann, in un testo del 1966, arriva a definire gli italiani: Gentili per natura e del tutto umani!

Sergio Dalmasso

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Link principali sergiodalmasso.com

TRIESTE FRA COMINFORM E TITO

Trieste fra Cominform e Tito, in “Il Lavoratore”, ANNO XXV, luglio 2025, saggio di Sergio Dalmasso pubblicato anche nella sezione Archivio, Scritti storici, Articoli e saggi.

Sono ovvie le specificità di Trieste, porto dell’impero austro-ungarico, città multietnica, declassata a un ruolo marginale dopo il passaggio all’Italia, nonostante questo sia sempre stato negato da una forte retorica nazionalista.

Il fascismo triestino ha caratteristiche peculiari e profonde.

Allo scontro politico contro comunisti, socialisti, anarchici, somma l’odio verso la nazionalità slovena.

Ne è prova il tragico rogo del Narodni dom (13 luglio 1920), sede delle organizzazioni slovene.

Narodmi dom incendiato dai fascisti italiani

Nel corso di tutto il ventennio, si sommeranno, in nome dell’italianità, cambi forzosi dei cognomi slavi, divieto di usare la lingua e di mantenere associazioni etniche.

Nel periodo della Seconda guerra mondiale, poi, si sommeranno i massacri nei comuni sloveni, le deportazioni, i campi di concentramento.

Il fatto simbolicamente più noto è l’eccidio (aprile 1944) nel villaggio di Lipa di Elsane, in Istria.
Evito le discussioni politico-storiografiche sull’eccidio di Porzûs (febbraio 1945) e sulla tragedia delle foibe.

Meriterebbero più spazio.

La specificità triestina prosegue con la sua appartenenza alla Zona di operazione del litorale adriatico

di cui fa parte con le province di Fiume, Lubiana, Pola e Gorizia, in una non formale annessione al Terzo Reich, con il campo di concentramento della Risiera di S. Sabba,

l’unico in Italia, con forno crematorio (da 2.000 a 4.000 morti), con l’intrecciarsi, nella Resistenza di spinta antifascista e di elementi nazionali.

I 43 giorni di occupazione jugoslava sono giudicati in modo opposto dalla maggioranza italiana e dalla minoranza slovena.

Al quinto giorno di presenza jugoslava, una manifestazione del CLN italiano viene repressa: 5 morti.

In mezzo alle discussioni sul confine italo/jugoslavo,inizia l’esodo dall’Istria.

Negli accordi di pace di Parigi (1947), Gorizia e Monfalcone sono assegnate all’Italia, l’Istria alla Jugoslavia.

Trieste sarà italiana solamente dal 1954, dopo tensioni che portano al dispiegamento, sul confine, dei due eserciti (italiano e jugoslavo).

Josip Broz Tito e Nikita Sergeevič Chruščëv a Capodistria nel 1963 dopo il riavvicinamento tra Jugoslavia e Unione Sovietica avviato in seguito alla morte di Iosif StalinIn foto, a sinistra il Maresciallo Josip Broz Tito e a destra il presidente dell’URSS Nikita Sergeevič Chruščëv a Capodistria nel 1963 dopo il riavvicinamento tra Jugoslavia e Unione Sovietica avviato in seguito alla morte di Iosif Stalin (Mosca 5 marzo 1953).

Continua …

Download Saggio completo “Trieste fra Cominform e Tito” di Sergio Dalmasso

Sergio Dalmasso, IL LAVORATORE Anno XXV n. 4 – 01.07.2025

Download “Luglio 2025 Anno XXV Il Lavoratore mensile con saggio di Sergio Dalmasso” IL-LAVORATORE-LUGLIO-2025.pdf – Scaricato 3658 volte – 1,57 MB

 

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In ricordo di Emilio Molinari (1939-2025)

16 Luglio 2025 di ideeinformazione

È stata una Camera del Lavoro pienissima a dare l’ultimo saluto il 9 luglio 2025  a Emilio Molinari, scomparso il 5 luglio c.m. a Milano.

Foto di Emilio Molinari

Centinaia di compagni e amici, molti dei quali costretti ad accalcarsi in piedi, hanno seguito con commozione corale i ricordi di Vincenzo Greco, Basilio Rizzo, Giovanni Russo Spena, Erica Rodari, della nipote Alice Molinari e di Vittorio Agnoletto, nonché i messaggi (scritti o registrati) giunti da Mario Capanna, Moni Ovadia, Dacia Maraini, José Luíz Del Roio.

