RANIERO PANZIERI

 

L’iniziatore dell’altra sinistra

PAOLO FERRERO Panzieri, l’iniziatore dell’altra sinistra, Shake ed., 2021, 320 pp.

 

RANIERO PANZIERI

Paolo Ferrero ripubblica, aggiornato, un importante testo sulla grande figura di Raniero Panzieri, uscito nel 2006 per Punto Rosso, con il titolo Un uomo di frontiera, contenente testimonianze, una breve antologia, una nota biografica, la prefazione di Marco Revelli, l’introduzione dello stesso Ferrero.

La ripubblicazione di questo testo, ampliato ed aggiornato, costituisce uno dei pochi segni di interesse per il centenario della nascita di Panzieri che non ha prodotto dibattito, confronti, ricordi, anche valutazioni critiche che una pietra miliare nella storia della sinistra italiana avrebbe meritato.

Anche Panzieri è stato colpito dalla amnesia che ormai avvolge personaggi e fasi di quello che fu il movimento operaio più interessante e originale a livello europeo.

In qualche raro caso, la sua figura è stata ricordata per la fase più significativa, quella dei “Quaderni rossi”, dal 1961, letti semplicisticamente come prodromo dell’operaismo, dimenticando tutta l’attività politica precedente nasce nell’immediato dopoguerra, nel PSI, su posizioni morandiane (nella fase dei Consigli di gestione), prosegue a Messina presso la cattedra di Galvano Della Volpe e nel PSI siciliano impegnato nell’occupazione delle terre.

Persa la possibilità di carriera accademica, per il continuo impegno politico (segretario regionale siciliano), nel 1953 si trasferisce a Roma come funzionario di partito incaricato della stampa e propaganda, quindi nel 1955 della commissione cultura (cfr. Mariamargherita SCOTTI, Da sinistra. Intellettuali, PSI e organizzazione della cultura -1953/1960-, Roma, Ediesse, 2011) che tenta una politica culturale non subordinata a quella del PCI.

Download “Scheda, Mariamargherita SCOTTI, Da sinistra. Intellettuali, PSI e organizzazione della cultura (1953/1960)”

n.-81-2012-Da-sinistra.-Intellettuali-Partito-socialista-italiano-e-organizzazione-della-cultura.pdf – Scaricato 11871 volte – 857,94 KB

Ancora la pubblicazione, dopo la morte prematura, delle opere di Rodolfo Morandi, il lavoro, dal 1956, per evitare l’identificazione stalinismo/comunismo e per l’uscita a sinistra dallo stalinismo, la co-direzione della rivista “Mondo operaio” che, nel biennio 1957-1958, conosce il suo periodo più innovativo.

Sette tesi sul controllo operaio

Le Sette tesi sulla questione del controllo operaio, (in “Mondo operaio, febbraio 1958) scritte in una preziosa collaborazione con Lucio Libertini, costituiscono il tentativo più ricco e più organico di una ipotesi alternativa a quelle maggioritarie nella sinistra, legate anche alle Tredici tesi sul partito di classe (in “Mondo operaio”, novembre 1958).

Dal 1961, Panzieri si sente estraneo al partito, incamminato verso la partecipazione ai governi di centro-sinistra.

Il lavoro di consulente presso l’Einaudi, a Torino, lo mette in contatto con la realtà viva di fabbrica nella fase di rilancio del protagonismo operaio, dopo l’estate del 1960, nel pieno della migrazione interna, del prezioso lavoro del sindacato torinese, dell’espansione industriale che produce il moltiplicarsi di problemi sociali (casa, servizi…).

Si lega a lui un gruppo di giovani torinesi (Rieser, Mottura, i Lanzardo, Soave…) che coglie la originalità della sua analisi e della pratica.

Nascono contatti con posizioni simili che stanno maturando a Roma (Tronti, Asor Rosa) e in Veneto (Negri).

L’analisi panzieriana che si esprime nei “Quaderni rossi” è innovativa

Va intanto alle fonti, alla lettura diretta e non travisata di Marx, a parti del Capitale mai analizzate.

Rompe totalmente con la interpretazione della seconda e della terza Internazionale centrate sull’ipotesi del partito guida.

Il rilancio della via consiliare con riferimenti alla stagione dell’”Ordine nuovo”, all’autogestione jugoslava, ai consigli polacchi e ungheresi del 1956, indirettamente a tutta la tradizione consiliare che percorre l’intero secolo, permette di ipotizzare una classe operaia che costruisca i propri istituti, una democrazia che si basi su un rapporto fra istituti elettivi e di base.

Dopo il 1956

E’ chiaro, dopo il 1956, un passaggio dalla morandiana politica unitaria di classe al controllo operaio e quindi ad un particolare “leninismo” centrato su un “dualismo di potere”, ma sono evidenti elementi di continuità di un percorso teorico- politico che sarebbe errore limitare agli ultimi tre anni di vita.

E’ fondamentale, al di là dell’interpretazione che poi alcune formazioni politiche ne daranno, l’analisi della tecnologia, della non neutralità della scienza (L’uso delle macchine nel neocapitalismo) che tanto peso avrà negli anni successivi.

Lo sviluppo tecnologico non è neutro.

