QUADERNO CIPEC N. 71

Centro di Iniziativa Politica e Culturale

DEMONI

di

DANILO ZANNONI

1º semestre 2024

Il sito

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(articoli, saggi, opuscoli, libri, eccetera)

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Sergio Dalmasso

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Quaderni CIPEC a cura di Sergio Dalmasso

Introduzione

Danilo Zannoni

Ho conosciuto Danilo poco dopo il mio sbarco a Genova, nel 2013; introduzione al Quaderno CIPEC n 71).

Oramai pensionato della scuola, alle spalle gli anni da consigliere, parzialmente alle spalle quelli della militanza politica quotidiana (la sede, i giri in provincia, volantini, manifesti, giornalini… cercavo contatti per riprendere una attività un po’ più “soft” e senza incarichi e responsabilità.

Il Secolo XIX” annunciava una conferenza di Ingroia in municipio. Ingroia era stato il “capo politico” della infausta alleanza “Rivoluzione civile” che aveva toppato (tanto per cambiare) alle elezioni politiche di qualche mese prima.

Lo ho sempre visto come magistrato onesto coraggioso e preparato, capace su questioni specifiche, del tutto inadatto al ruolo di leader politico di una coalizione di sinistra, tanto più in un sistema mediatico, basato sull’immagine e sulla presenza televisiva.

Ingroia confermava questa impressione nella conferenza in municipio (chiusa dall’immancabile focaccia) e in quella, serale, alla Feltrinelli in cui annuncia il passaggio da Rivoluzione ad Azione civile (sull’evoluzione successiva ognun* giudichi) e la volontà di rilanciare iniziativa e proposta.

A fare gli onori di casa (li vedevo per la prima volta) Danilo Zannoni e Simonetta Astigiano.

Pochi giorni dopo, in via S. Luca, primo incontro di quella che sarebbe stata la lista Tsipras per le europee del 2014, Ri-incontravo, dopo tanti anni, l’amico Giacomo Casarino, conoscevo Antonio Bruno, allora consigliere comunale, rivedevo Simonetta e Danilo.

Simonetta era stata iscritta, in anni migliori, a Rifondazione e, pochi mesi prima, candidata al Senato per la “lista Ingroia”, Danilo mi avrebbe raccontato dei suoi tanti lavori (attore, artigiano, restauratore, gestore di un bar…) e soprattutto, a livello politico, del grande impegno dato nella costruzione della coalizione attorno a Marco Doria, sindaco di Genova dal 2012 al 2017.

L’entusiasmo si era trasformato in delusione, in disincanto, nella volontà di creare alternative, riprendendo filoni, temi e rapporti sociali costruiti allora.

Iniziava la costruzione della lista per le europee in cui alcun* di noi vedevano l’ennesimo embrione per la ricostruzione di una sinistra alternativa.

Riunioni continue, banchetti, volantinaggi, poi le conferenze di presentazione e le iniziative della campagna (concerti, gazebo, comizi).

Buon risultato alle elezioni

Risultato buono: superato di poco l’infausto “quorum veltroniano” a livello nazionale, largamente in Liguria, con buoni dati a Genova.

Soprattutto, positiva era la partecipazione, con assemblee frequenti, molti interventi, l’intreccio di iscritt* (o ex iscritt*) ai partiti, con settori ambientalisti e di volontariato, interesse ai temi internazionali, qualche tentativo di declinare localmente le questioni complessive.

Comprendevamo che tutto era da costruire, ma non dal nulla.

Che, nonostante le sconfitte continue, qualche presenza era rimasta sedimentata, che la protesta contro il G8, contro le guerre e la produzione di armi, l’attività sindacale, Rifondazione che- in altri anni- aveva avuto decine di circoli e migliaia di iscritt*- avevano lasciato un terreno da cui era possibile ripartire.

Le assemblee successive tentavano di sedimentare, strutturare. Si riproponeva l’eterna questione dell’organizzazione. Danilo le organizzava anche praticamente (sala, informazione, microfono, focaccia e bere…).

Interveniva sempre sulle questioni pratiche, evitando svolazzi teorici: Per dire quello che si deve dire, tre minuti sono anche troppi.

Decidevamo qualche conferenza pubblica, presentazione di libri.

Ricordo ancora il lungo giro alla ricerca di librerie disponibili ad accoglierci.