Emilio Molinari (nato a Milano nel 1939) è stato un protagonista dell’ultimo grande ciclo di lotte per l’emancipazione sociale che questo paese ha conosciuto,

il ciclo delle lotte operaie e insieme studentesche che tra anni Sessanta e Settanta hanno attraversato le società del cosiddetto “benessere” postbellico in Europa e in particolare in Italia. Proveniente dalla fabbrica e dalla classe operaia, cui è rimasto fino all’ultimo “sentimentalmente connesso” (come ha ricordato, gramscianamente, Russo Spena), Molinari è stato tra i fondatori e dirigenti prima di Avanguardia Operaia e poi di Democrazia Proletaria, fino all’incontro con il “nuovo” movimento ambientalista sul finire degli anni Ottanta.

A partire dagli anni Novanta, dopo una traversata delle istituzioni che lo ha portato al Consiglio comunale di Milano, al Consiglio regionale della Lombardia, al Senato e anche al Parlamento europeo, Molinari è uscito dalla politica istituzionale ma non certo dall’impegno politico-sociale, che ha proseguito nell’associazione Punto Rosso e poi legando il suo nome al movimento per l’acqua pubblica, di cui era divenuto portavoce appassionato.

È stato, infine, a Milano, uno degli animatori dell’associazione CostituzioneBeniComuni ( https://www.facebook.com/Costituzionebenicomuni/ ).

Il nostro collettivo, che ha avuto l’onore di averlo fra i suoi interlocutori e amici in diverse circostanze di discussione pubblica (anche per l’amicizia affettuosa che lo legava a Piero Basso), vuole dunque ricordarlo, proponendo il discorso tenuto da Basilio Rizzo alla Camera de Lavoro.

Da segnalare, infine, che un’autobiografia, cui Emilio aveva lavorato negli scorsi anni e portato a termine proprio negli ultimi mesi, è di imminente pubblicazione per le edizioni Red Star Press di Roma.

Ideeinformazione

Sapevo da tempo che questo momento sarebbe arrivato, eppure nei miei pensieri lo spostavo sempre più in là…

C’è tempo, Emilio è una roccia – mi dicevo.

E invece eccoci qui oggi a ricordare, con tutto l’affetto di cui siamo capaci, uno straordinario compagno: in politica il mio riferimento assoluto e indiscutibile; nella vita, sul piano personale, un fratello maggiore.

Non come un modo di dire, ma nella pienezza e bellezza della parola fratello.

I nostri percorsi si sono incontrati alla fine degli anni Sessanta.

Partivamo da due punti diversi, lui già attivo nelle lotte operaie che venivano crescendo, io nel movimento studentesco di Città Studi.

Emilio con altri operava per dare forza e consapevolezza al mondo del lavoro.

Noi invece sentivamo il bisogno di uscire dalle aule, di collegarci alle lotte nelle fabbriche.

Andavamo ai cancelli a fare picchetti nelle giornate di lotta e contemporaneamente cresceva un’unità forte fra i due movimenti.

Intanto il vento del Sessantotto soffiava nel mondo intero portando la spinta a cambiare la società, a proporre nuovi valori, a lottare per un mondo migliore.

Nacque nelle fabbriche l’esperienza straordinaria dei CUB (Comitati unitari di base).

Le due parole hanno un significato profondo: momento di organizzazione “dal basso” dei lavoratori: per contare bisognava essere uniti, così da essere più forti nelle lotte. Da lì venne una spinta a creare un soggetto politico che intervenisse a tutti i livelli.

Emilio è stato uno dei protagonisti della nascita di Avanguardia operaia (AO) e ne fu dirigente fin dalla prima ora.

Ebbe inizio lì, in AO, il mio sodalizio politico ed umano con lui.

Emilio è stato infaticabile nel lavoro di massa e un dirigente amatissimo.

Sempre in prima fila nelle lotte, era un leader naturale, oggi si direbbe un predestinato, ma lo era soprattutto per i suoi meriti: oratore trascinante, empatico, autorevole senza farlo pesare, mai autoritario.

Non cercava dei seguaci ma dei compagni con cui condividere le lotte.

Ci ha fatto sentire tutti noi, dal primo all’ultimo, come protagonisti di una stagione di lotte belle, esaltanti, portate avanti per obiettivi importanti da raggiungere per avere una società migliore.

Ci ha resi orgogliosi di quello che facevamo.

Sono stati anni fantastici che ancora oggi riempiono i cuori di quanti hanno avuto la fortuna di viverli.

Chi li ha vissuti, al di là che poi abbiano seguito altri percorsi politici rispetto ad Emilio, ne conservano sempre un ricordo straordinario e provano per lui un particolare affetto.

Questa sala lo testimonia più di ogni parola.

Emilio è stato un compagno che cercava unità e la solidarietà che raccoglieva gli dava sempre più forza, più determinazione.

