Il primo capitolo del libro di Sergio Dalmasso: Lelio Basso. La ragione militante
Lelio Basso, eminente figura del panorama politico e intellettuale italiano del XX secolo, si distinse come socialista laico, influenzato profondamente dalle idee marxiste.
La sua importanza è evidente nella redazione della Costituzione italiana, dove contribuì in modo significativo al secondo comma dell’articolo 3 e all’articolo 49.
Nonostante la sua affinità con il marxismo, Basso scelse di mantenere una certa distanza dall’allora Partito Comunista Italiano (PCI) a causa dei legami del partito con l’Unione Sovietica di Stalin.
Il suo atteggiamento critico nei confronti del PCI, pur rappresentando una scelta personale, rifletteva la sua inclinazione a evitare allineamenti ideologici rigidi e a perseguire un approccio più aperto e laico al socialismo.
L’eredità di Lelio Basso include anche il ruolo di grande divulgatore delle idee di Rosa Luxemburg in Italia.
Il libro di Sergio Dalmasso, “Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico“, offre uno sguardo approfondito su Basso attraverso le sue 182 pagine, esplorando la sua vita, dalle lotte operaie agli aspetti più intimi del suo impegno, con un’attenzione particolare alla diffusione del pensiero marxista di Rosa Luxemburg, la grande rivoluzionaria polacca trasferitesi in Germania.
In conclusione, Lelio Basso incarnava un socialismo laico, marxista e critico, che si distingueva per la sua autonomia di pensiero.
Il primo capitolo di questo libro è reso disponibile gratuitamente, offrendo a tutti l’opportunità di iniziare ad esplorare la vita e le idee di questa figura straordinaria.
Gli articoli 3 e 49 della Costituzione Italiana
A. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
A. 49. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale [cfr. artt. 18, 98 c. 3, XII c. 1].
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Domenico Capanohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngDomenico Capano2024-01-20 00:13:422024-03-08 17:51:46Primo capitolo del libro Lelio Basso
La poesia lo accompagna da allora e oggi riempie gran parte delle sue giornate.
Vi sono periodi in cui compone 4 poesie al giorno.
Le scrivo di getto, la poesia è la mia vita, mi riferisce.
Un estemporaneo poeta o un poeta alieno?
Ha perso il conto di quante ne ha scritte e donate, ma saranno quasi diecimila. Incredibile, e Complimenti!
Tante sono contenute al seguente indirizzo: http://www.poetare.it/santoro/santoro6.html (e pagine precedenti), dove è presente una sua breve biografia, tante altre sono sparse in altri spazi nel web.
In questo articolo propongo un suo libro di poesie intitolato: La sabbia negli occhi, (Collana di Letteratura Romantica).
Prelevo un paio di poesie dal portale www.poetare.it: Un fiore rosso e 12 gennaio 1999 dedicata quest’ultima a Fabrizio De André.
Un fiore rosso
Un fiore rosso in un vaso d’argilla collocato sui gradini d’una casa d’un vecchio borgo maremmano.
Una farfalla corteggia le corolle e sul calice si posa.
Un raggio di sole l’accarezza e dà colore alle sue ali ondeggianti al vento.
La tristezza d’una giornata opaca si colora di luce ed accarezza il cuore.
***
12 gennaio 1999
(A Fabrizio De André)
Peccato che tu non mi veda, peccato che tu non mi senta, non avrei parole da dirti, potresti soltanto capirmi, scrutando in fondo al mio cuore, più in fretta vederlo vibrare, guardando il mio viso soffrire, e gli occhi, … in silenzio, brillare.
***
E, non può mancare in queste righe – dedicate al poeta Salvatore Armando Santoro – la poesia pacifista intitolata: “Il Piave mormorava” presente nelle 42 de “LA SABBIA NEGLI OCCHI“, a cui l’autore tiene molto e, declamata anni fa (25 aprile 2008) nella trasmissione radiofonica belga Brussellando:
Il libro di Sergio Dalmasso sulla storia di Rifondazione Comunista dal 2001 (con i fatti del G8 di Genova) al 2011 (chiusura – dopo l’avvento al governo di Monti – del quotidiano Liberazione) acquistato in Amazon, è arrivato in tempi brevi e da me letto in questo triste fine e inizio anno 2021/2022che stiamo vivendo per la pandemia Covid-19.