La macchina e la scienza sono funzioni del capitale: La macchina non libera dal lavoro l’operaio, ma toglie il contenuto del suo lavoro.

Lo strumento di conoscenza non ideologica della realtà è l’inchiesta, soprattutto se diviene co-inchiesta (cfr. Uso socialista dell’inchiesta operaia, sul numero 5 dei Q:R), costruita insieme al soggetto politico e sociale da analizzare che diventa attore esso stesso, superando la visione mistica del soggetto rivoluzionario che spesso nasce dall’esterno.

Le difficoltà, però, si moltiplicano.

Il rapporto con il sindacato torinese si interrompe, già dopo il primo numero, su cui hanno scritto Garavini, Foa, Alasia, Pugno.

Nell’estate 1961, una lettera di Garavini e Pugno accusa la rivista di semplicismo e schematismo, segnando la fine della breve collaborazione.

Ancor più tese divengono le relazioni dopo gli scontri di piazza Statuto ( luglio 1962).

Nel mese di settembre, il servizio d’ordine sindacale impedisce a Panzieri di entrare in un teatro in cui si svolge una manifestazione.

La redazione dei “Quaderni rossi” si divide su linee politiche

La componente che fa capo a Mario Tronti, Toni Negri, Alberto Asor Rosa ritiene che la maturazione politica della classe sia tale da permettere il salto organizzzativo rivoluzionario, accusa di “sociologismo” la pratica panzieriana e darà vita a “Classe operaia”.

Panzieri replica ritenendo queste posizioni frutto di misticismo rivoluzionario, una sorta di filosofia della storia centrata sulla classe operaia, accusa alcune valutazioni di rozza ideologia del sabotaggio.

Panzieri non vede rinnovato il contratto con l’Einaudi, insieme a Renato Solmi, per avere sostenuto la pubblicazione di una inchiesta di Goffredo Fofi sulla migrazione meridionale.

L’accusa è di voler usare la casa editrice per fini ideologici.

Ancora una volta, come dopo la rinuncia alla carriera accademica, l’attività di Panzieri sembra, per coerenza estrema, dover iniziare da capo.

Quando sembra avere allacciato un rapporto con la Nuova Italia di Firenze, arriva improvvisa la morte, per embolia cerebrale, il 9 ottobre 1964.

Libro di Paolo Ferrero

Il libro di Ferrero uscito opportunamente nel centenario della nascita, contiene uno scritto dell’autore che mette in luce gli elementi di attualità del pensiero e della pratica di Panzieri, creando un legame fra le tesi sul controllo operaio e la tematica dei “Quaderni rossi”.

Panzieri è antidoto rispetto alle visioni autoritarie, statolatriche, centralistiche, antidemocratiche del marxismo e del comunismo che è, invece, partecipazione e democrazia dal basso.

Molte le testimonianze, a cominciare dalla moglie Pucci Saija, traduttrice del Capitale, a tant* militanti scompars*, Dario Lanzardo, Giorgio Bouchard, Gianni Alasia, Pino Ferraris, Giovanni Jervis, Edoarda Masi, Vittorio Rieser… a chi lo ha accompagnato in una breve stagione, drammaticamente interrotta: Cesare Pianciola, Giovanni Mottura, Liliana Lanzardo, Sergio Bologna, Goffredo Fofi.

Importanza del testo

Ne emerge un quadro composito che non solamente ci fa ricordare una delle più grandi figure della nostra storia, ma ne fa risaltare i non pochi elementi di attualità, quanto mai da conoscere e discutere nel vuoto attuale.

Consigli, democrazia diretta, Cina, migrazione meridionale, composizione di classe, neocapitalismo, sviluppo economico dell’Italia, coscienza di classe, uso della tecnologia, rapporto tra spinta di massa/partiti di classe/sindacato.

Un testo per una riflessione collettiva.

Sergio Dalmasso

in “Lavoro e Salute” n. 3 Marzo 2021.

Presente anche in Schede e Recensioni

Download “PAOLO FERRERO Panzieri, l'iniziatore dell'altra sinistra”

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Quaderno 68

 

È online il quaderno Cipec numero 68 che raccoglie tutti gli interventi al Consiglio regionale del Piemonte di Sergio Dalmasso dal 2007 al 2010.

 

DOWNLOAD QUADERNO 68

Download “Quaderno CIPEC N. 68 (Interventi al Consiglio regionale del Piemonte di Sergio Dalmasso parte seconda 2007-2010)”

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Il cartaceo sarà dato alle stampe nel secondo semestre del prossimo anno.

Il quaderno serve come documentazione.

Un intervento del Quaderno N. 68

Legislatura n. VIII – Seduta n. 322 del 09/05/08 – DALMASSO Sergio – Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell’on. Aldo Moro

Velocemente, come il Consigliere Leo.

C’è stata una trasmissione televisiva, qualche giorno fa, in cui a giovani di vent’anni è stato chiesto se sapevano chi fosse Aldo Moro.

Leggo due risposte testuali: “Mah, è quello che fotografava i vip, quello dello scandalo” – Lele Mora – “Non so, non sono mica comunista io e in classe dormivo quando si parlava di questo”.

È chiaro che fatti accaduti trent’anni fa siano lontani dai giovani come poteva essere la guerra di Spagna per me, cronologicamente.

