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La scelta di Sophie, saggio di Franco Di Giorgi

Il saggio del prof. Di Giorgi è stato pubblicato nel quaderno cipec numero 52

Quaderno a stampa, marzo 2014, Centro Stampa della Provincia di Cuneo

La scelta di Sophie di Franco Di Giorgi

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Traduzione del video in italiano

Dal romanzo di William Styron, Sophie’s Choice, la cui prima edizione è del 1976, nel 1982 ne è stato tratto un film che valse il premio oscar alla grande Meryl Streep, attrice protagonista di Sophie.

Traduzione in italiano del dialogo nel breve filmato tratto da “La scelta di Sophie”, sopra mostrato (dal tedesco – nella traduzione inglese vi sono degli errori):

Hauptsturmführer: Lei è così bella,
Hauptsturmführer: vorrei portarti a letto, a fare …
Hauptsturmführer: Sei polacca?
Hauptsturmführer: Tu!
Hauptsturmführer: Sei anche tu una di quei sporchi comunisti?
Sophie: Sono polacca!
Sophie: Sono nata a Cracovia. Non sono ebrea, neanche i miei figli!
Sophie: Non sono ebrei, dal punto di vista razziale sono puri!
Sophie: Sono cristiana! Sono cattolica praticante!
Hauptsturmführer: Ma tu non sei comunista?
Hauptsturmführer: Tu credi in …
Sophie: Sì, sono credente in Cristo.
Hauptsturmführer: Tu credi in Cristo, il Redentore?
Sophie: Sì.
Hauptsturmführer: Lui non aveva detto “Lasciate che i bambini vengano a me”? Tu puoi tenerti un bambino.
Sophie: Come, per favore?
Hauptsturmführer: Tu puoi tenerti uno dei tuoi bambini. L’altro deve scomparire.
Sophie: Ma Lei dice che devo scegliere?
Hauptsturmführer: Lei è polacca non ebrea.
Hauptsturmführer: Allora ha un certo privilegio, un diritto di prelazione.
Sophie: Non posso scegliere!
Sophie: Non posso scegliere!
Hauptsturmführer:Stia zitta!
Sophie: Non posso scegliere!
Hauptsturmführer: Via, le mando via ambedue!
Hauptsturmführer: Faccia una scelta!
Sophie: Non posso scegliere! Non posso!
Hauptsturmführer: Mando ambedue in là.
Sophie: Noo!
Hauptsturmführer: Smetti adesso! Chiudi il becco e scegli! Dai deciditi e scegli!
Sophie: Non mi faccia scegliere, non posso scegliere!
Hauptsturmführer: Mandi ambedue di là!
Sophie: Non posso scegliere!
Hauptsturmführer: Prenda ambedue i bambini! Su!
Sophie: Prenda la piccola!
Sophie: Prenda la mia piccola!

***
parte 2 del saggio di Franco Di Giorgi :

2. Insieme a molti prigionieri, tra cui Wanda e altri componenti della resistenza polacca, il 1º aprile 1943, Sophie Zawistowska giunge con il treno sino all’interno del Lager di Auschwitz-Birkenau.

Una volta scesa sulla banchina ferroviaria, si trova dinanzi un giovane Hauptsturmführer, dottore in medicina, medico addetto alle selezioni.

Stingo – l’io narrante e protagonista egli stesso del romanzo – lo battezza Fritz Jemand von Niemand: letteralmente ‘Qualcuno di Nessuno’, qualcuno che viene dal nulla; Jemand von Nichts si potrebbe dire, o meglio ancora Jemand von Nacht, qualcuno che proviene dalla notte, perché Sophie in due anni di Lager non era mai riuscita a conoscerne il nome.

Mutuando poi un’espressione heideggeriana si potrebbe definirlo Platzhalter der Nichts o Platzhalter der Nacht, sentinella del niente o sentinella della notte.

E per un filosofo come Heidegger attento alle etimologie e alle radici greche della lingua germanica, per un pensatore che ha saputo cogliere la coincidenza tra Geschichte e Geschick, tra storia e destino, non doveva essere poi tanto difficile individuare anche quella tra Nichts e Nacht. Sophie vi giunge con i suoi due figli, Jan, il maggiore, di dieci anni, ed Eva, di otto.

Essa viene catturata non perché ebrea né perché oppositrice del regime nazista, ma solo perché nascondeva sotto il vestito una coscia di prosciutto per la madre. Tutto il cibo allora, secondo le esigenze belliche, veniva requisito dai soldati tedeschi.

