Copertina quaderno CIPEC 47, Il padule: uomini alla macchia

Indice generale de Il padule: uomini alla macchia

Introduzione p. 5

IL PADULE p. 9

Eugenio Peano, tabaccaio, cuoco, partigiano p. 114

Luigi DALMASSO (Saluzzo 1937, Cuneo 2011) p. 118

In memoria di Luigi Dalmasso, il “Maestro”, il “Compagno” p. 122

Vent’anni. Diario di guerra di un giovane bovesano p. 124

Quaderni C.I.P.E.C. p. 134

C.I.P.E.C. Attività p. 139

Introduzione

Molta acqua è passata sotto i ponti in questi diciassette anni che son trascorsi dall’uscita del primo numero di questi quaderni; era, infatti, l’aprile del 1995.

Al primo numero, dedicato a Lucia Canova, sono seguiti racconti di vita, testimonianze, interviste, atti di convegni, registrazioni di conferenze.

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Addirittura libri: i due sulla sinistra politica in provincia di Cuneo, la ristampa della storia di Rifondazione comunista, quello sul PCI, a livello nazionale, dai primi anni ’50 alla morte di Togliatti.

Un po’ atipici il quaderno per gli ottanta anni di Gianni Alasia e quello dedicato ad uno studio sulla locale Lega nord, composto in gran parte da interviste a militanti e dirigenti leghisti.

Se i quaderni si avvicinano al numero di cinquanta, le iniziative, dibattiti, conferenze, convegni, seminari… hanno largamente superato il numero di 150.

Invito, ancora una volta, a leggere i temi trattati e il nome di relatori e relatrici, spesso figure prestigiose della cultura italiana.

Tristezza per gli amici scomparsi in questi 25 anni

Molti/e, purtroppo, in questi venticinque anni (la prima conferenza è del 1986), ci hanno lasciati.

Provo ad elencarli, come segno di omaggio e di gratitudine al loro impegno culturale, mai disgiunto, come dice lo stesso nome del nostro circolo, da quello politico:

Ludovico Geymonat, filosofo e partigiano, Mario Spinella, scrittore e studioso di varie discipline, Enrica Collotti Pischel, storica dell’Asia, Enzo Santarelli, storico, direttore di riviste, autore della più significativa storia dell’Italia repubblicana, Giancarlo Ferrero, giurista, Alberto Cipellini, partigiano GL e senatore socialista del cuneese, Marinella Morini, insostituibile “esperta” di cinema in tutti i nostri convegni su Gli anni della nostra storia, Luigi Cortesi, direttore della “Rivista storia del socialismo” e di “Giano: pace, ambiente, problemi globali”, Mario Martini, ex sindaco di Boves, autore, in una serata bovesana, di una testimonianza sugli anni ’50.

Massimo Bontempelli

A questi nomi, aggiungiamo, con dolore, quello di Massimo Bontempelli, recentemente e improvvisamente scomparso.

Pisano, insegnante nei licei, autore di splendidi testi di storia e filosofia per queste scuole, studioso del pensiero marxista e dei grandi nodi della storia, va ricordato per il suo impegno culturale e per l’attenzione alle trasformazioni della scuola, analizzate con critica frontale, basata soprattutto sulla costatazione della assenza di un qualunque asse culturale in tutte le pseudo riforme o contro riforme che la scuola ha subito negli ultimi decenni.

La necessità di elaborare un asse culturale centrato sulla storia, in sostituzione di quello filosofico-idealistico presente nella riforma Gentile, è proposta significativa, in positivo, anche se non ci illudiamo che possa suscitare interesse ed essere accolta nella drammatica situazione attuale.

Interessante, e da riprendere, è l’analisi di Bontempelli sul Cristo storico, studiato con attenzione ed interesse, inquadrato nel contesto in cui sorge il cristianesimo, analizzato nei termini materialistici che l’autore ha come asse anche nei suoi testi scolastici.

Conferenza Bontempelli su Lenin a Cuneo

Lo ricordiamo a Cuneo, nella sala del liceo scientifico, nel lontano autunno 1988, autore di una splendida conferenza su Lenin, all’interno del ciclo Le rivoluzioni del ‘900.

Ricordo ancora il suo parlare a braccio, senza neppure un appunto, ma soprattutto la grande capacità di uscire da ogni agiografia e di tratteggiare, del rivoluzionario sovietico, gli aspetti di innovazione e di scoperta, utili ancora oggi, nei confronti della tradizione che già produceva ossificazioni.