Al tempo stesso, è molto più vero, rispetto ad anni fa, che se i giovani vivono appiattiti sull’oggi (come dice un grande storico marxista inglese) è estremamente difficile far presente loro i fatti passati.

Quindi chiederei anch’io – adesso non mi era neanche venuto in mente ma senza fare robe bipartisan, è tanto bravo il Consigliere Leo, ecc.

evitiamo questo – se in una prossima riunione del Comitato che è stato ricordato non si possa ragionare e pensare a qualche iniziativa, non tanto la processione nelle scuole, quanto qualche iniziativa significativa e collettiva, che cerchi di mettere in luce i fatti in modo chiaro, evitando per favore, spiegazioni unilaterali.

Gli anni ’70 non sono stati solamente violenza, ma sono stati anche altro: il diritto di famiglia, la legge Basaglia e mille altri aspetti di questo tipo.

Credo che sarebbe utile non solo per Torino, ma per la regione intera.

 

Sergio Dalmasso

Novità Edizioni Punto Rosso

maggio 2020

Sergio Dalmasso

LUCIO LIBERTINI

Lungo viaggio nella sinistra italiana

Postfazione di Luigi Vinci

In appendice alcuni articoli di Libertini usciti sulla rivista “La sinistra

Lucio Libertini libro di Sergio Dalmasso

Lucio Libertini (Catania 1922-Roma 1993) ha militato, dall’immediato dopoguerra alla morte, nella sinistra italiana, da una corrente socialista minoritaria alla sinistra socialdemocratica, dall’eresia dell’USI di Magnani e Cucchi alla sinistra socialista, dall’eretica collaborazione con Panzieri al PSIUP, dal PCI a Rifondazione comunista.

Al di là delle banali accuse di essere uno “scissionista”, un “globe trotter della politica”, Libertini rivendicava una coerenza, una continuità davanti ai tanti che avevano modificato non sigle di partito, ma posizioni e scelte ideali, sostenendo una fedeltà ai propri riferimenti sociali e una linearità, nel doppio rifiuto dello stalinismo e della compromissione socialdemocratica.

Il suo grande attivismo, le capacità giornalistiche espresse da “Iniziativa socialista” a “Risorgimento socialista”, da “Mondo operaio” all’”Avanti!”, da “Mondo nuovo” a “Liberazione”, la intensa produzione di testi, sempre legati alla contingenza politica, ma molto spesso di prospettiva (per tutti le “Tesi sul controllo” e “Due strategie”) hanno fatto di lui, per anni, un riferimento importante.

Attualità di alcune tematiche

Se molte delle formazioni in cui ha militato sono oggi sconosciute ai più, sommerse nelle infinite scissioni, divisioni e rimozioni della sinistra, alcune tematiche mantengono una specifica attualità:

  • la ricerca di una via autonoma e non subordinata;
  • il legame costante con la classe;
  • la necessità di un protagonismo della stessa espressa dai suoi strumenti di controllo e di auto organizzazione;
  • una lettura dei temi internazionali che esca dai limiti del campo e dello stato-guida.

Il testo passa in rassegna “eresie” dimenticate, dibattiti, scelte generose anche se minoritarie, figure della sinistra maggioritaria e di un’altra sinistra (Magnani, Codignola, Maitan, Panzieri, Ferraris) sconfitta ed emarginata, con opzioni differenti, ma capace di analizzare la realtà nazionale e internazionale, le sue trasformazioni, le prospettive.

Attraverso il percorso di Lucio Libertini, il testo ripercorre mezzo secolo di storia, di successi, errori, scacchi, potenzialità, speranze, occasioni mancate dell’intera sinistra italiana.

Roberto Mapelli

***

L’autore

Sergio Dalmasso è nato a Boves (Cuneo). Vive a Genova.

E’ stato per quarant’anni insegnante di lettere nella scuola media superiore.

Militante della sinistra, dal movimento studentesco a Manifesto, PdUP, DP, Rifondazione.

È stato consigliere comunale, provinciale, regionale.

Già redattore di riviste storiche, si occupa di storia del movimento operaio, della sinistra politica e sociale in Italia, della stagione dei movimenti, di figure dei partiti di sinistra.

Ha recentemente pubblicato per la Redstarpress due biografie su Lelio Basso e Rosa Luxemburg.

Cura i quaderni “Storia, cultura, politica” del CIPEC.

Pagg. 250, 18 euro.

ISBN 9788883512414

Per ordinarne una copia scrivere a

edizioni@puntorosso.it

www.puntorosso.it/edizioni

 

 

Puoi acquistare il libro anche su Amazon

Di seguito gli interventi di Lucio Libertini nel consiglio regionale del Piemonte da consigliere del Partito Comunista Italiano 1975-1976 pubblicati nel quaderno CIPEC numero 67:

Download “Quaderno CIPEC N. 67 (Lucio Libertini. Interventi al consiglio regionale del Piemonte 1975-1976)”

Quaderno-CIPEC-Numero-67.pdf – Scaricato 9459 volte – 1,72 MB

E, un saggio su Libertini pubblicato su Critica Sociale (2023):

Download “Saggio su Libertini - Critica sociale, parte prima”

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Addio Piergiorgio Maggiorotti

 

Non passa un giorno senza una triste notizia. Mi scrivono da Torino della morte di Piergiorgio Maggiorotti. Piergiorgio è stato eletto consigliere regionale della allora DP nel 1990, come indipendente.

