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In lavoroesalute, Anno 40, n. 12, dicembre 2024, mensile diretto da Franco Cilenti e

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Di' qualcosa di sinistra, mensile lavoroesalute diretto da Franco Cilenti

Sergio Dalmasso

Di’ qualcosa di sinistra

L’anomalia italiana

L‘Italia è stato il paese che ha espresso la più corposa e duratura sinistra, esterna ai grandi partiti storici (PCI, PSI).

Abbiamo a lungo discusso sul “lungo ’68 italiano”, sul permanere di una stagione di movimento che non si è limitata ad una fiammata,

all’intreccio fra lotte studentesche contro una scuola ed una cultura autoritarie e dogmatiche, operaie contro la fabbrica fordista, internazionalista contro imperialismo, colonialismo (e anche socialismo reale), generazionale.

Abbiamo, in anni lontani, discusso sul “filo rosso”. La nascita della nuova sinistra, la sua dimensione di massa (il numero di giovani passati per le sue formazioni è enorme e costituisce almeno un dato psicologico e sociologico) era frutto di una spinta nata negli anni ’60 o aveva profonde radici nella nostra storia? E queste dovevano essere recise o andavano dialettizzate?

In effetti, l’Italia ha visto il più grande partito comunista del mondo occidentale, un partito socialista (almeno sino all’avvento di Craxi) originale nel panorama europeo, un sindacato (la CGIL, ma, in alcune fasi e settori, la CISL, per non citare le ACLI) avanzato e capace di grandi conquiste.

Soprattutto è stata percorsa da una spinta sociale che, dal giugno/luglio 1960 agli anni ’70, ha prodotto trasformazioni sociali, politiche e di costume,

ha modificato usi e modi di pensare, si è tradotta nello Statuto dei lavoratori, nella legge Basaglia, in quella sulla sanità, nella conquista delle 150 ore (lavoro/ studio), nella crescita del diritto allo studio (anche l’operaio vuole il figlio dottore), nella epocale espressione del movimento delle donne, nelle grandi mobilitazioni per la pace, per i diritti civili.

È drammatica la caduta di questa tensione e di queste speranze.

Sono drammatici il governo di estrema destra, il vento reazionario che spira dall’Europa intera, l’affermarsi di un populismo che tutto equipara e cancella ogni distinzione sociale e culturale fra le culture politiche.

La accettazione di scandali continui (Sgarbi, Delmastro, Santanché, Sangiuliano…), la nulla attenzione davanti ad affermazioni di gravità enorme, il voto dato a personaggi o coalizioni,

dopo scandali gravissimi (da Berlusconi a Scajola che possedeva un alloggio vip a Roma, ma non sapeva chi glielo avesse regalato,

alla destra lombarda che vince dopo la condanna di Formigoni e l’evidente fallimento del miglior sistema sanitario del mondo o della destra ligure,

dopo gli scambi di favori tra politici, finanzieri, armatori…) dimostrano il distacco crescente della popolazione, il fallimento della politica, in altri tempi, invece, considerata strumento di cambiamento, tale da entrare anche nella vita personale.

Senza nostalgie e rimpianti da “reduci”, la domanda sul perché di questa sconfitta (la mia generazione ha perso) è doverosa.

CONTINUA…

Scarica il saggio completo di Sergio Dalmasso dal seguente:

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L’ Autonomia Differenziata Spiegata in Parole Semplici

Intervista a Marina Boscaino Comitato No AD

Intervista a Marina Boscaino, portavoce nazionale dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti.

Video YouTube dell’intervista a Marina Boscaino sulla Autonomia Differenziata:

 Moderatore Pasquale Madonna.

No Autonomia Differenziata che divide l'Italia

Fonte, Rifondazione Comunista: http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=55522

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Lavoroesalute:

In Italia 22 milioni di persone sono intrappolate in liste d’attesa infinite dopo decenni di regionalismo sanitario.

E l’autonomia differenziata del disegno di legge Calderoli peggiora la situazione.

Non sarebbero i LEA o i LEP né il regionalismo fiscale a garantire l’universalismo dei servizi ovunque.

Nel Servizio Sanitario Nazionale, 22 milioni di persone, cioè una su tre in tutto il Paese, sono intrappolate in liste d’attesa senza fine.

Questo dato, più che una rivelazione, è un’ovvia verità.

Le storie di chi aspetta mesi, e persino anni, per un controllo sono note a molti, sia per esperienza personale che per procura.

C’è chi non può permettersi di aspettare e preferisce rivolgersi al privato, pagando di tasca propria.

Altri, circa quattro milioni di persone, non solo non possono attendere, ma non hanno neanche la possibilità economica di considerare alternative.

Questo dato è ancor più inquietante se si pensa che sono proprio coloro che vivono in condizioni di povertà ad avere più bisogno di una sanità accessibile.