Periodo quello raccontato nel testo (che si aggancia coerentemente al decennio precedente narrato nel suo libro Rifondare è difficile (2002)) di fervido protagonismo della formazione politica RC con a guida Fausto Bertinotti, a mio avviso, con la sua “ondivaga” linea politica e con la difficile guida di Paolo Ferrero.
Difficile in seguito alle scissioni di pancia e provocate, avvenute queste ultime in seguito al forte attacco alla formazione comunista da parte del PD governista, liberista, centrista e bipolarista.
Il racconto del decennio
Dalmasso racconta con maestria di questo decennio facendo parlare i protagonisti della storia, NON interpretandoli, con i principali fatti avvenuti perfettamente incastonati cronologicamente nel contesto italiano e mondiale.
Dati al lettore usando come linea guida il quotidiano ufficiale del partito “Liberazione”, ma non soltanto – la bibliografia è molto ricca.
(Download gratis del primo capitolo del libro sulla storia di Rifondazione Comunista: )
Mancano nel libro i racconti orali (le interviste ai protagonisti della storia – quel che avveniva dietro le quinte tra i protagonisti) che alcuni ritengono potrebbero arricchire maggiormente la storia di Rifondazione.
Non necessariamente, io penso, poiché il libro, dà ugualmente al lettore – nelle sue 303 pagine – la possibilità di comprendere gli avvenimenti accaduti, di valutare i pro e i contro e di farsi un’autonoma idea cogliendone i meriti e i demeriti di ognuno se non, diversamente da quanto con modestia sostiene l’autore nelle sue conclusioni, dare indicazioni sul come proseguire positivamente la storia evitando gli errori commessi.
Consiglio per gli acquisti
Consiglio di acquistare il testo, principalmente se si vogliano comprendere i travagli che hanno portato, gli attori del recente passato, a delle scelte senza fermarsi alla superficialità con cui sono stati e sono ancora narrate dalle fonti mediatiche di parte.
Avvenimenti occorsi in Italia in quel decennio che hanno ripercussioni nell’attualità politica dell’oggi, nella vita delle persone di oggi.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Domenico Capanohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngDomenico Capano2022-01-09 00:54:382024-02-05 18:32:34Secondo decennio di Rifondazione
Libro sulla storia di RIFONDAZIONE COMUNISTA presentato a Torino
Alla Poderosa
Il 2 dicembre 2021 vi è stata la presentazione (grazie all’associazione no profit de “La Poderosa”) a Torino del nuovo libro di Sergio Dalmasso: Rifondazione Comunista. Dal movimento dei movimenti alla chiusura di “Liberazione”.
Storia di un partito nella crisi della sinistra italiana. Scritti introduttivi di Roberto Musacchio e Giovanni Russo Spena.
Gratis il primo capitolo del libro sulla storia di Rifondazione Comunista:
Relatori: Paolo Ferrero vicepresidente della Sinistra Europea e già Segretario di Rifondazione Comunista e direttore della rivista bimestrale Su la testa, Sergio Dalmasso, l’autore del libro, e lo storico Diego Giachetti come moderatore della presentazione.
Breve introduzione di Stefano Alberione.
L’incontro è stato videoripreso e trasmesso Live sulla pagina facebook La Poderosa – Associazione di Promozione Sociale, (superando ad oggi le ottocento visualizzazioni e collocandosi ai primi posti tra i loro video-eventi pubblicati sulla loro pagina fb – Da notare che Paolo Ferrero ha condiviso sulla sua pagina facebook il video evento).