Da fine 1991, confluita DP in Rifondazione, era stato consigliere rifondarolo, sempre indipendente e con molte riserve sul processo di Rifondazione.

Disabile, attentissimo ai temi sociali era meno interessato ai temi ortodossi, tradizionali delle formazioni politiche della sinistra (nuova o tradizionale), ai loro linguaggi e riti.

Credo che i suoi interventi consiliari (forse sarebbe opportuno raccoglierli) testimonino queste scelte e questa formazione.

Addio Piergiorgio Maggiorotti

Ricordo ancora la visita,con lui, al carcere di Cuneo. Nel 1995 aveva terminato il mandato consiliare, continuando un impegno serio e documentato sui temi della disabilità, della salute.

Nei miei anni torinesi, lo avevo incontrato frequentemente. Avevamo presentato, scritte dalle lui e dalle associazioni che rappresentava, tre proposte di legge (2005) sul tema.

Neppure una è mai arrivata in aula.

Lo avevamo distaccato dal suo lavoro, alcune ore alla settimana, presso l’assessorato alla Sanità (assessore Mario Valpreda) perché occupasse della disabilità e fungesse da tramite tra assessorato e “partito”.

Era attivo, puntuale, competente, eccessivamente “timido” in questa politica di squali.

Ricordo un carattere dolce, una lettura sempre problematica delle cose, ben lontana dalle certezze assolute e dai personalismi, una grande idealità che, dalla sua condizione personale, trasferiva nell’impegno sociale.

È un altro pezzo della nostra piccola storia che se ne va.

Ho spesso l’impressione che la sconfitta collettiva e la fine di tante ricche storie personali siano legate fra loro.

Genova, 5 febbraio 2020

Sergio Dalmasso

Cittadinanza onoraria Marcello Martini

cittadinanza onoraria Marcello Martini

Doverosa la cittadinanza onoraria a Marcello Martini

Franco Di Giorgi

 

Il 4 maggio il Comune di Castellamonte ha conferito a Marcello Martini – deportato nel Lager di Mauthausen – la cittadinanza onoraria.

Un tale conferimento a persone come lui andava fatto non solo in segno di rispetto per quello che, assieme a tanti altri innocenti, ha subito in quei luoghi di tortura e di morte che solo l’altro ieri infestavano ed erano attivi in diversi Stati dell’Europa civilizzata (compresa l’Italia), ma soprattutto per un senso del dovere, per quello che egli è e per quello che ancora rappresenta nella storia del vecchio continente.

Per questa storia Marcello è e rappresenta un mártyros, ossia colui che nella lingua greca incarna ad un tempo il “martire” e il “testimone”.

Come tale, egli è una di quelle numerosissime vittime che rappresenta o ri-presenta (nel senso che ci fa ricordare) quella deviazione o aberrazione che solo una settantina di anni fa una certa quota di esseri umani aveva impresso all’umanità nel segno dell’annientamento, della distruzione e dell’autodistruzione.

In una parola, nel segno della Vernichtung o della Shoah.

Più che di un errore si era trattato infatti di un erramento, di un’erranza da un solco che fino a quel momento l’umanità aveva tracciato e coltivato per cercare di dare un senso a una delle domande più originarie e più profonde: “verso dove andiamo?”.

Con i propri occhi egli ha visto e sulla propria pelle ha sentito la Gewalt, la violenza tremenda che era stata necessaria per fare deragliare l’umanità da quel solco e per farla precipitare nella più squallida abiezione.

Gli esseri umani, infatti, ricordava Liana Millu (un’altra deportata, ma nel campo di Auschwitz), una volta sfruttati, venivano gettati via come degli obiecta, come degli oggetti, come delle cose, come delle sedie che, una volta rotte, si buttano via.

Si facevano delle cataste e poi vi si dava fuoco.

Per questo motivo la martyría, la testimonianza degli scampati al Nulla, al Nicht, è sacra, perché il loro martýrion, la loro esperienza vissuta e patita, per quanta passione essi mettano nei loro racconti e per quanta attenzione facciano coloro che li ascoltano, lo rammentavano amaramente sia Wiesel sia Améry, è difficile da dire e quindi da tramandare.

Le parole infatti, confessava lo stesso Primo Levi, funzionano male sia «per cattiva ricezione», «sia per cattiva trasmissione».

Questa confessione compare nella Prefazione che Alberto Cavaglion ha scritto per la pubblicazione della testimonianza di Martini: Un adolescente in Lager.

Ciò che gli occhi tuoi hanno visto (Giuntina, 2007). Il significato di questo sottotitolo è equivalente al titolo della prima testimonianza di Levi, Se questo è un uomo.

Vale a dire: gli occhi del quattordicenne Marcello (nato a Prato nel 1930, catturato il 9 giugno del 1944 e liberato il 5 maggio 1945) hanno visto e vissuto tutto il valore dubitativo implicito in quel “Se”: se questo è un uomo, com’è allora che egli può compiere sugli altri uomini quello che ha compiuto?