La Feltrinelli ci chiedeva la garanzia di avere almeno 100 spettatori ad ogni incontro. Come non detto. Dopo vari tentativi avevamo trovato una libreria ai truogoli di Santa Brigida.

Proprietari disponibili e interessati. Un saletta piccola, ma per noi sufficiente. Le esperienze della sinistra in Grecia, in Spagna, il fenomeno 5 stelle, i rapporti di potere nelle grandi città (Torino: chi comanda? E a Genova?) con due coraggiosi giornalisti. In altra sala, al CAP, Giorgio Cremaschi parlava della distruzione del lavoro e dell’occupazione.

Associazione l’Altra Liguria

Nasceva l’associazione L’Altra Liguria che, tra alti e bassi, sarebbe vissuta sino al 2023.

Su questa realtà potenzialmente positiva, cadeva, come sempre la questione elettorale.

L’ipotesi era la costruzione di una lista alternativa, autonoma dai due poli, che raccogliesse espressioni diverse della sinistra e continuasse la dinamica delle europee.

Già in Emilia la cosa non aveva funzionato: Sinistra italiana aveva scelto il centro sinistra e la tanto conclamata unità della lista europea si era frantumata. In Liguria, tendenze e spinte contraddittorie: una candidatura proposta e annunciata durava pochi giorni prima del patatrac.

Il PD si frantumava tra polemiche ed accuse, compariva la candidatura di Pastorino, sindaco di Bogliasco, parlamentare, appoggiato da parte del PD (Cofferati), SI, Verdi e Rifondazione. L’Altra Liguria decideva di tenere una posizione autonoma e candidava Antonio Bruno a presidente.

Vani i tentativi di mediazione. Lunghe riunioni in cui era Danilo, più di altri, a rivendicare la continuità con la lista “europea” e a denunciare i compromessi dei partiti. Vana la presenza di Marco Revelli, uno dei garanti (saggi) della lista, a Genova nel tentativo di ricomporre, in nome di una realpolitik che cozzava contro l’idealità di posizioni che non intendevano piegarsi alle ragioni del pragmatismo.

Campagna minoritaria, scarsa viabilità, illusione di raccogliere parte consistente delle forze dell’anno precedente.

Risultato modesto: 0,7% all’interno della vittoria delle destre e dell’inizio dell’era Toti.

La sconfitta pesava sulla piccola realtà dell’Altra Liguria. Crollava l’ennesimo tentativo di articolare le forze alternative, di essere totalmente autonomi (ambiente, pace, questioni sociali…) nei confronti dei due blocchi dell’orrendo bipolarismo maggioritario coatto.

L’altra Liguria ridotta

L’altra Liguria si riduceva a qualche decina di iscritti, a campagne coraggiose su ambiente, partecipazione (vi sono le foto dei banchetti, delle iniziative, anche della consegna delle firme a Roma).

Assemblee periodiche, bilancio politico ed economico (gestito con precisione da Cris), frequentemente discussione sul ruolo della associazione, davanti alle giunte di destra, ma anche ai governi di unità nazionale che riproducevano le medesime scelte.

Danilo era nettissimo: la delusione per l’esperienza locale di Marco Doria si proiettava nella ricerca di una via totalmente autonoma rispetto a Renzi, al centro- sinistra, alle compromissioni del PD nel governo Draghi, alle candidature a regionali e comunali.

Altr*, inevitabilmente, ribadivano la necessità di sconfiggere le destre (la casa brucia! Tutt* contro Toti e Bucci.). Il giardino di casa sua era sempre il luogo dei nostri incontri: mai mancavano la solita focaccia (i/le non genovesi forse non capiscono), bibite, acqua, il legame tra “la politica” e l’amicizia che si condivideva.

Danilo scrittore

Danilo scriveva novelle (e non solo).

Vi era il ricordo della sua gioventù, del DAMS, della passione per il teatro (era stato fondatore di una esperienza locale), la critica alla gestione del teatro “ufficiale”. Fra le tante idee, aveva espresso più volte quella di organizzare cicli di film (in quale sala, con quali mezzi?).

L’aspetto letterario si legava inevitabilmente alla passione politica. Dietro ad ogni racconto era facile cogliere la critica morale, l’attenzione al disastro climatico, l’amarezza per l’aggravarsi delle differenze sociali e la decadenza morale complessiva.

I racconti comparivano on line, frequentemente.