Incontro lunghissimo, iniziato dopo le ore 21.00 e conclusosi oltre la mezzanotte. Interessanti i temi trattati e suscitati durante la presentazione del libro. Dibattito presente nel seguente video:
Paolo Ferrero molto citato nel libro di Dalmasso
Paolo Ferrero, diverse volte citato nel testo, come protagonista della parte finale della storia raccontata (che spazia dagli anni 2001 con i fatti di Genova e del movimento NO Global di allora fino al 2011) a cui il libro è piaciuto, afferma che merita d’essere letto altrimenti non avrebbe partecipato alla presentazione, vi trova il limite di avere poco attinto alle fonti orali – a suo dire – che racconterebbero metà parte della storia di Rifondazione Comunista mancante nel testo.
Su intervento di Diego Giachetti
Il moderatore e storico Diego Giachetti contrario a questa tesi di Paolo Ferrero sul grandissimo valore delle fonti orali, ritenute dall’ex segretario di RC essere superiori alle fonti documentarie, anche se prese dai quotidiani ufficiali del partito, sottolinea tra l’altro la mancanza di un archivio del partito che quest’anno compie il suo trentesimo compleanno.
E, mostra, dimostra, i pregi del libro (che ha una lunghissima bibliografia) in cui l’autore fa raccontare la storia ai protagonisti della storia stessa. Sostiene che: l’autore non li interpreta, l’autore fa raccontare loro quel che hanno detto o fatto.
E, questo è per egli cosa molto raffinata da fare per un autore che – pur essendo stato protagonista in in qualche misura di quel periodo – sfugge da considerazioni personali, tifo per questa o altra fazione. Sottolinea, inoltre, che essendo questo un libro che fa discutere ha già assolto al suo compito, quindi è un libro di successo poiché compito dei libri – di storia, in particolare – è suscitare la discussione per confrontare tesi diverse, per andare avanti nel prosieguo della storia nel modo migliore.
L’autore appare nel video ascoltare con grande interesse, sia le critiche, sia i pregi che i due colleghi relatori espongono.
Intanto l’ora si è fatta tardi e deve concludersi la bella presentazione.
Dove trovare il libro?
Questo nuovo libro che racconta la storia degli anni (2001/2011) lo puoi trovare nelle librerie od acquistarlo online; è presente sul sito della casa editrice RedStar Press come pure su Amazon al seguente RIFONDAZIONE COMUNISTA.
Mentre il primo libro che racconta la storia di Rifondazione comunista dagli anni 1991 al 2001 è disponibile gratis in formato pdf nel quaderno 31
FRANCO DI GIORGI, Il dramma dell’esistenza mancata. Dell’esser sé stessi e della falsificazione. Saggio su Ibsen (Mimesis, 2020, 316 pagg.).
Professor Di Giorgi, dopo il suo corposo lavoro su Giobbe (Giobbe e gli altri, del 2016), dopo il saggio in cui ha avuto modo di riflettere sul vangelo apocrifo di Tommaso (Il Luogo della Vita, del 2018) e quello su San Paolo, Hodòs eirènes. Il “sentiero della pace” nelle lettere paoline (del 2019), ora è uscito per Mimesis questo nuovo saggio su Ibsen, Il dramma dell’esistenza mancata. Dell’essere sé stessi e della falsificazione. Ce ne vuole parlare? A cosa si deve il titolo?
Il titolo di questo mio saggio – Il dramma dell’esistenza mancata – trae spunto in generale dai drammi di Ibsen e in particolare dal titolo di un’opera di Ludwig Binswanger, Tre forme di esistenza mancata, del 1956. Nel 1949 però Binswanger aveva già pubblicato un altro scritto, sempre sull’autore norvegese: Henrik Ibsen. La realizzazione di sé nell’arte. Binswanger è uno psichiatra svizzero che ha sviluppato un’antropoanalisi ispirandosi all’analitica esistenziale svolta da Heidegger in Essere e tempo, nel 1927. La tesi di questo studioso è che forme di esistenza mancata come la stramberia, la fissazione e il manierismo non si debbono necessariamente ridurre solo a semplici patologie, ma si possono anche considerare come delle possibilità esistenziali, dei modi di vivere. Egli ravvisa infatti la fissazione in uno dei personaggi di Ibsen più rappresentativi, più noti e più rappresentati, Ilcostruttore Solness (1892), uno dei drammi della maturità ibseniana, scritti in patria, in Norvegia, dopo aver vissuto e lavorato per molti anni, per 27 anni, all’estero, in Italia (Roma) e in Germania (Dresda e Monaco).