Sophie è una giovane polacca molto bella, figlia unica di due professori universitari: il padre, Zbigniew Biegański, docente di giurisprudenza all’antica università jagellona di Cracovia e antisemita per convinzione; la madre docente di musica presso la medesima università.

Già nel 1938, il padre aveva scritto un piccolo libello (Die polnische Judenfrage: Hat der Nationalsozialismus die Antwort?) nel quale delineava l’abolizione totale o la soluzione finale degli ebrei di Polonia, individuando alcuni luoghi di deportazione, fra cui il Madagascar.

Egli aveva voluto che sin da giovanissima, a sedici anni, Sophie imparasse la stenografia e la dattilografia. Fu essa infatti che trascrisse e batté a macchina tutte le idee antisemite del padre, aiutandolo persino a diffondere il libretto stampato in proprio nelle università di Cracovia. Anche il marito di Sophie, Kazik Zawistowski, era antisemita, e divenne ben presto collaboratore zelante del suocero.

Quando nel settembre del 1939 i tedeschi invadono la Polonia e il Capo della sezione giuridica del Partito nazionalsocialista, l’avvocato ebreo – «mirabile dictu»! (p. 301) – Hans Frank, insediatosi nel castello della Wawel di Cracovia, divenne il governatore della Polonia occupata (ossia della parte occidentale che, appena un mese prima, Hitler, con il patto Ribbentrop-Molotov, aveva ottenuto dall’accordo con Stalin), l’intellighentia universitaria di Cracovia e polacca in generale fu logicamente la prima ad essere arrestata e deportata nel campo di Sachsenhausen, creato dalle SA nel 1935-36 al posto di quello di Oranienburg, a nord di Berlino.

Lager nel quale, provenendo dalla scuola di Dachau, Rudolf Höss, dal 1° agosto 1938 svolge la mansione di amministratore del comandante e di Schutzhaftlagerführer, segretario addetto al disbrigo della corrispondenza ufficiale con le autorità esterne. A nulla, ovviamente, valsero le proteste del prof. Biegański e di suo genero: entrambi trovarono la morte in quel Lager.

  • Saggio presente nel Quaderno CIPEC numero 52:
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Michele TERRA (a cura di), Antifascismo e rivoluzione.

Storia critica dei movimenti reazionari di massa, Roma, Redstarpress, 2021.

 

Antifascismo e Rivoluzione copertina libroAntifascismo e rivoluzione, Michele Terra è attivista politico bolognese e dirige l’Associazione culturale Victor Serge.

Il breve testo, da lui curato, ha il merito di condensare sinteticamente almeno tre temi:

– la presenza di una estrema destra in Italia, nella sua continuità rispetto al ventennio fascista

– il carattere sessista e maschilista di questa area politica, dalle avventure coloniali mussoliniane, alla “difesa della razza”, alle proposizioni leghiste (non solamente di Borghezio)

– l’incomprensione, da parte delle forze di sinistra, delle radici sociali che hanno portato alla affermazione del nazismo.

Ancora: una breve panoramica sullo stragismo fascista, nel nostro paese, nel corso degli anni ’70,

mai perseguito sino in fondo ed oggi dimenticato in una generica valutazione sugli “anni di piombo”.

Terra passa in rassegna la vittoria fascista che segue la frontale sconfitta operaia dopo il “biennio rosso”,

i crimini coloniali, la oggettiva continuità degli apparati statali dopo il 1945 e l’uso del MSI, partito neo-fascista nato già nel 1946, durante tutta la storia repubblicana.

Nel nuovo millennio, l’estrema destra assume connotazioni diverse, sposando le tesi della “sostituzione etnica”, dell’opposizione all’islamismo, della priorità nazionale.

Non mancano i riferimenti ad esponenti della Lega (Borghezio, Savoini),

al legame con la rivista “Orion”, ai richiami alla “stirpe”, a dichiarazioni razziste e antisemite di molt* elett*, al rifiuto populista di distinguere fra destra e sinistra.

Piero Nobili passa in rassegna l’ascesa del nazismo in Germania,

sottovalutata e assecondata dalle forze di sinistra che rifiutano quell’unità di azione che avrebbe, ancora alla vigilia del gennaio 1933, potuto costruire una opposizione efficace all’hitlerismo:

Gli errori del Partito comunista tedesco si intrecciano con quelli dell’Internazionale, per anni legata alla assurda teoria del “socialfascismo”.

Tocca, quindi le potenzialità della Resistenza italiana che l’autore ritiene non compiutamente utilizzate e valorizzate dalle forze politiche e sociali della sinistra.