Poi, la decisione di leggere in pubblico alcuni racconti. Nasceva una “compagnia di giro”: Danilo, Antonella e Cristina leggevano le novelle, Rosario cantava, con la chitarra, le sue canzoni.

A me toccava introdurre, cercare di legare i vari brani e testi. Serata splendida al circolo PRC della Val Polcevera, nel piccolo cortile, poi a Genova, Savona, al circolo ARCI di Ceriale.

I racconti di Danilo Zannoni

Proponevo a Danilo di pubblicare i testi, pur nella versione spartana dei quaderni CIPEC. Ne era contento. I tempi erano un po’ lunghi.

Nel frattempo, mi mandava altre novelle, dicendomi che forse erano migliori delle precedenti. Sono rimaste in attesa sino ad oggi.

All’uscita del quaderno (il numero 65), eravamo partiti da Genova, lui, Antonella ed io per andarlo a ritirare alla tipografia di Cuneo.

Eravamo passati alla locale sede di Rifo, accolti come vecchi amici, invitati a pranzo sulla terrazza della sede (era una giornata di sole).

Danilo aveva firmato le copie.

Danilo camminava con fatica

Camminava con fatica, fermandosi frequentemente.

Nella nostra incompetenza, la causa erano dolori ossei, aggravati dal duro lavoro che aveva svolto, in attesa della piccola pensione.

Avremmo capito, poco tempo dopo, che non era così.

Sempre in una riunione a casa sua, era nata l’idea della lista per le comunali. Qualche differenza: con i simboli di partiti, anche se molto aperta, come proponevo io o più civica, come pensava lui.

La sinistra insieme

Nasceva, con ritardi e difficoltà, la bella anche se non fortunata esperienza di La Sinistra insieme, Rifondazione, PCI, Sinistra anticapitalista. Altri non avrebbero aderito, sottovalutando la scadenza.

Candidata di punta Antonella, attenta i problemi locali, alle questioni ambientali. Campagna coraggiosa e partecipata.

Danilo era candidato, presente anche in brevi spazi su qualche TV locale. Il suo tema centrale era il risparmio energetico legato all’energia solare.

L’idea di altra città (trasporto, partecipazione, auto produzione di energia, cultura diffusa, autogestione…) cozzava contro una sconfitta più che decennale, le delusioni, la non partecipazione.

Appena superate le comunali (risultato non pessimo, 1,9%, ma largamente sotto la soglia minima del 3%), le elezioni politiche anticipate.

Alleanze diverse da quelle delle comunali, grande sforzo (agostano) per la raccolta delle firme con risultato sorprendente. Danilo era ancora in lista, con il solito impegno, la solita competenza, la solita volontà. Ennesima sconfitta.

Ci siamo visti ogni giorno alle iniziative, a Genova e dintorni.

In autunno, quando le domande sull’esistenza dell’Altra Liguria si moltiplicavano: ha ancora significato, così ridotta all’osso?

Quali prospettive?

Unione popolare

Quali rapporti con Unione popolare? arrivava la notizia della sua malattia.

Sembrava brutta. Lui aveva fiducia. Continuava a fare progetti.

Mi aveva detto che la politica gli mancava, che voleva guarire per tornare ad essere presente, a partecipare.

Lo ho visto l’ultima volta pochi giorni prima di Natale.

Eravamo andati a trovarlo in gruppo. Auguri per le feste (e non solo).

Mentre eravamo seduti, non si era sentito bene.

Gli avevo scritto dicendogli che sarei stato fuori Genova per qualche tempo.

Mi aveva proposto di vederci per un caffè al bar sotto casa sua. Poi la mancata conferma.

Brutto segno.

Ci avrebbe lasciato qualche settimana dopo. Anche lui.

Poco tempo prima, se ne era andato Gianni Russotto, il nostro amico prete (sposato diceva immediatamente), con l’amore delle classi subalterne e del suo Cile, dove aveva trascorso anni drammatici ed intensi.

Dovremo ricordare anche lui, magari insieme a Danilo.

Magari usando anche questo piccolo e modesto quaderno, nato, come i tanti che lo hanno preceduto, per non dimenticare quanto abbiamo alle nostre spalle.

Di Danilo, ancora, sottolineiamo l’amore per l’arte, la capacità, purtroppo, come altre, mai valorizzata sino in fondo, di compiere lavori artigiani con gusto, competenza, precisione.

Altro elemento di un amico che ci manca e ci mancherà.

Sergio Dalmasso