In che cosa consiste esattamente l’esistenza mancata?
L’esistenza mancata è una categoria esistenziale che, secondo una certa gradualità, si attaglia a molti dei personaggi ibseniani, il cui travaglio, la cui condizione costituisce la sostanza della drammi di Ibsen. L’esistenza mancata viene vissuta come imperfezione, errore ed erranza, come vita deviata, sbagliata, non colta appieno, non vissuta in modo autentico. C’è un termine paolino che la definisce bene, l’hamartía, il peccato.
Per poter comprendere la condizione esistenziale travagliata di questi personaggi – nei quali si riflette anche la nostra attuale condizione – occorre distinguere il concetto di esistenza in ex-sistenza e in vivere. Nella prima vi è la consapevolezza dell’essere nel mondo, nel secondo no.
Il dramma dell’esistenza mancata prorompe nei personaggi ibseniani quando prendono coscienza della loro condizione. Questa consapevolezza è presente solo in alcuni di essi: ad esempio in Skule ne I pretendenti al trono (1864), in Bernick ne I pilastri della società (1877), nella stessa Nora de La casa di una bambola (1879); ma la maggioranza di essi vive e si lascia vivere senza preoccuparsi della propria vita, anzi cerca in tutti i modi di non preoccuparsene, come ad esempio Hjalmar nell’Anitra selvatica (1886). I più coscienti sono quelli che vogliono instaurare un rapporto veritativo con sé stessi; gli altri, pur di vivere o di sopravvivere, cercano in tutti i modi, come già osservavano Pascal e Kierkegaard, di dimenticarsi del sé stessi, cioè della propria vita.
Occorre distinguere infatti anche tra propria vita, che è quella autentica del Sé stesso; vita propria, che è la vita in sé, intesa come processo; e vita impropria, che è quella vissuta falsamente e in modo inautentico dai più, e quindi una non-vita, una vita falsa.
Ma occorre distinguere altresì pure all’interno del medesimo in-dividuo, nel quale sono compresenti un Sé stesso, perlopiù relegato a utopia se non a atopia, e un Io, un’istanza che pur di sopravvivere, si rende disponibile a obliare il vero Sé stesso e ad assumere qualità e ruoli che non gli sono affatto propri. Da qui, da questa duplicità interiore vissuta nei consapevoli come lacerazione, il motivo per cui nel saggio il termine in-dividuo compare sempre con il trattino in mezzo. In molti di questi Io, ad esempio in Hjalmar, l’oblio del Sé stesso, diviene addirittura una seconda natura, in alcuni altri, invece, nei pochi, ad esempio in Skule, crea profondo disagio.
Una visione certamente pessimistica quella che emerge dall’opera di Ibsen. Ma c’è in questo drammaturgo una via per redimersi da un siffatto peccato, dall’hamartía, dall’esistenza mancata?
In Ibsen non c’è nessuna redenzione. C’è tuttavia una possibilità di risveglio al Sé stesso. Ma non dipende mai dalla volontà del singolo in-dividuo. Il risveglio è sempre il frutto del mero caso. Immerso nell’oblio, l’Io da solo non sarà mai in grado di ridestare il vero Sé stesso. Per giungere a questo risveglio è sempre necessario, per Ibsen come per Socrate, la semplice e casuale presenza di un Tu, il quale per ottenere quel risveglio, deve essere necessariamente pathico, deve cioè suscitare un pathos, un dolore nella coscienza addormentata dell’Io. Questo pathos, questo dolore, è l’effetto dell’in-essenzializzazione che il Tu pathico genera nell’Io, il quale raggiunge la sua essenzializzazione, e quindi il possibile recupero del Sé stesso perduto, solo mediante la sua inessenzializzazione, cioè solo attraverso la spoliazione delle sue innumerevoli maschere.