Com’è che, sebbene in modalità diverse, continua ancora a compiere?

E inoltre, quanto doveva odiare se stesso se, per quanto in generale di formazione cristiana, aveva messo da parte il principio “Ama il prossimo tuo come te stesso”?

È su questo dubbio atroce che si dovrebbe riflettere in maniera adeguata, e non solo in occasione della Giornata della Memoria. L’attualità (non solo politica), poi, ce ne dà quotidianamente spunto.

9 maggio 2019

Icona pdf Castellamonte cittadinanza onoraria a Marcello Martini

Doverosa la cittadinanza onoraria a Marcello Martini:

Download “Castellamonte: Cittadinanza onoraria Marcello Martini (di F. Di Giorgi)”

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Riepilogo presentazioni libri

TOURNE’E LELIO BASSO:

– Riepilogo presentazioni libri, settembre 2018, Cuneo.

– ottobre 2018 , Varazze (Sala Lelio Basso).

– Giovedì 6 dicembre 2018, ANPI Ivrea e Basso Canavese.

– Giovedì 24 gennaio 2019 ore 18.30, MILANO, libreria “Les mots”, via Carmagnola angolo via Pepe, Metro 2, Garibaldi, con Piero Basso e Giorgio Riolo.

– Martedì 29 ore 17, gennaio 2019 GENOVA, palazzo Ducale, con Nando Fasce (università di Genova).

Da definire Varazze (SV) e Siena.

Riepilogo presentazione libri, Libro su Lelio Basso

Download “Primo capitolo del libro Lelio Basso”

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TOURNE’E ROSA LUXEMBURG

–  10 gennaio 2019, ore 20.45, Genova-Marassi, circolo PRC Bianchini piazza Romagnosi 3A/r

–  15 gennaio 2019, ore 21, Torino, La poderosa, Via Salerno 15a – 10152 Torino

– Venerdì 18 gennaio 2019, ore 18.30, TRIESTE, casa del popolo di Ponziana.

– Venerdì 25 gennaio 2019, ore 18.30, GENOVA, circolo PRC val Polcevera.

– Sabato 26 gennaio 2019, ore 18.30, GENOVA, circolo E. Curiel, p. Sciesa, Pra

– Venerdì 1 febbraio, ore 21, BIELLA, circolo PRC, via Fornace.

– Sabato 2 febbraio, ore 17, CUNEO, libreria “L’acciuga”, via Dronero 2.

–  Venerdì 15 febbraio ore 21, IVREA, ANPI.

Da definire Savona, Sanremo, Arma di Taggia Grosseto, La Spezia …

Riepilogo presentazioni libri, Ivrea Libro su Rosa Luxemburg

… e non mettiamo limiti alla provvidenza.
Sergio.

Riepilogo presentazione libri, Sergio Dalmasso firma libri su Lelio Basso a Ivrea

Riepilogo presentazione libri. Nando Fasce e Ivano Fossati

TOURNE’E RIFONDAZIONE COMUNISTA

Il testo, in libreria da fine novembre 2021, è stato presentato:
LIGURIA: Genova- centro storico, Marassi, Val Polcevera, S. Teodoro- Savona, Rapallo, La Spezia.
PIEMONTE: Cuneo, Torino, Asti.
RESTO DEL MONDO: Bologna, Napoli, Grosseto.
Pronto, se qualcuno è interessato, a spingermi in ogni dove, anche per dare utilità ad un libro che racconta la nostra storia.
Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato.
(Aggiornamento 24 febbraio 2022)
Copertina Libro secondo decennio di Rifondazione
A Milano alla libreria Feltrinelli Piazza Duomo libro sulla storia di Rifondazione:
Riepilogo presentazione libri, Libreria Milano libro sulla storia di Rifondazione Comunista di Sergio Dalmasso

Capitolo 1 del libro sulla Storia di Rifondazione Comunista secondo decennio:

Download “Capitolo 1 storia di Rifondazione Comunista”

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Libro sulla storia di Rifondazione Comunista primo decennio:

Download “Quaderno CIPEC Numero 31 (Libro sul primo decennio di Rifondazione di S. Dalmasso)”

Quaderno-CIPEC-Numero-31.pdf – Scaricato 13004 volte – 1,03 MB

Poderosa presentazione libro luxembug, Il 15 gennaio 1919 veniva uccisa Rosa Luxemburg, a 100 anni esatti dalla sua morte la ricordiamo, alla Poderosa di Torino il 15 gennaio 2019 alle ore 21.00 in una serata a lei dedicata, con la presentazione del nuovo libro di Sergio Dalmasso:

Una donna chiamata rivoluzione.

Vita e opere di Rosa Luxemburg

 

Relatori alla Poderosa presentazione libro luxembug: Giovanna Capelli e Sergio Dalmasso

Associazione di Promozione Sociale

Via Salerno 15a – 10152 Torino

Poderosa presentazione libro luxembug locandina evento

 

Mappa del luogo della presentazione

 

Breve descrizione libro Rosa Luxemburg

Era il 15 gennaio del 1919 quando i soldati dei Freikorps, la soldataglia al soldo del governo socialdemocratico di Friedrich Ebert, si gettarono come sciacalli su Rosa Luxemburg, facendo scempio del suo corpo, ritrovato solo diversi mesi dopo il rapimento.