Dal compromesso con la monarchia, al ritorno del dominio padronale in fabbrica, dalla continuità di tutto l’apparato amministrativo, militare, giudiziario,

scolastico all’uso dell’estrema destra in funzione anticomunista, il panorama del dopoguerra segna l’esaurirsi della spinta propulsiva del “vento del nord”, a favore di una sostanziale restaurazione dei rapporti economici e sociali pre-fascisti.

La strategia della tensione, i tentativi di golpe, dal piano Solo a quello, che l’autore analizza, voluto da Junio Valerio Borghese (7-8 dicembre 1970) sino allo stragismo che costella tutto un decennio (piazza Fontana, piazza della Loggia, le bombe sui treni,

la stazione di Bologna, Peteano…) sono la diretta continuazione, in una fase di forte scontro sociale e di crescita di movimenti di opposizione, della voluta protezione,

a livello nazionale e internazionale, di forze fasciste e golpiste.

Chiara Mazzanti prende in esame i legami fra tematiche proprie del ventennio mussoliniano e della Repubblica sociale e gli attuali slogan della estrema destra.

Ne emerge un doppio “statuto dello straniero, ritenuto pericoloso, ma anche oggetto sessuale (Venere, se donna), in un antifemminismo crescente,

caratterizzato dalla riproposizione del ruolo tradizionale di moglie e madre (si pensi a Vox in Spagna e alle tendenze reazionarie, politiche e culturali, non solamente lepeniste, in Francia).

Chiudono il testo scritti di Gramsci e di Trotskij. Del primo si riportano lo scritto successivo alla morte di Giacomo Matteotti.

La commozione per il suo martirio non nasconde le critiche alle scelte riformiste che hanno sempre sottovalutato la possibilità di un colpo di stato e lo splendido discorso (l’unico) da lui svolto alla Camera (16 maggio 1925).

Al di là del contenuto (l’opposizione alla legge che limita l’attività delle associazioni) e delle schermaglie dialettiche con Mussolini e Farinacci, è ammirevole (in particolare oggi) la capacità di analisi strutturale, di lettura delle tendenze delle classi sociali e della questione meridionale.

Di Trotskij gli autori (di matrice trotskista) riportano una attenta valutazione del nazionalsocialismo e frontali critiche all’atteggiamento di Stalin verso di esso (si pensi al patto russo-tedesco dell’agosto 1939).

Un testo agile, sintetico che compendia materiali utili a chiunque si impegni contro il crescente pericolo di destra, non solamente nel nostro paese.

Genova, 1 gennaio 2022

Sergio Dalmasso

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Video di Casa dei Popoli Genova, dal testo di Michele Terra, gli spunti per l’analisi dell’attuale galassia neofascista. Con l’autore ne parlano Alberto Soave, curatore del sito quadernidelcarcere.wordpress.com, Rita Scapinelli, responsabile nazionale Antifascismo del PRC e lo storico Sergio Dalmasso:

In occasione della recente uscita del libro della Red Star Press “Antifascismo e rivoluzione”:

http://bit.ly/3qTzbxT Il video della relazione del curatore, Michele Terra, al seminario online, tenuto nel giugno 2020,

“RESISTERE ALL’ONDA NERA – La nazionalizzazione delle masse: fascismo e antifascismo oggi”.

La relazione di Michele Terra, dal tema “Classe e antifascismo”,

ripercorre alcuni dei temi presenti nel libro, in particolare nella prima parte del saggio “Fascismo e Fascismi, Resistenza e Resistenze”.

Confessione comunista

Confessione di un comunista

La confessione di un comunista

 

Abbiamo un GOVERNO che va da LEU (Liberi e Uguali) a Salvini, dal PD a Berlusconi, passando per i 5 stelle. Chi ha sperato in diverse politiche sociali o nella riconversione ecologica dovrebbe ricredersi.

Ci hanno detto per un quarto di secolo: “Tutt* contro Berlusconi” e con Berlusconi hanno governato tre volte (governo Monti, Letta, Draghi).

Hanno urlato contro Salvini e con lui governano.

Predicano la pace e hanno votato:

– GUERRE in Iraq

– massacro della Jugoslavia/Serbia

– guerra in Afghanistan (con i risultati che si vedono oggi)

– spartizione della Libia, consegnata ai signori della guerra

– aumento progressivo delle SPESE MILITARI

Hanno PRIVATIZZATO come non mai (non bisogna essere ideologici, ma “moderni”)

Hanno cancellato la scala mobile

Hanno massacrato lo STATUTO DEI LAVORATORI (dopo aver urlato contro Berlusconi che voleva farlo)

Hanno spezzettato il paese, con la riforma del TITOLO V e il regionalismo differenziato (e la Costituzione più bella del mondo?)