Se per te è importante il lavoro collettivo è naturale cercare di aumentare il numero di quanti combattono con te. Nella proverbiale vocazione della sinistra alle divisioni, Emilio fu invece protagonista dell’unità fra Avanguardia operaia e il PdUP e della successiva nascita di Democrazia proletaria. Un caso unico di “fusione” e non di “scissione”.

La stessa scelta di Emilio di unire le lotte sociali con l’ambientalismo va letto come il tentativo di aprire nuovi spazi più ampi e più ricchi, più adeguati a una sinistra al passo coi tempi.

Il progetto di un soggetto politico rosso-verde sottintendeva un processo di ampliamento e di unità, non di ulteriore divisione.

Con DP Emilio sposta il suo baricentro politico su scala nazionale e internazionale (ma di questo altri compagni ne parleranno in modo più approfondito).

Emilio ci ha rappresentato in modo eccezionale nelle istituzioni.

Vi arrivava perché ce lo spingevamo, non certamente perché sgomitava per arrivarci. Nelle istituzioni – e non solo lì – si è trovato a combattere su terreni che potevano apparire diversi tra loro: il mondo del lavoro, il sociale, le questioni internazionali, la corruzione, i disastri ambientali.

Sempre efficace, determinato, competente.

Ma come ha potuto essere un così appassionato combattente su tutto?

E la risposta che mi sono dato è che Emilio si era dato una regola chiara, su cui non derogava: combattere tutte le ingiustizie che si trovava di fronte.

Lo sentiva come un dovere, un dovere interiore, un compito che la vita gli aveva assegnato.

Fossero le condizioni di lavoro nelle fabbriche, il territorio devastato dalla speculazione, l’ambiente ferito, la corruzione a danno della collettività, il diritto della salute negato, i beni comuni depredati…

Emilio era sempre pronto a combattere, sempre schierato con chi pativa le diseguaglianze sociali, dalla parte degli oppressi contro gli oppressori, con chi chiedeva umanità e riceveva violenza.

Emilio era, e ha sempre continuato ad essere, un orgoglioso difensore della nostra storia. A chi intendeva denigrarla e infangarla (dipingendo ad esempio gli anni Settantaunicamente come«gli anni di piombo») ha sempre risposto con fermezza, ricordando la resistenza democratica alle bombe di Piazza Fontana, di Brescia, dello stragismo.

Per questa resistenza democratica alcuni nostri compagni sono stati uccisi.

Nei luoghi di lavoro, di studio, nei territori, i nostri compagni erano impegnati nella resistenza antifascista e dettero il loro contributo alla tenuta della Repubblica stessa.

Con le nostre idee e i nostri valori certamente, ma nessuno dei nostri compagni di AO e di DP – amava sottolineare Emilio – scelse la via della lotta armata.

Emilio è stato un ecologista convinto, ante litteram, al tempo delle lotte antinucleari.

Lo è stato in una forma universalista, non elitaria: difendere il pianeta per salvare l’umanità.

L’acqua, senza la quale non può esserci vita, la sua “sacralità”, è stata il centro della sua militanza politica negli ultimi anni (di questo ne parlerà in maniera più approfondita Erica Rodari).

Mi limito solo a dire che la battaglia per l’acqua pubblica da difendere, conquistare e garantire per tutti non è solo, di per sé, un obiettivo politico importante, ma per noi anche una forma di riconoscimento doveroso per il lavoro straordinario fatto da Emilio sul tema.

L’ultima considerazione di tipo politico è la questione della pace.

Emilio ha continuato a manifestare la sua apprensione per i pericoli di guerra.

Guerre ce ne sono già e sappiamo quali tragedie stanno provocando, ma Emilio con angoscia esprimeva il suo timore per una guerra atomica finale e distruttiva che potrebbe annientare la vita e la sopravvivenza dall’intero pianeta.

C’è solo Papa Francesco che sembra preoccuparsene – mi diceva amareggiato. In verità io tendevo a ridimensionare questo pericolo, non credevo a un atto distruttivo totale.

Chi ragionevolmente potrebbe volere la sparizione della vita sulla Terra?

Eppure, questa angoscia, questa preoccupazione e sofferenza per il destino degli altri, da parte di una persona che aveva la piena consapevolezza di non avere ancora una lunga vita da vivere, mi facevano pensare a quale carica di umanità, di amore per il prossimo avesse nell’animo Emilio.

Quanta amarezza ci scambiavamo nell’assistere alla tragedia di Gaza, alla morte di innocenti, alla sistematica eliminazione di un popolo!

Quanta rabbia per il senso di impotenza nel vedere i potenti del mondo inerti, complici di un massacro che disonora chiunque non faccia qualcosa per fermarlo!

La bandiera della Palestina che qui ci accompagna, certo è una piccola cosa simbolica, ma rinnova la volontà di proseguire nell’impegno in difesa del popolo palestinese.

