Quaderno CIPEC Numero 35

Gianni Alasia

Indice generale

Introduzione quaderno n. 35 p. 6

Intervista a Gianni Alasia 9

Continuazione intervista, 8.11.2006 p. 33

Continuazione intervista, 16.11.2006 p. 60

Intervista a Gianni Alasia, PARTE 2 p. 71

Continuazione intervista, 23.11.2006 p. 75

Introduzione quaderno n. 35

Gianni Alasia compirà 80 anni il prossimo 7 febbraio 2007. Avremmo potuto limitarci a una bicchierata al gruppo regionale di Rifondazione che Gianni, instancabilmente, frequenta ogni giorno.
Altra ipotesi, molto più ambiziosa, è stata quella di un film che ripercorresse con una intervista la sua lunga vita, intrecciando a questa dichiarazioni di militanti politici e sindacali ed immagini di repertorio sulla sua, in fondo nostra, storia. Ci ha bloccati il costo, per noi proibitivo.
Questo quaderno, frutto di un lavoro collettivo di Vittorio Rieser, Fabio Dalmasso, Claudio Vaccaneo, oltre che mio, serve a “festeggiare” un compleanno, ma soprattutto a riflettere su alcune questioni che superano la grandezza e la personalità di Gianni:
• Torino, “città fabbrica” e le sue profonde trasformazioni, strutturali, culturali, urbanistiche, in più casi indotte dal fenomeno migratorio.
• Il movimento operaio torinese nelle sue specificità, dagli scioperi del 1943 all’insurrezione, dalle speranze del dopoguerra alla successiva sconfitta, dalla difficile realtà degli anni ’50 alla ripresa dei primi ’60, dall’autunno caldo allo sciopero nell’autunno 1980, sino alle radicali trasformazioni della struttura e delle condizioni di lavoro.
• La Cgil torinese, formazione atipica nel panorama nazionale. È questa, anche negli anni in cui Alasia ne è segretario, ad innovare profondamente politica, scelte e prassi, a contribuire alla scelta per l’articolazione nelle lotte, ad affrontare (quanto diversa è la realtà di oggi!) l’emergenza della migrazione meridionale, a dialogare con posizioni “eretiche” (i Quaderni rossi di Panzieri), ad essere attrice della ripresa di vertenze (i cotonifici della Val Susa, gli elettromeccanici, la Fiat), a interloquire criticamente con il movimento degli studenti. Non è la Cgil degli apparati, ma quella di Sergio Garavini, di Angelo Dina, di Emilio Pugno, di Aventino Pace, del dialogo con una Cisl (soprattutto la Fim) avanzata ed anch’essa atipica. Indubbio il ruolo di Gianni in questo processo.
• Il complesso cammino della sinistra. Gianni aderisce giovanissimo al Partito socialista, partecipa all’impegno della sinistra interna contro l’adesione ai governi di centro – sinistra e al rapporto privilegiato con la Dc, è attore della scissione che dà vita al Psiup, nel 1972; alla scomparsa di questo si iscrive al Pci e nel 1991 è tra i fondatori di Rifondazione comunista.
• Il legame istituzioni – movimenti. Alasia è in Regione consigliere e assessore per quattro anni, assessore per altri quattro, parlamentare per una legislatura. Sempre, al centro del suo impegno, il rapporto con la base, con i lavoratori, con una società che pulsa, con un movimento operaio fatto di uomini e donne in carne ed ossa.
• Le nuove emergenze. Se ognuno/a di noi ha una personalità “datata”, legata cioè agli anni della formazione, agli interessi inizialmente acquisiti e quindi coltivati, Gianni ha avuto ed ha la grande capacità di rimetterli in discussione, confrontarli, tentare di attualizzarli. L’utilizzo dell’energia solare, la riconversione dell’industria bellica, la discussione e la storicizzazione del nodo violenza/non violenza, la formazione professionale e i “saperi” sono temi non solamente di interesse astratto, ma di tentativo di intervento politico.

Sono queste le questioni che questo quaderno – intrecciando intervista, racconto, flusso di ricordi – propone, rifiutando “culti di personalità”, agiografie, “vite dei santi”.
Il movimento operaio in tutte le sue componenti, a cominciare da quelle maggioritarie, socialista e comunista, presenta una storia contraddittoria in cui il grande ideale di liberazione si è coniugato spesso con errori, cinismi, egoismo, frustrazioni… cause non secondarie di tante sconfitte, rimozioni e della difficilissima situazione di oggi.
La lettura di queste pagine che ci portano dagli anni ’20 alle contraddizioni di Rifondazione, possono essere piccolo, ma utile strumento per conoscere meglio una significativa personalità del movimento operaio, non solo torinese, e per una riflessione collettiva.

Sergio Dalmasso