Ma ammesso che sia superabile, questo disagio esistenziale prevede solo la figura dell’Io e del Tu? Non c’entra per nulla la società in cui essi vivono?
È importante sottolineare che per Ibsen questo doloroso travaglio esistenziale, causato dalla lacerazione intima Io-Sé stesso, non riguarda solo l’individuo, la sfera individuale, riguarda anche la società, la sfera sociale, e quindi anche gli altri. La lacerazione individuale riflette quella sociale e viceversa. Se la società è malata è perché l’individuo è malato. E viceversa. È questa interrelazione tabifica che caratterizza i drammi di Ibsen, è un’aria mefitica che vi si respira.
Nella società la dialettica Io-Sé stesso corrisponde non solo e non tanto alla classica lotta di classe borghesia-proletariato, ma corrisponde soprattutto a quella contraddizione ancora più classica, quella esiodea, tra il bene e il benessere, a causa della quale il bene viene sistematicamente sacrificato per il benessere. Si vedano a tal proposito le ragioni del dottor Stockmann ne Il nemico del popolo, del 1882.
Non solo. Per garantire questo suo benessere la società deve creare la lacerazione nell’in-dividuo, affinché esso rimanga sempre disponibile per le esigenze di questa società unidimensionale, anche se ciò implica per ogni singolo il dover rinunciare al Sé stesso, il tradimento della propria vocazione, la repressione della propria predisposizione.
Da un lato, dunque, la società non può non falsificare la coscienza dell’in-dividuo, favorendone cin tal modo l’alienazione, l’estraneazione e la contraffazione del Sé stesso con l’Io; dall’altro lato, tuttavia, l’individuo, pur di non avvertire quel dolore, quel pathos che ogni vero risveglio comporta, finisce con l’assuefarsi a quel sistema sociale, cercando anzi di fare in modo che nulla cambi rispetto a quell’ordine delle cose.
Il dramma dell’esistenza mancata. Dell’essere sé stessi e della falsificazione. Saggio su Ibsen, Franco Di Giorgi, 2020
In anticipo, largo, sulla stampa cartacea – a cura del Centro Stampa della Provincia di Cuneo – si rende disponibile il quaderno cipec 66.
Contiente anche alcune recensioni del libro di Sergio Dalmasso su Lucio Libertini e un saggio di Sergio Dalmasso su Rodolfo Morandi.
Premessa, a sinistra di internet
Queste righe, lungi dal volersi ritenere complete ed esaustive, propongono un compendio degli studi relativi alle conseguenze provocate dall’impatto del digitale sulle nostre vite: scorrono sulle modifiche in atto in alcuni assetti psicologici, antropologici e sociali, e affrontano il rapporto tra digitale, economia e capitalismo del controllo, mettendo in risalto il ruolo del digitale nella creazione del consumo, del consenso e del controllo sociale.
Il testo, anche se di taglio per lo più sociologico, ha la presunzione di avanzare alcune analisi politiche; queste prendono spunto dal lavoro di diversi studiosi, alcuni dei quali potrebbero non gradire l’accostamento alla sinistra, presupposto nel titolo, soprattutto se accostata ad aggettivi quali radicale o anticapitalista 1: pur avendo provato ad essere accurato nelle citazioni, la loro selezione e il filo logico utilizzato per collegarle tra loro è ovviamente di esclusiva mia responsabilità.
Gap generazionale
Vale la pena puntualizzare che le analisi che vengono riportate e le statistiche sulle quali si basano, sono fortemente influenzate da quello che potremmo definire gap generazionale: è chiaro che l’impatto dei media digitali, soprattutto sul nostro modo di interpretare il rapporto con il nostro prossimo, è molto diverso se riferito alle generazioni Y (nati dopo il 1981, cresciuti con il web, creato nel 1991) e Z (i digital native, nati dopo 1995) o, viceversa, se osservato nelle generazioni maturate nel secolo ventesimo.
