Quaderno CIPEC Numero 38

I decenni della nostra storia

Indice generale

INTRODUZIONE  p. 5

Il contesto internazionale. La guerra fredda p. 7

L’eredità della guerra p. 7

L’atomica. Il piano Marshall. Le prime fasi della guerra fredda p. 9

Il Patto atlantico, la svolta del 1949, la guerra di Corea p. 14

Aree di tensione: la Palestina, l’Indocina francese, l’Algeria p. 18

Gli anni Cinquanta nella Storia p. 24

Il quadro internazionale p. 24

L’Italia p. 31

Il pre ’68 p. 46

1) Il 1956. Il crollo del mito dell’URSS e del frontismo p. 46

2) II 1960 e il centro-sinistra p. 52

3) Cultura e culture p. 59

4) Alle soglie del ‘68. Partiti, sindacati, gruppi p. 67

Il quadro internazionale p. 78

Il Congo, Patrice Lumumba, l’Africa p. 79

L’Algeria p. 79

Il terzomondismo p. 80

Il black power p. 81

Vietnam vince perché spara? p. 82

La Cina è vicina? p. 83

Il Che è vivo p. 85

La joli mai 87

La primavera di Praga p. 88

Dialettiche della liberazione p. 89

L’arcipelago della sinistra: partiti e gruppi p. 91

Il quadro politico p. 108

 

INTRODUZIONE

Nel lontano 2000, abbiamo organizzato, in pochissimi un convegno storico di due giorni sul biennio 1968 – 1969.
Indifferenza generale: ci siamo sentiti dire che il periodo era ancor troppo vicino, poco storicizzato, non adatto a divenire oggetto di un ragionamento storico che non cadesse immediatamente in polemica politica di parte.

Si aggiungeva a questo il fatto che i relatori erano tutti “storici dai piedi scalzi”, come si erano autoironicamente definiti i promotori di una piccola rivista, “Per il ‘68”, già dal titolo nata per tentare di rispondere al silenzio o, peggio, al travisamento della storia degli anni ’60- ’70, colpevolmente assente dagli stessi programmi scolastici, o, al massimo, oggetto di banalità o di luoghi comuni (prima fra tutti la meccanica identificazione tra le lotte – operaie, sociali, studentesche – e il violentismo che avrebbe percorso gli anni ’70, vedendo nel secondo la inevitabile prosecuzione delle prime).

Il risultato del convegno era, invece, positivo e confermava le nostre valutazioni: l’interesse, anche se a volte un po’ acritico e poco storicizzato, di molti giovani per tanti aspetti dei decenni precedenti, l’interrogarsi di studiosi stranieri per il “lungo ‘68” italiano, anomalia nel panorama internazionale, il riaffiorare, periodicamente, anche se con le ovvie differenze, di alcune tematiche.
Ritentavamo l’avventura l’anno successivo (2001) sugli scottanti anni ’70.

Simile la formula: relazioni rivolte soprattutto alle scuole (da qui il taglio un po’ didattico che non dà mai per scontati i fatti) nelle mattinate, dibattiti rivolti alla cittadinanza le sere, a volte uno spettacolo di canzoni o teatrale. Simile l’impostazione degli interventi. Alla storia (sociale e politica) si sommano trattazioni su cinema, canzone, arte per offrire un quadro il meno possibile “scolastico” (almeno nel senso deteriore del termine) di periodi (decenni) e tematiche.

Non potevamo non trattare, ovviamente, del fenomeno terroristico, ma il decennio era anche quello segnato dalla tematica femminista (dall’emancipazione alla differenza di genere), dal rapporto personale/politico, dall’esplodere del movimento omosessuale.
Ancor più difficile il tentativo dell’anno successivo (2002) con la trattazione degli anni ’80. Quasi inesistente la storiografia sul periodo, non sempre semplice legare le questioni internazionali (il reaganismo) con il panorama italiano (dominante a livello politico la figura di Craxi), limitativo semplificare un decennio sotto l’etichetta di “riflusso”. Nel convegno si succedevano la sconfitta operaia alla FIAT, la continuazione delle stragi, la progressiva, ma rapida trasformazione della fabbrica fordista, la contraddittoria modernizzazione italiana, l’esplodere della contraddizione ambientale, le trasformazioni nella Chiesa cattolica, sino all’evento epocale. Il crollo dei regimi dell’est europeo con la totale trasformazione del quadro internazionale.

I convegni si ripetevano con la stessa formula anche negli anni successivi: 2.003 il periodo 1945-’48, 2.004 gli anni ’50, 2.005 gli anni ’60, ricollegandosi alla vigilia del ’68 da cui era iniziato il primo appuntamento.
La ripetizione della formula: storia politica a livello nazionale e suo inquadramento nel panorama internazionale, cultura, letteratura, cinema, arte, evoluzione e trasformazioni del mondo giovanile, canzone come segno dell’immaginario dei giovani, dibattiti su temi legati ai decenni trattati con proiezione sull’oggi (la Chiesa conciliare, il nodo del terrorismo, le trasformazioni nelle città e nella vita quotidiana, il legame/contrapposizione tra movimenti e partiti).
Abbiamo ripercorso il non lineare ritorno della democrazia in Italia, dopo il ventennio fascista, il delinearsi degli schieramenti politici contrapposti, la nascita della Costituzione e le elezioni politiche del ’48 che segnano una chiara “scelta di campo”, la contraddittoria crescita economica degli anni ’50 (il “miracolo”), i “mitici anni ‘60” con i primi segni della trasformazione del ruolo della donna, letteratura ed arte che escono dagli schemi precedenti, i fermenti politico culturali che seguono il crollo delle certezze assolute in campo comunista e la fine della Chiesa pacelliana in quello cattolico.
L’ipotesi era di completare il quadro dell’Italia dal dopoguerra ad oggi con due ulteriori convegni sugli anni ’90 e sul decennio in corso: Certo, i più difficili, data la assoluta contemporaneità.

Ulteriori impegni e un totale inatteso mio cambio di vita hanno reso impossibile queste ultime tappe, cancellate o forse solamente rimandate.

Questo quaderno raccoglie i miei interventi nei sei convegni organizzati sino ad oggi. Essendomi sempre toccata la parte storico- politica, non sono esaurienti, né hanno la pretesa di essere una “storia del dopoguerra” (ci vorrebbe ben altro!), ma offrono, comunque alcuni elementi che è sembrato bene raccogliere in sequenza. Guerra fredda e quadro internazionale, i due campi negli anni ’50, il decennio successivo letto alla luce dell’esplosione del ’68, le forze politiche di una sinistra forte, anche se divisa, nei difficile decennio 1970 – 1980, questioni sociali e politiche negli ’80.

Piccoli spunti, semplicemente, ma credo utili, se non altro per testimoniare un lavoro certo modesto, ma continuativo nel tempo.
Ricordo che gli atti dei sei convegni sono stati pubblicati dalla rivista “Il presente e la storia”, dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo, nei numeri ’59, ’62, ’64, ’68.

Sergio Dalmasso