Ancora, ricordo la modestia e la semplicità: gli avevamo offerto, come potevamo e possiamo, un’ospitalità spartana e il semplice rimborso del biglietto ferroviario, ovviamente seconda classe, Pisa-Cuneo (viaggio lungo e con cambi).

Andarsene a 65 anni è proprio uno schifo, soprattutto quando si avrebbero ancora tante cose da studiare, scrivere, dire, fare, insegnare.

Queste poche righe valgano come modesto omaggio, colmo di riconoscenza, e come saluto sincero al figlio Sergio.

Quaderno 47

Veniamo al quaderno 47 che avete fra le mani.

Nel numero 43 (febbraio 2010), abbiamo pubblicato il romanzo Figli dell’officina di Luigi Poggiali, operaio toscano che oggi vive nella nostra provincia.

Il tema era l’autunno caldo a Torino, alla FIAT, in un intreccio di lotte, dibattito politico, spinte giovanili, speranze.

Oltre ad alcuni racconti, pubblicati in un piccolo libro, Poggiali ha scritto un romanzo sul periodo resistenziale nelle sue terre, sul dramma della guerra, sulla durezza del lavoro, sulla povertà delle famiglie (l’impossibilità di comprare le scarpe di cuoio, la fame…).

Il padule: uomini alla macchia di  Luigi Poggiali

Il titolo è Il padule, termine toscano forse a noi poco comprensibile, mentre il sottotitolo Uomini alla macchia, richiama una lettura della guerra partigiana e dell’opposizione al nazifascismo, propria della cultura comunista (simile il titolo di un’opera di Luigi Longo).

Il romanzo, scritto a macchina decine di anni fa e rimasto a lungo inedito, vede oggi la luce affinché si possa tener memoria di uno spaccato di storia locale.

Il testo, anche se tratta di fatti al tempo stesso gloriosi, tragici, dolorosi, è piacevole e scorrevole, nell’intreccio di storie personali e collettive, di una piccola epica che diventa pagina di storia.

Come in testi più importanti (il richiamo a Elsa Morante è d’obbligo) le piccole vicende individuali diventano espressione di una comunità, di un popolo, legano il passato (una dura vita di lavoro e povertà) al presente (la guerra, l’occupazione nazista) e ad un futuro sperato e anche mitizzato (la libertà politica, ma pure l’eguaglianza sociale).

Qualcuno/a, leggendo il romanzo, avrà qualche piccola difficoltà per la presenza di non pochi toscanismi.

Non avrebbe avuto senso trasformarli in un “italiano” che li avrebbe impoveriti.

Ognuno/a sa, inoltre, come alcuni termini dialettali (ma si possono definire così i toscanismi?) siano difficilmente traducibili.

Buona lettura a tutti/e.

Ancora nel quaderno 47

Completano il quaderno la ristampa di un piccolo opuscolo, pubblicato a Boves nel 1998, i ricordi di Luigi Dalmasso, improvvisamente scomparso, al suo funerale al parco della Resistenza di Cuneo e un articolo di Adriano Toselli, uscito, alcuni anni fa, su un settimanale cuneese.

Nel primo, Natalino Macario racconta la propria difficile vita negli anni di guerra, dall’arruolamento alla scelta partigiana, dall’arresto al lager.

Natalino, a quasi 88 anni di età, è, ancor oggi, attivissimo nell’ANPI di Boves.

Il secondo ricorda la figura di Bartolomeo “Genio” Peano, cuoco partigiano, per anni presidente dell’ANPI di Boves e scomparso da circa un anno.

Ci è sembrato giusto che il piccolo omaggio ai due partigiani locali comparisse in un testo dedicato alla Resistenza.

Nel prossimo numero, ancora nel 2012, l’intervista ad un ex internato nei lager, scritti vari e l’ultimo riassunto di testi filosofici, ad opera del genovese/braidese Aldo Arpe di cui abbiamo pubblicato tre “bignamini” (come lui li definisce) nel numero 46 (maggio 2011).

La difficoltà, soprattutto dei testi su Marx, è innegabile, ma pensiamo valga la pena valorizzare il prezioso lavoro di Arpe e confrontarsi con autori ed opere di enorme importanza e attualità.

Sergio Dalmasso

Provincia di Cuneo