Si concludeva così l’esistenza terrena di una grande rivoluzionaria.

Rosa è figura di primissimo piano del movimento operaio nonché interprete, per molti versi mai superata, del pensiero marxista e della democrazia proletaria.

Di origini polacche, fu colpita durante l’infanzia da una malattia che l’avrebbe costretta a zoppicare per tutta la vita.

Rosa Luxemburg aveva scelto il campo della sovversione dell’ordine costituito da industriali, proprietari terrieri, sbirri e teste coronate.

Quando frequentava ancora il liceo a Varsavia, dove le veniva negata la medaglia d’oro a cui avrebbe avuto diritto in virtù della sua vivissima intelligenza e grande preparazione “a causa del suo atteggiamento ribelle nei confronti dell’autorità”.

Un atteggiamento che, nel corso degli anni, non avrebbe fatto altro che crescere in qualità e in intensità.

Vuoi grazie alla redazione di autentici capolavori di analisi politica, da L’accumulazione del capitale a Riforma sociale o rivoluzione?

Vuoi per una militanza indefessa e appassionata, che la vide in prima linea nella battaglia contro il riformismo e, conseguentemente, tra i fondatori della Lega Spartachista e quindi del Partito comunista di Germania.

Portatrice di una visione che affidava le sorti dell’umanità intera al protagonismo delle masse, non volle fare neppure un passo indietro quando le sorti dell’insurrezione tentata a Berlino nel gennaio del 1919 volsero al peggio.

Quindi nulla fece per sfuggire ai suoi assassini che, uccidendola, non riuscirono però a far tacere la sua voce.

Voce, più attuale che mai, continua a parlare a chiunque, con il passare del tempo, continuerà a schierarsi dalla parte dei molti.

Sergio DALMASSO

LELIO BASSO. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico

(Roma, Redstarpress, 2018)

Può sembrare anacronistico, nella attuale assenza di riferimenti e di richiami alle nostre radici, politiche e culturali, nella mancanza di riferimenti partitici e nello tsunami culturale che ha colpito e travolto la sinistra, tornare a riflettere su una grande figura del socialismo, dell’antifascismo e del movimento operaio italiano e internazionale quale Lelio Basso è stato dagli anni ’20 alla morte (1978).

Nascita del PCd’I

Socialista sin dalla gioventù, critico verso la scissione comunista (Livorno, 1921), antifascista, amico e collaboratore di Gobetti, attento alla moralità luterana, laureato in filosofia e giurisprudenza, viene confinato dal fascismo e – nel corso degli anni ’30 – partecipa al grande dibattito sulla rifondazione del pensiero socialista, stretto fra socialdemocrazia e stalinismo.

La necessità di cercare nuove strade, di uscire da quelle vecchie, sconfitte dall’avvento della dittatura fascista, lo porta, nel corso della guerra, a fondare il MUP (Movimento di unità proletaria) con forte impronta classista e ad essere critico verso la politica unitaria del CLN, incarnata in particolare dal P.C.I. (da qui le polemiche con Pietro Secchia).

Segretario nazionale PSI

Nonostante questo e nonostante una posizione non appiattita sull’URSS è segretario nazionale del Partito socialista sino alla sconfitta del Fronte popolare (1948), quando iniziano anni di isolamento e di emarginazione politica che terminano solamente alla metà del decennio successivo, quando crescono il suo impegno per l’alternativa socialista, posizione originale nel panorama nazionale, e l’opposizione alla scelta del PSI per la collaborazione governativa con la DC.

È Basso a motivare alla Camera il rifiuto della sinistra socialista verso il primo governo di centro sinistra e a divenire presidente del nuovo partito, il PSIUP (Partito socialista di unità proletaria).

Anche questo è un percorso colmo di contraddizioni che lo portano a scegliere dal 1969, di essere militante senza tessera, parlamentare della sinistra indipendente, attento ai grandi problemi internazionali (Tribunale Russell, condanna delle guerre e delle dittature, sostegno ai diritti dei popoli).

Costituzione

Il libro ripercorre la formazione di Basso, la sua posizione specifica nel corso della resistenza, l’impegno di costituzionalista, soprattutto nella scrittura degli articoli 3 e 49 della carta costituzionale, ma anche nella successiva denuncia delle inadempienze e degli stravolgimenti che essa ha subito.

Socialismo italiano nel dopoguerra

Ancora, i capitoli centrali offrono un compendio sulle vicende del socialismo italiano del dopoguerra e sul tentativo bassiano di offrire una risposta ai problemi della sinistra non solamente italiana.

Impegno internazionalista

L’ultima parte, oltre a ripercorrere l’impegno internazionalista (Vietnam, America latina…), documenta l’atipico interesse per la tematica religiosa, un laicismo senza compromessi, basato sul rifiuto della equazione Democrazia cristiana/partito cattolico e del rapporto privilegiato con essa, teso, al contrario, a proporre l’emancipazione dei lavoratori dalla sua egemonia.

Da qui la costante attenzione alla libertà delle minoranze religiose e la ferma richiesta di superamento del regime concordatario.

Ancora, Basso è, non solamente in Italia, il maggiore interprete di Rosa Luxemburg da lui letta come l’unica continuatrice del pensiero di Marx.

