Michele Risso Scritti bibliografia, Quaderno CIPEC 36

Indice generale Michele Risso Scritti bibliografia

PER RICORDARE MICHELE RISSO p. 5

INTRODUZIONE p. 6

LETTERA A RENZO VESPIGNANI p. 8

«NUOVA» PSICHIATRIA. ATTENTI A PARLARE DI CRISI p. 12

FARFALLE, UOMINI E TOPI. CIOÈ: A CIASCUNO IL SUO FARMACO, NATURALMENTE p. 20

LA PSICHIATRIA DOPO L’ABOLIZIONE DEI MANICOMI p. 23

PSICANALISI E CONSUMO: METAPSICOLOGIA E METASTORIA p. 34

BIBLIOGRAFIA p. 39

CRONICITÀ E CRONIFICAZIONE p. 40

SULLA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI PSICHIATRICI p. 47

DA ERNESTO DE MARTINO A MICHELE RISSO NOTA SU SORTILEGIO E DELIRIO DI RISSO E BÖKER p. 51

SORTILEGIO E DELIRIO APPENDICE 2 p. 54

A MEZZA PARETE p. 56

TERAPEUTA E POLITICO, PSICOANALISTA E ANTIPSICHIATRA, MICHELE RISSO, COMPAGNO DI BASAGLIA NELLA CONTRADDIZIONE p. 57

COSA CI HA INSEGNATO MICHELE RISSO ABBATTERE I MURI DEL SILENZIO, ECCO IL MESTIERE DI VIVERE p. 61

BIBLIOGRAFIA PROVVISORIA DI MICHELE RISSO p. 63

Quaderni C.I.P.E.C. p. 70

CIPEC ATTIVITÀ p. 74

PER RICORDARE MICHELE RISSO

“…la psicanalisi non può candidarsi come ancora di salvezza, come sostituzione di ciò che non è avvenuto nel sociale, né come pratica di reintegrazione degli individui all’interno di quella stessa logica che li ha tenuti lontani come persone prive di destino.

L’analisi non è la salvezza perché, in tal caso si costituirebbe, come tutte le salvezze, come luogo catechistico di liberazione, come promessa la cui realizzazione è legata al perpetuarsi di una fede. Essa deve continuare a porsi come processo critico e contraddittorio vissuto nell’ambito di una relazione duale all’interno della quale è possibile la ricerca di un nuovo modo di relazionarsi agli altri…”

(Michele Risso)

Introduzione

Michele Risso Scritti Biografia, Il lontano venerdì 1 marzo si è svolto a Boves il convegno Per ricordare Michele Risso, primo incontro per ricordare il grande psichiatra a Boves nato e vissuto per parte della sua vita (giovinezza e studi).

La figura era purtroppo quasi ignota in paese e per la scarsa familiarità con le tematiche su cui aveva lavorato e per la netta scelta “di parte” che aveva compiuto nella sua stessa professione (è tra i fondatori di Psichiatria democratica) e per le scelte politiche (la militanza politico-culturale di sinistra) molto lontana dalla più parte dei bovesani.

Il convegno con interventi del sindaco Pellegrino, di Agostino Pirella e con lettura di una lunga comunicazione di Franca Ongaro Basaglia, assente per malattia, serviva a spezzare, almeno momentaneamente, il silenzio sulla personalità di Risso e sui grandi temi da lui e altri/e sollevati.

Seguiva la pubblicazione degli atti dello stesso, comprendenti le relazioni, gli interventi nel dibattito e alcuni contributi scritti (Gianna Tangolo, Regina Chiecchio, il mio, e una splendida lettera di Pietro Ingrao, amico personale di Risso).

A distanza di dieci anni, ancora il comune di Boves, la scuola di pace e il CIPEC hanno organizzato un secondo convegno, questa volta articolato su due serate, per ricordare il venticinquesimo anniversario della morte, purtroppo tanto prematura.

Il titolo, con forte richiamo pavesiano Abbattere i muri del silenzio, ecco il mestiere di vivere, riprendeva il commosso saluto di Ingrao sull’ “Unità” del 5 giugno 1981, in occasione della scomparsa di Risso.

Nell’occasione del secondo convegno, per gli smemorati e i giovani abbiamo ristampato il vecchio quaderno, la cui rilettura ce lo ha fatto sembrare ancora attuale.

Non buona (segno dei tempi?) la partecipazione, ma ricco e stimolante il dibattito.

Sono intervenuti Paolo Tranchina, direttore di Fogli di informazione, organo di Psichiatria democratica, Fabrizio Ciappi, Maria Pia Teodori, Domenico Casagrande, Luciano Sorrentino, Silvana Cottino, Antonio De Salvia.

Il ricordo del grande psichiatra nel clima culturale degli anni  ’60 – ’70 si è legato alle attuali proposte di Psichiatria democratica e all’analisi di tematiche (carcere, migrazione, esclusione) nelle difficoltà dell’oggi.

E’ sembrato opportuno, a distanza di alcuni mesi, proporre un nuovo quaderno che contenesse alcuni scritti di e su Risso (parte curata da Gianna Tangolo) e un abbozzo di bibliografia, elaborata da Paolo Tranchina e Maria Pia Teodori.

Ricordiamo ancora alcune note sintetiche della biografia dello psichiatra bovesano.

Note sintetiche

Nasce nel 1927, studia medicina a Torino e quindi si specializza in neurologia e psichiatria. Dal 1955 al 1963 lavora come psichiatra a Berna dove compie una indagine sugli italiani ricoverati negli ospedali psichiatrici tra il 1946 e il 1960.

La migrazione – scriverà con Delia Frigessi Castelnuovo in A mezza parete (Torino, Einaudi, 1961) – produce sradicamento, nostalgia come malattia, malattia mentale. È inutile ricordare quanto il tema sia attuale oggi.

Nel 1963 rientra in Italia, lavora a Roma come psicanalista e partecipa alla grande stagione che dà vita all’esperienza di Psichiatria democratica.

Il lavoro condotto da Franco Basaglia e dalla moglie Franca Ongaro negli ospedali psichiatrici di Gorizia e Trieste è alla base del lavoro dell’associazione.

I capisaldi sono la contestazione dell’istituzione manicomiale, il rifiuto dell’elettroshock, il drastico taglio degli psicofarmaci, la nuova concezione della malattia mentale intesa come patologia sociale che si può curare all’interno della società e non in istituzioni escludenti.

Risso, un po’ atipico nel gruppo dei fondatori dell’associazione per l’attenzione alla pratica psicoanalitica, collabora attivamente al dibattito e all’azione che porteranno ad approvare la legge 180 che pone l’Italia all’avanguardia fra tutti i paesi del mondo (si veda il suo contributo al testo, curato da Basaglia Che cos’è la psichiatria?, Torino, Einaudi, 1973).

Come per altri protagonisti del movimento, primo fra tutti il suo fondatore, la morte lo coglie giovanissimo, a Roma, nel 1981.

Ci auguriamo che questo quaderno, contenente scritti, ancora così vivi e colmi di passione, serva non solamente a far pensare alla figura dell’autore, ma a riconsiderare l’attualità di una tematica e di una pratica che la restaurazione, iniziata negli anni ’80 e certo non terminata, tende a misconoscere, a cancellare, riproponendo vecchie certezze che grandi figure come Basaglia, Risso, Pirella, in un clima culturale e politico diverso e all’interno di una forte spinta democratica di massa, avevano messo in discussione e superato.

Sergio Dalmasso