I ragazzi non leggono i giornali cartacei
Un esempio: i ragazzi di oggi difficilmente comprano giornali; quelli più sensibili sono comunque orientati a consultare giornali on-line o, più spesso, aggregatori di notizie tipo Google News.
Questo ovviamente non vale per persone che hanno più di 50-60 anni: troveremo anche tra di loro fruitori delle news on-line ma statisticamente il loro numero sarà molto meno rilevante.
Più in generale, possiamo cinicamente dire che ogni persona che muore è un fruitore di tecnologia broadcast (TV tradizionale, radio…), mentre ogni persona che nasce sarà fruitore di tecnologie di nuova generazione (streaming, podcasting, social o altro che sia o che sarà).
Nota
1 Anche se c’è da chiedersi che cosa sia una sinistra non anticapitalista.
Il 18 gennaio 2020 si è svolta, presso il circolo PRC Antonio Gramsci Valpolcevera a Genova, una conferenza sull’attualità del pensiero di Antonio Gramsci.
Il relatore è il professore Sergio Dalmasso.
La sala del circolo è piccola, ma gremita di persone.
Il pubblico, purtroppo, con età media avanzata – anche se non manca qualche giovane – è fortemente interessato ad ascoltare lo stimato professore che da qualche anno dalla patria di Boves è ritornato nella patria dove nacque la mamma: Genova.
Il professore che certamente saprà dare loro qualche ulteriore chicca sul grande pensatore italiano, più tradotto e studiato nel mondo. L’amato pensatore comunista, Antonio Gramsci, a cui il circolo Valpolcevera è intitolato, il loro “nume tutelare” come detto dalla presentatrice della conferenza.
L’Altra Liguria ha predisposto finanche una diretta streaming con mezzi tecnologicamente carenti, con una scenografia scarsa rispetto ai video professionali a cui siamo abituati dai venditori, spesso del nulla, odierni.
Qui si è badato all’essenziale, al succo, alla storia, alla vita di Antonio Gramsci raccontata da Sergio Dalmasso come si raccontano le favole che poi diventano realtà, questa favola purtroppo con epilogo tragico.
E, comunque meritorio avere prodotto un video che ha fatto uscire dalla sala la conferenza, o come, ironicamente sottolinea Dalmasso, farà rimanere “in imperituro per i posteri” la conferenza e le parole in essa spese sulla vita del grande pensatore italiano; dirà Dalmasso “il più grande autore italiano del Novecento, come Leopardi è stato genio dell’Ottocento”.
Dalmasso, nonostante le sue precarie condizioni di salute, è un gigante quando parla – è come se facesse il suo ultimo discorso; diventa avido di parole – con cui vi saprebbe giocare fermandole, misurandole, collocandole nel contesto adatto e con il giusto ritmo – grazie alla sua cultura e dunque confidenza che con esse vi ha, supportata dalla molta esperienza del suo vissuto.
Ha portato con sé dei testi, che potrebbero servirgli, ma ha tutto in testa; vi leggerà poche cose: la lettera di Gramsci alla madre quando arrestato è una di queste, la più commovente e la voce del professore lo testimonia.
Ci vorrebbero ore a disposizione del Dalmasso perché si possa placare nella narrazione che in questo caso riduce, e con maestria adatta agli astanti.
Ma, sa che potrebbe annoiare – non lesina, quindi, qualche battuta, per spezzare la narrazione che è divenuta lezione frontale a cui oggi non si è più abituati, o si sopporta per poco tempo.
Un applauso, convinto, del pubblico conclude l’interessante serata, e un sorriso aleggia intorno al viso del professore, dello storico:Sergio Dalmasso, come l’aleggiare della brezza del mare sardo, il mare che vide Gramsci giovane,in una bella serata in cui egli soltanto sa essere anche la data del proprio compleanno.
