Copertina Quaderno 75, Racconti di Adriano Agostino

Indice generale

Introduzione pag. 5

Breve biografia di Adriano Agostino pag. 8

1945 La prima festa pag. 9

Cavalleria rusticana pag. 10

Parigi pag. 13

Quella volta a sciare pag. 18

La traversata pag. 23

L’Australia pag. 29

L’arrivo a Los Angeles pag. 35

Messico pag. 39

Partenza per Miami pag. 43

Finalmente a casa pag. 45

Un viaggio di lavoro pag. 46

L’avventura dei bambini del Belice pag. 53

Ultimo esame pag. 59

Bourget pag. 65

Ritrovamento fortunato pag. 68

Introduzione

Ho conosciuto Adriano e Gabriella alla mitica Bianchini di Genova Marassi.

Rifondazione non usa il termine sezione, ma (bisogna essere moderni) quello di circolo.

La Bianchini, però, rimane LA Bianchini (femminile), erede di tante sezioni PCI, in una città dove queste erano frequentissime e popolatissime, soprattutto nei quartieri operai.

Fotografie dei vecchi dirigenti, bandiere rosse delle vecchie sezioni, manifesti sui temi internazionali (Chapas, Cuba, Palestina, Kurdistan…).

Una grande sala all’ingresso, una per la segreteria, una grande cucina che prepara le cene del venerdì, da anni occasione di incontro.

Il nome ricorda il partigiano “Dente”, figura significativa della resistenza genovese (quella che ha fatto il 25 aprile un giorno prima).

Qui sono entrato, la prima volta, il 21 luglio 2001,

fuggendo dalla tremenda carica di polizia e guardia di finanza in corso Italia (per chi c’era, a Punta Vagno).

Rabbia, sdegno, paura, timore di nuove cariche (l’assalto alla scuola Diaz e i fatti della caserma di Bolzaneto sarebbero avvenuti poche ore dopo).

La polizia era schierata sull’altro lato del Bisagno.

Che intendesse attaccarci?

È un ricordo che mi accompagna ogni volta che ci entro.

Adriano e Gabriella mi hanno spesso raccontato di loro. Forse, varrebbe (varrà) la pena di tornarci con più tempo e organicità.

In Adriano è fondamentale il soggiorno in URSS,

in anni in cui ancora vi era la speranza di una ascesa di questo paese, e – con essa- dei paesi “socialisti”.

Lo Sputnik, Gagarin, Valentina Tereskova, l’aumento progressivo di influenza sul “terzo mondo”, sui paesi che stavano uscendo dal colonialismo,

le oggettive contraddizioni nell’“altro campo”, facevano pensare a una tendenza irreversibile e dimenticare o sottovalutare i problemi interni (il crollo del mito di Stalin, il dissenso,

la questione giovanile, Berlino ’53, Budapest ’56, Praga…).

Qualcuno ricorda la rivista “Realtà sovietica” inneggiante ai progressi del socialismo?

D’altro lato, c’erano state la Cina, Cuba, l’Algeria, l’insorgenza dei paesi arabi, ed erano vivi gli scontri in Vietnam, in America latina, nelle colonie portoghesi.

Nel 1967 scoprivamo la Palestina.

Nella tristezza di oggi, può sembrare strano, ma siamo passati per queste tensioni e speranze.

La conoscenza perfetta della lingua russa porta Adriano a lavorare a Italia- URSS. Anche qui, davanti alla continua attuale chiusura di librerie ed edicole, può parere strano che potesse vivere per anni la libreria di Italia- URSS, in via Raggio.

Fra il 1989 e il 1991 scompaiono prima i paesi dell’est, poi l’URSS.

Anche l’Associazione di Genova chiude i battenti con mille problemi economici.

Scompare anche il partito cui Adriano ha dato tanti anni.

Non è solamente questione di nome e simbolo (la falce e il martello), ma di impostazione, riferimenti culturali, taglio delle radici.

È la Bianchini il luogo in cui si incontra chi è contrario alla “svolta” della Bolognina:

iscritti al PCI di varia matrice, cossuttiani, ingraiani, chi ha mal digerito l’ipotesi di compromesso storico i miglioristi,

chi improvvisamente si è trovato privo di riferimento dopo la scelta di Occhetto, chi ha visto mettere in discussione tutta la propria vita, fatta spesso di umiliazioni, sacrifici,

sottoscrizioni per la stampa, attacchinaggi, volantinaggi, fiducia nei dirigenti e nel (singolare) partito. Arriva qualcuno anche da DP o da altri percorsi.

Adriano e Gabriella sono fra questi, nella speranza che Rifondazione segni un nuovo inizio, meno ampio, ma senza i limiti strutturali di quello precedente.