Noi oggi abbiamo dato la priorità al ricordo dell’Emilio politico.

Ma Emilio è stato anche una persona piena di vitalità e di sentimenti.

Ha amato ed è stato amato.

Ha sempre ammirato la bellezza della vita, della natura e delle opere dell’uomo.

I silenzi dei boschi.

Il fragore di una cascata o di un’onda che si frangeva.

La luce abbacinante del sole e il buio incantato, la luna e le stelle.

Amava leggere, amava studiare.

I racconti dei suoi viaggi erano sempre pieni di passione e di emozioni.

Era un uomo ricco di sentimenti.

A breve uscirà un libro in cui Emilio ha voluto raccontare la sua vita, i suoi pensieri, le sue speranze.

Siamo certi che sarà una miniera inesauribile di riflessioni e di stimoli.

Ma ora vorrei rivolgermi direttamente a te, Emilio.

Emilio, è un po’ di giorni che non ci sentiamo ma so che Tina è accanto a te.

La tua meravigliosa compagna che ti ha reso la vita più bella nei momenti di gioia e di felicità e che ti è stata sempre e comunque accanto, ancora di più nei giorni difficili del dolore e delle malattie. Non sapremo mai come ringraziarla abbastanza.

Mi mancano però le nostre telefonate di ogni sera.

Sapessi quanto mi manca quella “minuscola cellula di partito”, che si riuniva da remoto, come usa dire adesso, e in cui ci confrontavamo su quanto andava accadendo attorno a noi.

Mi chiedevi e ti davo notizie e impressioni sulle manifestazioni a cui non ti era più consentito di partecipare.

Ma poiché viviamo tempi bui, le cattive notizie prevalevano sulle buone.

Non potevamo essere ottimisti, ma ci confermavamo reciprocamente che non ci saremmo rassegnati, che bisognava continuare a combattere le buone battaglie.

Potremmo forse sembrare patetici visti da fuori, con le nostre speranze di cambiamenti lontani e improbabili. Ma come ci insegnano le canzoni partigiane …scarpe rotte eppur bisogna andar.

Un’assemblea ben riuscita, una manifestazione unitaria molto partecipata, qualche volta arrivavano a confortarci.

E pensavamo alla prossima iniziativa da farsi, perché la voglia di impegnarsi non è mai venuta meno.

Nelle riunioni allargate della nostra associazione, una piccola cosa, per carità, ma sempre un’occasione di discussione collettiva, la più frequente delle conclusioni era: «Bene, sentiamo cosa ne pensa Emilio e poi decidiamo».

Emilio, lo sai, sei stato sempre la nostra guida al di là del passare del tempo, ed io so già che da oggi, davanti a una scelta da fare, mi troverò a pensare che cosa avresti detto e fatto tu e agirò di conseguenza.

La prima indicazione su cosa fare che ci hai lasciato è molto semplice da eseguire.

Emilio, più volte a me e ad altri compagni, in modo discreto per non farti sentire da Tina, ma con angoscia ci dicevi che non dovevamo preoccuparci per te, ma dovevamo pensare a Tina. Emilio, dov’è il problema?

Tina ha una forza d’animo, un coraggio, uno spirito straordinario.

Saprà affrontare la prova durissima che gli è arrivata addosso.

Stanne pur certo.

Avrà accanto a sé la sua famiglia, le amiche di sempre, tutti noi.

E se non bastasse ancora, ci saranno i compagni che ti hanno voluto bene e che te ne vorranno sempre.

Emilio, stai tranquillo, fidati.

Ovunque tu sia, butta uno sguardo qui.

Guarda in quanti siamo qui per te!

Camera del Lavoro di Milano al funerale di Emilio Molinari, 9 luglio 2025

Basilio Rizzo,
DA IDEEINFORMAZIONE

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Domenica, a GENOVA, si voterà per le elezioni comunali

Dopo otto anni di maggioranza di destra (leghisti, fascisti, berlusconiani, civici) e dopo gli scandali che hanno coinvolto il presidente della Regione TOTI e i suoi, è naturale il desiderio di voltare pagine e di arrivare ad una nuova gestione del comune.

Manifesto di Sinistra Alternativa, Elezioni comunali Genova 2025

Sta di fatto, però, che la candidata del “centro sinistra”, SALIS:

  • ha partecipato alle Leopolde di Renzi

  • ha dichiarato che il comune deve esaltare i primi, senza dimenticare gli ultimi

  • ha sostenuto che gli incarichi debbano essere affidati a chi ha la fiducia della maggioranza (la DC aveva più pudore, lo faceva senza dirlo)

  • ha rilanciato la Gronda, grande opera di cui si parla da decenni. Il linguaggio e le proposte cambiano se si parla con associazioni ambientaliste o con gli industriali

  • ha proposto Genova come centro per il nucleare.