Su Facebook, la notizia del suo compleanno si diffonde; Sergio non ama in genere celebrarli, almeno in pubblico. Se ne accorge quando apre il computer la sera tardi. Sono tanti gli auguri che riceve e non può che esserne felice, se li merita. Due giorni dopo gli tocca replicare e lo fa con il suo consueto stile, con la sua consueta modestia che nel caso in oggetto non avrebbe alcun luogo a esservi, ma con il vero dice:
“Ho ricevuto molti auguri per il mio compleanno
– dalla mia vecchia patria (Boves-Cuneo)
– dalla mia nuova patria (Genova)
– in qualche caso da Nizza (Francia) dove ho vissuto per qualche tempo
– – Gli anni sono tanti, direi troppi
– – La salute è quella che è e le prospettive non sono entusiasmanti
– – La situazione complessiva è drammatica e non dà grandi gioie.
In ogni caso, la vostra amicizia è molto importante e vi ringrazio sinceramente.”
È stato pubblicato dalla casa editrice americana Paper Angel Press il nuovo romanzo di Flavia Idà in lingua inglese “The Last Speack of the World” e in lingua italiana con il titolo: “L’ultimo granello del mondo”. L’edizione inglese è disponibile su Amazon, sia in formato Kindle, sia in cartaceo. L’edizione italiana, ad oggi, è disponibile in formato Kindle sempre su Amazon e tra pochissimi giorni anche in cartaceo.
(Aggiornamento. Oggi 4 marzo 2019 è disponibile su Amazon anche la versione cartacea del romanzo):
Di seguito la mia breve recensione al romanzo in italiano e in inglese:
“Tematiche sociali globali, creatività e poesia, grande cura nella descrizione dei particolari, suspense e umana solitudine: in tutte le sue accezioni, un cocktail emozionante che sospinge il lettore a gustarlo tutto d’un fiato fino all’ultima parola. Amerai la bellezza e la necessità dell’essere migliori di quanto riusciamo ad esserlo nella frenetica quotidianità odierna. Coglierai l’importanza e il desiderio del sapere valorizzare le piccole “grandi” cose, spesso oggi date per scontate, che fanno essere meravigliosi la donna, l’uomo, la Terra – la vita! “
Sinossi. Senza nome. Senza razza. Senza nazionalità. La superstite della catastrofe perfetta lotta per preservare se stessa e la sua speranza di essere trovata – da esseri umani.
“Sono femmina, di trentadue anni, sola nell’ultimo granello del mondo. Il mio nome, la mia razza e la mia nazionalità non sono importanti. Non so perché la pestilenza mi abbia risparmiato. Mi ha tolto ogni persona ed ogni cosa. Tutte le macchine e tutti gli orologi sono morti. Ciò che continua a farmi respirare è la speranza che io non sia l’unico custode del pianeta.”
È possibile leggere il primo capitolo del romanzo gratuitamente dal seguente link:
Paper Angel Press. We are pleased to announce that the Italian edition of “The Last Speck of the World” (L’ultimo granello del mondo) by Flavia Idà is available now in digital editions. Signed print editions will be available soon.
No name. No race. No nationality. The survivor of the perfect catastrophe struggles to preserve herself and her hope that she may be found – by humans.
Paper Angel Press. We are pleased to announce that the English edition of “The Last Speck of the World” by Flavia Idà is available. AMAZON:
Gorgeous book that will make you dream and reflect.
Social themes of global significance, poetry and imagination, great attention to detail, suspense and human loneliness: in its every aspect, a gripping combination that drives you to enjoy the story all in one reading from first to last word. You will love rediscovering the beauty and the need to go beyond the frantic rush of our daily lives, the importance of appreciating all the things that make the world wonderful: women, men, Earth – life itself. Recommended itself.
Può sembrare anacronistico, nella attuale assenza di riferimenti e di richiami alle nostre radici, politiche e culturali, nella mancanza di riferimenti partitici e nello tsunami culturale che ha colpito e travolto la sinistra, tornare a riflettere su una grande figura del socialismo, dell’antifascismo e del movimento operaio italiano e internazionale quale Lelio Basso è stato dagli anni ’20 alla morte (1978).