Il percorso sarà, invece, ed è, accidentato: polemiche, scontri, scissioni, abbandoni.

Le diverse matrici stentano ad amalgamarsi, soprattutto davanti alle scelte elettorali, imposte dall’ignobile passaggio al sistema maggioritario che porta al bipolarismo coatto.

Non mancheranno le belle pagine: l’opposizione a norme antioperaie (ricordate i bulloni?),

alle guerre- in un coro complessivo di esaltazione degli interventi “umanitari e per la democrazia”, alla globalizzazione, con la forte internità al movimento altermondialista, la capacità di mettere in discussione certezze assolute, dogmi, e di ipotizzare un partito aperto e “plurale”. Come diceva uno slogan dei primi anni:

È rinata la speranza.

E anche se sconfitt*, possiamo dire di averci provato e di non esserci accodati al coro. Scriveva Brecht: Mi sono seduto dalla parte del torto, perché tutti gli altri posti erano occupati.

Gabriella sarà, negli anni, segretaria della Bianchini (caso quasi unico, in una segreteria interamente di donne).

Adriano è sempre attivo e presente a riunioni, feste, presidi…

Altro interesse di Adriano è la lingua (dialetto) genovese su cui ha competenze da studioso di linguistica e filologia, oltre che un amore profondo.

Ha scritto un dizionario, la traduzione in genovese del Manifesto di Marx ed Engels, propone una lingua (dialetto) autentica, non edulcorata e italianizzata, come associazioni e singoli autori fanno.

Ogni mattino, dai tempi del covid, pubblica su Facebook alcune barzellette in genovese ricavate da un repertorio che sembra non avere fine ed è divertente iniziare la mattinata senza tristezze.

Gabriella si è laureata in architettura,

ma ha rinunciato ad esercitare la professione, scegliendo di condividere con Adriano passione politica ed impegno di lavoro in Italia- URSS.

Alla fine della Associazione, primi anni ’90, era da troppi anni lontana dagli studi e dalla professione per poterla intraprendere.

Ne parla con qualche nostalgia, ma con la certezza e la fierezza di aver operato una scelta giusta e personale (amore) e politica (la coerenza di una scelta giovanile continuata negli anni).

È inevitabile in lei, iscritta ad un grande partito in una città operaia, il confronto con la realtà attuale, in una città,

regione e paese governate da una destra populista e reazionaria. Anche tra il PCI degli anni ’70, quelli della grande crescita e delle giunte rosse, tra la prima Rifondazione (19 circoli, fra cui Ansaldo e porto,

in città, in alcuni casi percentuali elettorali a due cifre) e la realtà, minoritaria, anche se eroica di oggi.

Anche l’antifascismo resta una costante, pur in una realtà in cui tutto viene relativizzato e in cui la fine della discriminante antifascista è presente nel senso comune, nell’informazione, nelle valutazioni storiografiche ed ha messo piede anche in settori “democratici”.

Che cosa significa l’astensione del PD, al consiglio comunale di Genova, sulla richiesta di equiparazione fascismo- nazismo- comunismo?

Perché in un comune ligure si rifiuta di cancellare la delibera degli anni ’30 che concedeva la cittadinanza onoraria al cavalier Benito Mussolini?

Perché è accettata come ovvia la cerimonia che rende omaggio (non è cosa personale, ma politica) ai caduti della Repubblica sociale?

Non sono queste offese non solo a chi è caduto nella resistenza,

ma anche ai/alle tante militanti che si sono impegnati, con umiltà e continuità, per tanti decenni?

Solamente in un secondo tempo, ho scoperto che Adriano, oltre alle barzellette e alle opere in genovese, scriveva anche novelle e racconti.

Ho letto la prima su Facebook.

Bella e quasi commovente, in cui parlava di se stesso, bambino di sei anni, alla liberazione, che, dopo tanta paura e fame, partecipava ad una festa e ne usciva con bistecche raccolte nel grembiulino.

E poi altre su fatti della sua vita, sull’essere nato vicino al teatro lirico (da qui, credo, l’amore per la lirica), su viaggi e avventure, su personaggi conosciuti.

Questo quaderno, un po’ atipico, così come sono stati quelli dedicati agli scritti del tanto rimpianto Danilo Zannoni, raccoglie solamente una piccola parte dei tanti racconti di Adriano.

Ricordo che, da tempo, è presente in internet. Cercate la voce: Quaderni CIPEC.

Spero sia possibile farlo conoscere, veicolarlo, presentarlo, a cominciare dalla Bianchini, non solamente per un omaggio a due amici.

Il prossimo (seconda metà dell’anno) riprenderà i temi soliti, scritti, saggi e riflessioni sulla “nostra” storia.

Sergio Dalmasso