Il marxismo

La sua originale interpretazione del marxismo è presente nelle opere, negli scritti sulle sue riviste (in particolare “Problemi del socialismo”), nei convegni organizzati, nel lavoro della fondazione Basso da lui fondata.

Il testo, di un autore (fra i massimi conoscitori di Lelio Basso) che alla sinistra politica e sociale ha dedicato già altre opere, non è specialistico, ma costituisce una monografia agile e certamente molto utile per riscoprire, a quarant’anni dalla morte, una figura della nostra storia e per riproporre tematiche la cui attualità è, ancora oggi, quanto mai viva.

Nizza, 24 luglio 2018

Il libro è disponibile in tante librerie italiane e nei siti online: Amazon, IBS, Red Star Press, eccetera.

Gratis di seguito il primo capitolo del libro su Lelio Basso:

Download “Primo capitolo del libro Lelio Basso”

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Libro Lelio Basso

Diego Giachetti, Recensione libro su Basso di Diego GiachettiRiporto di seguito la recensione, presente su Amazon, dello storico Diego Giachetti, al mio libro Lelio Basso. La ragione militante.

La solitudine di un socialista luxemburghiano di Diego Giachetti

 27 giugno 2018

Lelio Basso. La ragione militante

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Il libro appena pubblicato di Sergio Dalmasso, Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico (Roma, Red Star Press, 2018), aggiunge un Copertina Recensione libro su Basso di Diego Giachettinuovo importante tassello utile per comprendere le vicende legate alla sinistra politica e sociale italiana.

Con la solita pazienza per i fatti e la documentazione che lo contraddistinguono, l’autore propone una snella e approfondita biografia politica di un protagonista del socialismo italiano, morto quarant’anni fa.

Ritrovare e ripercorrere la vita di Lelio Basso significa entrare direttamente nella storia del socialismo italiano, nel periodo che va dal fascismo alla Resistenza, al lungo dopoguerra, con i dovuti e annessi riferimenti al contesto generale della seconda metà del ‘900.

Basso ha vissuto pienamente tutti quei decenni, li ha attraversati da protagonista nel senso di un militante che ha partecipato con le proprie idee e analisi alla lotta politica fuori e dentro il partito.

Lo ha fatto senza mai rinunciare alla propria indipendenza di giudizio e di critica.

Lelio Basso controcorrente

Che Lelio Basso fosse un uomo che amava nuotare controcorrente lo dimostra la sua scelta di iscriversi nel 1921 al Partito socialista, proprio nel momento in cui tale partito non godeva di ottima salute. Aveva appena subito la divisione dei comunisti che portò alla costituzione del Partito comunista, al quale la maggioranza dei giovani socialisti aderì.

La sua giovanile adesione al socialismo comportò conseguenze repressive ad opera del regime fascista: fu arrestato, processato e confinato.

Tra azione politica e teoria

Nel corso della Seconda guerra mondiale egli esprime riserve critiche sulla politica dei fronti popolari, perché la ritiene frutto di scelte operate dai vertici di partito e incapace di stimolare e valorizzare la spinta del movimento operaio verso rivendicazioni di classe.

Ugualmente critico è il giudizio sul governo Badoglio che lo porta a rompere per un breve periodo col Partito socialista, per poi rientrarvi nel 1944.

Favorevole all’unità d’azione coi comunisti, segnala però gli elementi che lo separano da quel partito: il problema della democrazia interna e il fatto esso si ponga al servizio della diplomazia sovietica. A chi lo rimproverava di coltivare l’illusione dello sbocco rivoluzionario della Resistenza,

Basso replicava che tra la rivoluzione socialista e l’inserimento dell’establishment conservatore, vi era tutta una gamma di sfumature non sfruttate, messe in sordina dalla svolta di Salerno che rappresentò invece l’accettazione della continuità con le istituzioni e il personale burocratico amministrativo che avevano servito il regime fascista.

Eletto all’assemblea Costituente, fu uno dei principali artefici della stesura della Carta costituzionale

Divenne segretario del Psi, carica che mantenne per qualche anno. Dopo si dimise e iniziò il suo percorso minoritario all’interno del socialismo.

Gli eventi del 1956 (XX Congresso del Pcus, critiche all’operato di Stalin, rivoluzione ungherese e invasione da parte dei sovietici) non lo colgono impreparato; non deve fingere il falso stupore di chi si maschera dietro il “non sapevo nulla” di quanto era accaduto sotto il regime di Stalin in Urss.

La denuncia di Stalin e dello stalinismo, fatta per altro da ex stalinisti, riconferma per Basso la validità del socialismo democratico e pluralista contro il modello di partito unico, l’importanza della democrazia all’interno del partito contro il burocratismo.

Denuncia quindi le deviazioni dell’Urss senza ripiegare su scelte socialdemocratiche di riformismo spicciolo. Pertanto è contrario alla politica di avvicinamento dei socialisti al governo con la Democrazia cristiana e nel 1964 aderisce al Partito socialista di unità proletaria (Psiup), formazione che raccoglie i socialisti contrari all’entrata nella maggioranza governativa.