Nascita del PCd’I
Socialista sin dalla gioventù, critico verso la scissione comunista (Livorno, 1921), antifascista, amico e collaboratore di Gobetti, attento alla moralità luterana, laureato in filosofia e giurisprudenza, viene confinato dal fascismo e – nel corso degli anni ’30 – partecipa al grande dibattito sulla rifondazione del pensiero socialista, stretto fra socialdemocrazia e stalinismo.
La necessità di cercare nuove strade, di uscire da quelle vecchie, sconfitte dall’avvento della dittatura fascista, lo porta, nel corso della guerra, a fondare il MUP (Movimento di unità proletaria) con forte impronta classista e ad essere critico verso la politica unitaria del CLN, incarnata in particolare dal P.C.I. (da qui le polemiche con Pietro Secchia).
Segretario nazionale PSI
Nonostante questo e nonostante una posizione non appiattita sull’URSS è segretario nazionale del Partito socialista sino alla sconfitta del Fronte popolare (1948), quando iniziano anni di isolamento e di emarginazione politica che terminano solamente alla metà del decennio successivo, quando crescono il suo impegno per l’alternativa socialista, posizione originale nel panorama nazionale, e l’opposizione alla scelta del PSI per la collaborazione governativa con la DC.
È Basso a motivare alla Camera il rifiuto della sinistra socialista verso il primo governo di centro sinistra e a divenire presidente del nuovo partito, il PSIUP (Partito socialista di unità proletaria).
Anche questo è un percorso colmo di contraddizioni che lo portano a scegliere dal 1969, di essere militante senza tessera, parlamentare della sinistra indipendente, attento ai grandi problemi internazionali (Tribunale Russell, condanna delle guerre e delle dittature, sostegno ai diritti dei popoli).
Costituzione
Il libro ripercorre la formazione di Basso, la sua posizione specifica nel corso della resistenza, l’impegno di costituzionalista, soprattutto nella scrittura degli articoli 3 e 49 della carta costituzionale, ma anche nella successiva denuncia delle inadempienze e degli stravolgimenti che essa ha subito.
Socialismo italiano nel dopoguerra
Ancora, i capitoli centrali offrono un compendio sulle vicende del socialismo italiano del dopoguerra e sul tentativo bassiano di offrire una risposta ai problemi della sinistra non solamente italiana.
Impegno internazionalista
L’ultima parte, oltre a ripercorrere l’impegno internazionalista (Vietnam, America latina…), documenta l’atipico interesse per la tematica religiosa, un laicismo senza compromessi, basato sul rifiuto della equazione Democrazia cristiana/partito cattolico e del rapporto privilegiato con essa, teso, al contrario, a proporre l’emancipazione dei lavoratori dalla sua egemonia.
Da qui la costante attenzione alla libertà delle minoranze religiose e la ferma richiesta di superamento del regime concordatario.
Ancora, Basso è, non solamente in Italia, il maggiore interprete di Rosa Luxemburg da lui letta come l’unica continuatrice del pensiero di Marx.
Il marxismo
La sua originale interpretazione del marxismo è presente nelle opere, negli scritti sulle sue riviste (in particolare “Problemi del socialismo”), nei convegni organizzati, nel lavoro della fondazione Basso da lui fondata.
Il testo, di un autore (fra i massimi conoscitori di Lelio Basso) che alla sinistra politica e sociale ha dedicato già altre opere, non è specialistico, ma costituisce una monografia agile e certamente molto utile per riscoprire, a quarant’anni dalla morte, una figura della nostra storia e per riproporre tematiche la cui attualità è, ancora oggi, quanto mai viva.
Nizza, 24 luglio 2018
Il libro è disponibile in tante librerie italiane e nei siti online: Amazon, IBS, Red Star Press, eccetera.
Gratis di seguito il primo capitolo del libro su Lelio Basso:
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Domenico Capanohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngDomenico Capano2018-07-24 18:14:092024-02-04 18:33:31Basso. La ragione militante, vita e opere di un socialista eretico
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