Non è un caso che i destri abbiano detto a chiare lettere: “Sarebbe stata una buona candidata anche per noi”.

Ovviamente, silenzio totale sui referendum dell’8 giugno. Vi è il pericolo di scontentare Renzi, Calenda e metà del PD.

Ovviamente, non una parola sul riarmo europeo (800 miliardi che verranno tolti ai servizi sociali), sulle guerre (a cominciare dalla pulizia etnica a Gaza).

Il “centrosinistra” (le virgolette sono d’obbligo) parte con un vantaggio di 8 punti (52% a 44% alle ultime regionali), credo in parte eroso nelle ultime settimane.

Un successo (improbabile) della destra sarebbe gravissimo.

La vittoria, probabile, del campo largo, però, non è priva di contraddizioni e di problemi e non nasce sotto le migliori stelle.

Così siamo finiti: scontro tra – liberisti e atlantisti guerrafondai da un lato – neofascisti, populisti di destra dall’altro.

Pensate a K. Harris/Trump, Macron/Le Pen, ai paesi dell’est Europa.

Per restare all’Italia, all’ultimo match Letta/Meloni.

Questo di tanta speme oggi ci resta.

Facebook, mercoledì 21 maggio 2025

Sergio Dalmasso

Download articolo: Domenica 25 e lunedì 26 maggio 2025, a Genova, si voterà per le elezioni comunali
Candidati di Sinistra Alternativa per le comunali di Genova 2025

 Programma di Sinistra Alternativa in breve per le elezioni comunali di Genova del 25 e 26 maggio 2025 con candidata sindaca ANTONELLA MARRAS:
Programma elettorale di Sinistra Alternativa in breve, Elezioni comunali Genova 2025

Candidati comunali Genova Sinistra Alternativa

Lunedì 28 aprile 2025 sono state presentate/i, all’ASSEMBLEA PUBBLICA presso la sala CAP (via Albertazzi 3r – Genova), per la lista Sinistra Alternativa – con Antonella Marras sindaca – le candidate e i candidati alle elezioni comunali di Genova del 25 e 26 maggio 2025.

Candidati comunali Genova Sinistra Alternativa con Antonella Marras sindaca

La lista Sinistra Alternativa si presenta nei municipi con i seguenti candidati presidente:

  • Municipio I centro-est: Daniele Cinti, 48 anni, impiegato, già attivo nel terzo settore;
  • Municipio II centro-ovest: Sergio Dalmasso, 77 anni, ex insegnante, storico autore di diversi libri, cure, saggi (presenti in questo sito web), già segretario regionale ligure del PRC e consigliere regionale in Piemonte;
  • Municipio III bassa-Valbisagno: Davide Ghiglione, 49 anni, impiegato pubblico, attivista ambientale e già consigliere municipale in Valpolcevera;
  • Municipio IV media-Valbisagno: Sergio Chiossone, 64 anni, ex bancario, attivista antifascista;
  • Municipio V Valpolcevera: Roberta Piazzi, 71 anni, ex dipendente comunale, segretaria del circolo PRC della Valpolcevera;
  • Municipio VI Medio Ponente: Manuela Veneziano 44 anni, impiegata, attiva nei comitati della scuola;
  • Municipio VII Pontente: Rosario Russo, 74 anni, ex impiegato pubblico, musicista ed animatore culturale;
  • Municipio IX Levante: Alberto Soave, 63 anni, attivista antifascista.

Presente anche Marco Loconte, il quale, dopo aver ritirato la sua candidatura a sindaco, ha deciso di appoggiare la candidata sindaca Antonella Marras.

Di seguito i candidati e le candidate per il consiglio comunale Genova:

Bertullacelli Norma, 72 anni, ex insegnante;

Li Puma Antonio, 41 anni, operaio;

Scali Andrea, 53 anni, operativo onlus;

Agostino Adriano, 85 anni, pensionato;

Barbagelata Severino, 63 anni, ex informatore scientifico;

Barbosa Elizabete, 66 anni, assistente agli anziani;

Barresi Gabriella, 49 anni, grafica;

Battaglia Tina, 74 anni, pensionata ex dipendente comunale;

Battistini Vittorio, 71 anni, pensionato ex dipendente ARPAL;

Benasso Marina, 18 anni, studentessa;

Bianchi Anna, 48 anni, impiegata settore privato;

Bordo Daniele, 64 anni, portuale;

Canneva Cristina detta Caneva, 61 anni, disoccupata ex occupata settore privato;

Capuano Martina, 36 anni, marittima;

Caridi Annalisa, 63 anni, impiegata;