Hanno costituzionalizzato il pareggio di bilancio (idem)

Hanno finanziato le SCUOLE PRIVATE (e l’art 33?)

Hanno aziendalizzato la SCUOLA

Hanno operato tagli continui alla SANITA’ pubblica (dalla destra a Monti, da Prodi a Letta a Renzi)

Hanno accettato il peggior REVISIONISMO STORICO, sino alla equiparazione nazismo/comunismo (senza alcuna discussione sulla storia di questo)

Nessuna modificazione di esercito, forze dell’ordine la cui formazione e ideologia è sotto gli occhi di tutt* (pensate alla promozione degli autori dei fatti di Genova 2001).

Questi fatti (non continuo nell’elenco) dovrebbero implicare:

– un taglio netto con la destra, antidemocratica, populista, fascio- leghista

– un taglio netto con chi governa con lei e ne ha accettato le logiche (guerre, privatizzazioni, distruzione dell’opposizione operaia, revisionismi…)

– il tentativo di costruzione di una ALTERNATIVA credibile, unitaria, razionale che riprenda le parti migliori delle nostre storie e le coniughi con l’ecologia politica, il pensiero di genere, l’internazionalismo, l’altermondialismo.

– L’UNITA’ di AZIONE, a livello politico, sociale, culturale contro il governo delle banche e della Confindustria che unisca formazioni politiche, sociali, sindacali, ecologiste…

Questo non è accaduto. Ognun* coltiva il proprio orticello, Ognun* è più comunista, a sinistra, con il popolo, femminista, avanzat* di altri.

Quanto sta accadendo, anche in vista delle prossime amministrative del 4 ottobre, produce disperazione:

– in alcuni casi, si continua l’internità al centro-sinistra, per battere le destre, incidere sui programmi, spostare l’asse a sinistra. È comprensibile, davanti all’egemonia delle destre, ma non tiene conto di decenni di fallimenti, scissioni e del fatto che le destre crescano anche per mancanza di alternative (ricordate il Prodi 2?)

– in altri si riproduce la frammentazione demenziale che raggiunge livelli da barzelletta: Sei liste esterne al PD a Milano, otto a Roma, divisi a Bologna e Napoli. Meglio a Torino, ma con un candidato e tre liste (perché “dobbiamo contarci”).

La frammentazione politico- elettorale, come quella sindacale, non fa che rafforzare un falso realismo e la logica del “Meno peggio”).

È frutto del sistema elettorale, ma anche di ideologismi, estremismi, particolarismi che ben oltre mezzo secolo di “nuova” sinistra ha sempre assurdamente riproposto.

Ho pensato spesso che dopo il 18 aprile 1993 (referendum Segni, Pannella, Bonino, Occhetto, Fini, Bossi) sarebbe stato più saggio, leggere libri, fare viaggi e sport, sentire Bob Dylan.

Scusate la lunghezza di questa triste CONFESSIONE.

***

Caro Sergio :

Come si potrebbe uscire da questo angolo cieco ?

Sistema elettorale proporzionale, meno settarismo e autoreferenzialità in quanto resta della “sinistra”, lungo cammino, nel deserto, per anni e anni, ritorno non dogmatico ai fondamentali.

Caro Sergio :

Che fare ?

Predicare razionalità, abbandonare settarismi… La candidatura Angelo d’Orsi per le comunali a Torino è positiva, anche se goccia nel deserto.

Facebook, 4 settembre 2021

Sergio Dalmasso

 

Anti-illuminismo della destra italiana

Figure come la giovane Anne Frank e l’anziana senatrice Liliana Segre vengono derise e offese dai sostenitori, noti e ignoti, della destra italiana.

Anti-illuminismo della destra italiana. Liliana Segre con il padre

Figure come la giovane Anne Frank e l’anziana senatrice Liliana Segre vengono derise e offese dai sostenitori, noti e ignoti, della destra italiana non già e non tanto per se stesse, per quello che sono, cioè come vittime della Shoah, ma per quello che esse rappresentano, ossia per la loro ebraicità.

È questo l’aspetto più inquietante della questione, perché ancora una volta, nonostante la dura lezione del recente passato, si indulge a prendersela non con le persone, con i singoli individui, bensì con la loro presunta razza.

Da questo atteggiamento platealmente razzista, si desume che il fondamento della destra italiana, benché non lo si dica ancora apertamente, è rimasto immodificato: è rimasto cioè nostalgicamente fascista, perché continua ad opporsi a uno dei principi dell’Illuminismo, a uno dei cardini dell’etica kantiana, che dice di

trattare le persone sempre come un fine e mai come un mezzo.