Nel frattempo Basso prosegue e approfondisce la sua riflessione teorica, tesa a potenziare l’impianto analitico e programmatico di un progetto di trasformazione socialista della società basato sulla riscoperta di Marx, che elimini le interpretazioni socialdemocratiche attribuitegli dai teorici della Seconda Internazionale.

Un Marx libero anche da Lenin.

Entrambi sono indispensabili, diceva, non perché il leninismo sia il marxismo dell’età contemporanea, che ne racchiude tutta l’essenza, bensì perché Lenin costituisce la guida delle rivoluzioni negli anelli più deboli e Marx delle rivoluzioni occidentali.

Mentre Lenin aveva concentrato il fuoco della sua battaglia sull’anello più debole della catena capitalistica mondiale, la Luxemburg invece aveva una visione meno tattica e più strategica, a lunga scadenza sui problemi di una rivoluzione in una società capitalistica altamente sviluppata.

Il triste esito delle speranze suscitate dalla “primavera di Praga” del 1968, conclusasi con l’intervento militare sovietico, è per Basso motivo di amarezza anche per la posizione assunta dal suo partito, che giustifica l’invasione.

Non rinnova la tessera del Psiup, nel 1971 si dimette dal gruppo parlamentare perché anche in quel partito si sente ormai un corpo estraneo.

Sentimento che prova anche nei confronti delle nascenti organizzazioni extraparlamentari. Il suo dissenso riguarda la concezione del socialismo e della rivoluzione, la natura e il ruolo del partito, la strategia del movimento operaio. La soluzione, ribadiva, è nel pensiero di Marx e nel ritorno a Rosa Luxemburg.

Amarezza e orgoglio

Il bilancio che egli stesso traccia di cinquant’anni di attività politica è crudo e orgoglioso. Scrive infatti che avrebbe potuto fare la politica dei favori e delle amicizie, ma non ne ha mai avuto la tentazione. Gli ripugnava.

In ciò, dice, sta la causa della sua solitudine, non solo politica ma nel profondo dell’anima, senza amici costretti ad essergli fedeli per ragioni governative o sottogovernative.

Nei partiti, prosegue, mi sono trovato spesso in minoranza. Ma essersi dimesso dai partiti non significa aver rinunciato alle proprie idee alle quali resta attaccato: “sono un isolato, un uomo che non ha dietro di sé alcuna forza organizzata, ma soltanto il proprio passato politico di militante, non mi è facile portare avanti questo ruolo di indipendente, ma è contro ogni mia volontà che sono stato ricacciato ai margini della vita politica e ridotto al ruolo non di protagonista, ma di testimone”.

In quegli anni di “solitudine” politica, il suo impegno si consuma nell’organizzazione dei tribunali internazionali per i diritti dei popoli.

È del 1966 la sua adesione al Tribunale Russell per giudicare i crimini americani nella guerra in Vietnam.

Dal 1974 al 1976 promuove e presiede le sessioni del Secondo Tribunale Russell sulla repressione in America Latina.

Nel 1976 fonda la Lega per i diritti e la liberazione dei popoli. Continua la sua attività di studioso del marxismo e di promotore culturale.

Dal 1958 al 1976 dirige la rivista Problemi del socialismo. Nel 1969 fonda l’Istituto per lo studio della società contemporanea (ISSOCO), fornito di una preziosa biblioteca per la storia del movimento operaio.

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Dal 19 gennaio 2024 è disponibile il primo capitolo del libro Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico:

Download “Primo capitolo del libro Lelio Basso”

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Renato Marchiaro il partigiano calciatore

È online il quaderno CIPEC Numero 61 in gran parte dedicato a Renato Marchiaro il partigiano calciatore che iniziò la sua carriera calcistica con la Juventus nel 1937.

Download “Quaderno CIPEC N. 61 (Partigiano calciatore Renato Marchiaro)”

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Racconti inediti della vita di Marchiaro vi si trovano in esso scritti dallo stesso Renato.  Bovesano, recentemente scomparso a Nizza all’età di 98 anni.

“Iniziò la sua carriera calcistica con la Juventus nel 1937, trasferendosi in seguito in altre squadre italiane quali lo Schio e il Liguria.

In totale nella massima serie professionista totalizzò 8 presenze ma nessun gol. A causa della seconda guerra mondiale interruppe la carriera calcistica nel 1943, riprendendola poi in Francia nel 1946.

Giocò nell’Antibes, nel Nizza e nell’Olympique Alès, totalizzando nel periodo francese 44 presenze e 13 gol.”

Renato Marchiaro il Partigiano Calciatore. Copertina del Quaderno CIPEC Numero 61

Biografia secondo Wikipedia

Durante la Seconda guerra mondiale, a seguito del proclama Badoglio dell’8 settembre 1943 si unì alla Resistenza unendosi alla “Banda Vian” guidata da Ignazio Vian con il nome di battaglia di “Fede” e fu uno dei pochi sopravvissuti all’eccidio di Boves. Successivamente si unì alle Brigate Garibaldi.

Durante la sua militanza nel Nizza incontrò la sua futura moglie e al termine della sua carriera agonistica tornò nella città della costa Azzurra, ove, dopo aver lavorato per una compagnia petrolifera, comprò l’Hôtel des Mimosas.

È morto a Nizza nel 2017 all’età di 98 anni.