Cipro Danilo, 54 anni, impiegato settore privato;

Criscuoli Marina, 74 anni, pensionata, volontaria ong;

Fuselli Franco, 87 anni, pensionato;

Garibaldi Panarese Amalia, 19 anni, studentessa;

Gaspari Sandro, 67 anni, ex dipendente pubblico;

Grigoletto Cinzia, 61 anni, ottico;

Hamarneh Karim, 73 anni, ex informatore scientifico;

Introcaso Fiorina, 66 anni, ex dipendente Poste;

La Rosa Salvatore, 64 anni, ex dipendente AMIU;

Marchesi Diego, 43 anni, funzionario Agenzia delle Dogane;

Matteucci Marta, 35 anni, impiegata;

Merzagora Maria Pia, 74 anni, pensionata;

Migliorini Gabriella, 73 anni, pensionata;

Nanni Fabrizio, 69 anni, libero professionista;

Nervo Viviana detta Vivi, 50 anni, disoccupata;

Parise Wilma, 53 anni, disoccupata;

Parkhomenko Valeriya, 31 anni, assistente museale;

Perotto Luciano, 73 anni, ex dipendente ASL;

Roberto Marco, 70 anni, ex agente di commercio;

Salaris Marcella, 59 anni, libera professionista;

Toscano Renato, 70 anni, pensionato;

Vanzo Claudio, 71 anni, ex insegnante;

Viotti Nazzareno, 60 anni, ex bancario.

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Comunicato di Sinistra Alternativa

Ieri, lunedì 28 aprile, abbiamo presentato in assemblea pubblica partecipata,

la lista Sinistra Alternativa con Antonella Marras candidata sindaca, i presidenti degli 8 municipi in cui saremo presenti per le elezioni amministrative del 25/26 maggio, e alcun* de* candidat* consiglier*.

Alcuni punti del programma di Sinistra Alternativa

Abbiamo presentato alcuni dei punti del programma che ha come punto cardine il No alla guerra e al piano di riarmo europeo, il lavoro con la fine delle esternalizzazioni,

salario minimo indicizzato al costo della vita, lotta allo sfruttamento e lavoro precario,

diritto alla casa, attenzione ai territori, ambiente, spazi pubblici anche autogestiti, politiche sociali e di inclusione con attenzione alle persone più fragili,

e poi le opere che si stanno svolgendo e che si vogliono fare sul territorio il loro impatto le proposte alternative, il trasporto pubblico locale, le periferie fisiche e sociali, la cultura i giovani,

lo sport ovviamente l’antifascismo e la lotta alle mafie e alla criminalità organizzata, e poi il cibo come atto politico.

Tutto in una visione anticapitalista, ecosocialista, in cui ci poniamo come strumento all’interno del comune per i tanti cittadini e cittadine, abitanti che potranno trovare chi può opporsi ai poteri forti che da sempre determinano le scelte in questa città,

che l’hanno svuotata di lavoro di qualità, di presidi culturali sociali sanitari, e di tutto ciò che rappresenti e dia vita a relazioni non mercantili, e di pensiero critico che sono alla base invece per un miglioramento della qualità della vita.

Il voto alla lista è un voto che non dà una delega in bianco

ma che porta direttamente le persone dentro le istituzioni in un contesto di confronto continuo e partecipativo,

per poter avere la possibilità di essere quel sassolino da mettere in un ingranaggio, che possa portare alla costruzione di quella opposizione sociale necessaria affinché si possano fare le giuste pressioni, ottenendo risposte a bisogni e rivendicazioni.

Vogliamo essere scomodi, goccia che crea tempesta, vogliamo condividere il sogno di una città che può essere diversa e migliore.

Un grazie va a tutte le persone che hanno firmato per la presentazione della lista,

a tutti e tutte quelle presenti ieri e a quelli che lo faranno in questo percorso.

Grazie

Il tuo voto è….utile

Fonte, Sinistra Alternativa

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LIDIA MENAPACE PARTIGIANA PER SEMPRE

Lidia Menapace partigiana per sempre, in “Il Lavoratore”, n. 3 – 22 aprile 2025, pubblicato integralmente in Archivio, Scritti storici, Articoli e saggi.

Lidia Menapace, da giovane - Lidia Menapace partigiana per sempre, articolo di Sergio Dalmasso

È difficile, parlando di Lidia Menapace, affrontare la sua ricchissima biografia, tracciarne un profilo, senza inserire ricordi personali, modestissimi, ma molto numerosi in una conoscenza durata oltre mezzo secolo.

Lidia nasce a Novara nel 1924.

Racconta di “aver preso coscienza” nel corso della guerra, per motivi familiari, per i rastrellamenti tedeschi.