Ebbene, umiliando e sfregiando l’immagine simbolica di quelle due persone, la destra fascista italiana non fa altro che usarla come mezzo per ribadire ancora una volta, dopo quasi un secolo dalla marcia su Roma, che il progetto illuminista e internazionalista, filocomunista e filoebraico, insomma il programma democratico che la sinistra, assieme alle altre forze antifasciste, ha voluto attuare in Italia con la sua bella Costituzione democratica e repubblicana, è e resta un progetto sbagliato.

E ciò, secondo questa destra, esprime un giudizio che, nonostante i contorcimenti istituzionali sempre più difficoltosi e i giochi di palazzo, gli Italiani confermano quasi ad ogni turno elettorale.

Sarebbe pertanto auspicabile e legittimo per questa destra restaurare il progetto antitetico ad esso, ossia quello sovranista e neonazionalista, populista e neofascista, e quindi antidemocratico.

In tutto il mondo, peraltro, a partire dalle vecchie e dalle nuove superpotenze, non mancano i modelli a cui ispirarsi e da cui, sfruttando la naturale dialettica tra esse, ottenere eventuali sostegni concreti.

Ma per tornare al nostro strano Paese, che, da par suo, saprà certo plasmarsi un modello ad esso adeguato, magari sulla falsa riga del suo vecchio prototipo, l’auspicio è che questa nuova e probabile alleanza, questo nuovo asse, al quale orgogliosamente i sovranisti italiani credono di appartenere, non generi gli stessi risultati disastrosi che ha innegabilmente prodotto il precedente asse, sia sul piano militare che su quello economico.

La domanda pertanto è: vogliamo di nuovo diabolicamente ricadere nello stesso errore?

Se la risposta è sì, sappiamo già perlomeno quello che ci attende. Ma se la risposta è no, allora una sola cosa sembra ci resti da fare per salvarci da questa possibile sciagura – Kant, l’illuminista, l’autore del saggio sulla Pace perpetua, il filosofo il cui intero arco di vita è stato contrassegnato da continue guerre, lo sapeva bene: insistere sulla cultura.

Perché solo cittadini privi di memoria storica, di senso critico e di sensibilità possono assecondare propensioni miopi come quella stimolata ad arte dalla solita destra italiana fascista e velleitaria.

Se la nostra risposta è no, allora tra le priorità di governo, crisi o non crisi, ci deve essere assolutamente il sostegno all’istruzione e alla cultura.

Giacché solo la cultura ci può salvare da questo putridume, da questa china arida e scivolosa.

Franco Di Giorgi

1 novembre 2019

Download articolo Anti-Illuminismo della destra italiana:

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Vergognosa TV di “Stato”

Mercoledì 25 settembre, ore 21.

Vergognosa. “Dibattito” (termine improprio) sulla recente risoluzione del parlamento europeo di equiparazione del nazismo al comunismo.

Breve servizio introduttivo: solo in Italia vi è polemica sulla risoluzione da parte della sinistra che pure la ha votata (???).

La professoressa Colarizi, memore della sua formazione defeliciana, la difende.

Insiste sul patto Molotov- Ribbentrop come causa del conflitto.

Va più in là Gervasoni: nazismo e comunismo sono totalitarismi, diverso il fascismo.

Solito comizio contro l’egemonia culturale della sinistra e il fatto che sia incapace di criticare i suoi errori.

Il vice direttore de “La verità” se la prende con i libri di storia faziosi.

Un minuto a due brevi dichiarazioni registrate di Smeriglio e Canfora, immediatamente contraddetti e criticati dai presenti in studio.

Questo è il dibattito storico della nostra TV, retta da un direttore (Marcello Foa) voluto dallo ‘splendido’ governo Lega 5 stelle.

Queste le verità che vengono proposte a milioni di persone senza che neppure, nel “confronto” vi siano tesi alternative.

Non una parola sul comunismo italiano (Gramsci, Terracini), sullo “strappo” di Berlinguer, sulla tesi di chi distingue fra comunismo e stalinismo, su eresie comuniste che della critica al socialismo realizzato e del rapporto libertà/socialismo hanno fatto la loro base.

Ignobile TV di regime che dà spazio alle lodi del poeta/soldato (Gabriele D’Annunzio) che 100 anni fa difendeva l’italianità.

Ancora una volta paghiamo l’incapacità di una lettura alternativa, critica, ma non tale da cancellare le nostre storie.

Rifondazione era nata anche per questo. La nostra sconfitta produce anche questi orrori.

Sergio Dalmasso