Prima, il trauma, nel 1938, per l’improvvisa assenza dalla scuola di una sua compagna di classe, perché ebrea (non è una malattia), le aveva fatto comprendere l’assurdità delle discriminazioni.

La scelta di divenire partigiana nasce da questo intreccio (ricordate La storia di Elsa Morante?) di grandi, drammatici fatti storici e di vicende personali, quotidiane:

la mancanza di cibo, i bombardamenti, la solidarietà tra persone semplici, i posti di blocco, l’attività clandestina…

Lo racconterà, settanta anni dopo, in Io partigiana. La mia resistenza (Manni 2014).

L’esperienza partigiana le lascia un segno indelebile. La sconfitta del fascismo deve essere il primo passo per la costruzione di una società più giusta.

Il rifiuto della guerra è consequenziale.

Dopo il lancio delle bombe atomiche nell’agosto 1945, scrive per un giornale locale, un articolo, bloccato dalla censura, in cui dice espressamente che le due atomiche buttate sui civili di un paese vinto ci mettono alla pari con i nazisti.

Dirà sempre: Chiamatemi ex politica, ex parlamentare, ex insegnante, ma non chiamatemi ex partigiana.

Ancora, la scelta pacifista l’accompagnerà per tutta la vita, contro i blocchi, il riarmo, le basi militari, l’installazione dei missili e la militarizzazione del territorio.

Sono conseguenti, “protofeministe”, le scelte di vita.

Frequenta gli ambienti cattolici e ha una relazione con un insegnante universitario che le propone il matrimonio, dicendole: Sarai la mia assistente.

Ovvio il rifiuto del ruolo subordinato e la fine della relazione.

Eguale la reazione davanti ad una persona, conosciuta frequentando la FUCI (la Federazione universitaria cattolica) che le propone il matrimonio, non accettando che lei lavori (il lavoro della moglie è considerato possibile solamente in famiglie modeste). …

CONTINUA

(PS. Lidia Menapace è presente sulla tessera di Rifondazione 2025 assieme a Pier Paolo Pasolini):

Lidia Menapace partigiana per sempre, nella tessere di Rifondazione anno 2025 con Pier Paolo Pasolini

Tessera Rifondazione Comunista 2025, Pier Paolo Pasolini e Lidia Menapace

di Sergio Dalmasso

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Download de “Il Lavoratore”, Anno XXV, n. 3 – 22 aprile 2025:
Download “Il lavoratore, mensile, Anno XXV - n. 3 - 22 aprile 2025” IL-LAVORATORE-APRILE-2025.pdf – Scaricato 11091 volte – 2,54 MB

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Link principali sergiodalmasso.com

La Rivista “La Sinistra” download

Si rende disponibile in versione integrale ai visitatori e lettori del sito il mio opuscolo intitolato: La RIVISTA, LA SINISTRA. Una stagione troppo breve, Punto Rosso edizioni, Milano 2021.

Download “Opuscolo di Sergio Dalmasso La Rivista - La Sinistra in versione integrale” Sergio-Dalmasso-LaSinistra-La-Rivista-integrale-23gen2021.pdf – Scaricato 11105 volte – 424,90 KB
La Rivista La Sinistra download integrale, copertina con foto di Che Guevara

LA RIVISTA LA SINISTRA

 

La Samonà-Savelli

La casa editrice Samonà-Savelli nasce a Roma nel 1963. Giuseppe Paolo Samonà è redattore all’“Unità”, ma ne viene allontanato per dissenso politico. Studioso di letteratura, sarà insegnante nelle università di Chieti-Pescara, Mogadiscio, Montreal.

Pubblicherà testi su Gioacchino Belli (1969), Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1974), Letteratura e stalinismo (1971). Tradurrà il poeta russo Sergej Aleksandrovic Esenin.

Nel 1968 abbandona la casa editrice che, dal 1970 alla chiusura (1982), si denominerà: Savelli- La nuova sinistra.

Giulio Savelli (Roma 1941) proviene da una famiglia dell’alta nobiltà romana, legata al Vaticano.

Nell’autunno 1966, viene radiato dalla federazione romana del PCI, a causa della nascita del mensile “La Sinistra”.

Dagli anni ’80, cosa comune a tante figure dell’area, modifica le proprie posizioni, sino all’approdo, nel 1996, alle liste della destra berlusconiana.

E’ eletto deputato nella circoscrizione di Legnano, con il 36,8%, superando la candidata della Lega (29.5%) e quello dell’Ulivo (33,7%). … CONTINUA

Sergio Dalmasso

PS. Opuscolo integrale de La Rivista “La Sinistra”. Una stagione troppo breve presente in academia.edu e catalogato in questo sito nella sezione Archivio, Scritti storici, Opuscoli.

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Link principali sergiodalmasso.com

Elezioni comunali Genova

Antonella Marras ricandidata sindaca

“Antonella Marras comunali Genova 2025. Marras in corsa per portare a Palazzo Tursi la ‘Sinistra Alternativa’ alle comunali di Genova 2025:

“Amare Genova è come amare una persona”

Antonella Marras comunali genova con i partiti Rifondazione Comunista, PCI, Sinistra Anticapitalista

La candidata della coalizione che unisce Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano e Sinistra Anticapitalista ritorna dopo la candidatura del 2022:

Vorremmo riportare le classi popolari all’interno del consiglio comunale

Simbolo elettorale di Sinistra Alternativa, Antonella Marras comunali Genova

Lontana dal centrosinistra “liberista”, vicina alle periferie, ai lavoratori e ai comitati in cui è cresciuta.
Antonella Marras torna in corsa per le comunali di Genova dopo la sua candidatura del 2022.

Lo fa sotto la bandiera di ‘Sinistra Alternativa’,

progetto che unisce le tre anime (I tre partiti politici) di Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano e Sinistra Anticapitalista in una visione della città antitetica rispetto ai due principali schieramenti.

Marras, fiera delle sue esperienze nei comitati di Fegino e Borzoli,

voce forte della sinistra operaia in Valpolcevera, parla di Genova come di un’amata:

“quando si ama una persona, non la si deve cambiare” per “sostenere un miglioramento nelle sue possibilità di crescere”.

La sua unica grande opera è “la messa in sicurezza del territorio”.

Per il resto, Marras è netta nel suo “no” ai maxi cantieri che, in alcuni casi, vedono i due principali contendenti Pietro Piciocchi e Silvia Salis trovarsi d’accordo.

Due ‘big’ che, per lei, sono “due facce della stessa medaglia” “

Intervista completa di Pietro Zampedroni su La voce di Genova, 5 aprile 2025

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Intervista TV di Telenord Liguria del 10 aprile 2025 ad Antonella Marras candidata sindaca per SINISTRA ALTERNATIVA:

Candidata sindaca Genova Antonella Marras intervista a Telenord Liguria

Nomi dei candidati e delle candidate alle elezioni comunali di Genova per Sinistra Alternativa

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Fascismo alle porte?

Giovanna Botteri vs Roberto Vannacci

Giovanna Botteri e generale Vannacci da Giletti

Botteri Vannacci da Giletti. Guardo raramente la TV. Ieri ho seguito per qualche minuto una rete francese e per dieci minuti il confronto Botteri/Vannacci (da Giletti).

1) dibattito al parlamento francese.

Bayrou si supera: difesa della democrazia, Europa, necessità di aumentare le spese militari.

Unanime il coro.

Critica è solamente LE PEN (i sondaggi la danno al 30% e la vedono futura presidente francese) che attacca il governo su spese sociali…

La sinistra francese (che avrei votato), frammentata in dieci pezzi, è sparata su posizioni atlantiste.

2) BOTTERI e VANNACCI (sic!) litigano su una rete RAI.

La giornalista difende a spada tratta la democrazia occidentale, la necessità di riarmo dell’Europa, richiama il pericolo portato dall’orso russo; il generale Vannacci (sic!) critica le spese per le armi che tagliano inevitabilmente quelle sociali.

Aggiungiamo a questo:

– le orripilanti dichiarazioni di Von der Leyen che si è messa l’elmetto;
– le analisi di Draghi che vede il rilancio dell’Europa in energia (quale?) e spesa militare (keynesismo armato);
– le manifestazioni “europeiste” alla Michele Serra (hanno il coraggio di citare Spinelli e il Manifesto di Ventotene);
– l’atteggiamento sempre più discutibile di tanta parte della sinistra (la Linke -che pure avrei votato-, pezzi della Sinistra europea).

Tutto questo non vi fa RICORDARE GLI ANNI TRENTA?

Non vi ricorda la spinta – anche popolare ed operaia – verso il nazismo, davanti alla passività/complicità delle forze borghesi e gli errori della sinistra (dalla socialdemocrazia alla follia del “socialfascismo” di staliniana memoria?).

Disoccupat*, persone colpite dalla crisi, dai tagli a sanità, servizi sociali (questi sciagurati parlano di LEA e LEP), giovani senza futuro a chi si rivolgeranno tra Macron e Le Pen, tra una destra populista nazionalista e fascista e chi predica il riarmo e la guerra?

Resta, in questo imbuto, il dramma della nostra debolezza, della difficoltà di proporre una politica sociale di pace e disarmo, un rilancio di servizi e garanzia, di rifiuto di una logica bipolare, di ritorno ad un europeismo che non significhi politica di potenza.

Sergio Dalmasso

Fonte, Facebook, Genova 4 marzo 2025
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