Quaderno CIPEC 64

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Quaderno CIPEC 64 dedicato a Mario Giovana

Nato il 13 settembre 1925 a NIZZA (F), deceduto a Cuneo il 27 ottobre 2009
In carica dal 7.6.1970 al 15.6.1975

Eletto nella circoscrizione di TORINO Lista Psiup.

Gruppo consiliare: Partito Socialista di Unità Proletaria, dal 23 luglio 1972 il Gruppo cessa l’attività e il consigliere aderisce al Gruppo Partito Comunista.

Presidente del Gruppo permanente Psiup fino al 22 luglio 1972.

Incarichi istituzionali:
• Presidente della Giunta delle Elezioni;
• Componente I Commissione (Programmazione, Bilancio, Finanze e Patrimonio) dal 28 aprile 1971 al 24 maggio 1973;
• Componente VIII Commissione (Problemi istituzionali, Affari generali e dell’organico, Enti locali) dal 28 aprile 1971;
• Componente V Legislatura (Problemi dell’Ambiente, difesa idrogeologica, sistemazioni idriche e forestali, uso della acque, Inquinamenti) dal 24 maggio 1973.

Quaderno a cura di Sergio Dalmasso

Quaderno CIPEC N. 64

Quaderno CIPEC 64

Mario Giovana è stato comandante partigiano nel Cuneese. Amico e compagno di molti uomini di Giustizia e Libertà, tra i quali Aldo Garosci, Vittorio Foa, Carlo Levi, Riccardo Levi, Franco Venturi ed Emilio Lussu.

Dopo aver militato dal 1951 nel movimento dei socialisti indipendenti di Valdo Magnani, dal 1957 per sette anni è stato membro del Comitato Centrale del PSI di Pietro Nenni.

Nel 1970 fu eletto consigliere regionale del Piemonte nelle liste del Partito Socialista di Unità Proletaria che aveva contribuito a fondare.

Per lunghi anni ha svolto attività di giornalista ed è inoltre scrittore di numerosi saggi di storia contemporanea.

INTERVENTI DEL CONSIGLIERE GIOVANA MARIO – I LEGISLATURA –

Seduta n. 1 del 13/07/1970

Discorso del Presidente provvisorio

GIOVANA Mario

Egregi colleghi, quest’Assemblea, al pari di ogni altra analoga nel Paese, inaugura la sua vita a ventidue anni dall’entrata in vigore del precetto costituzionale sulla creazione delle Regioni.

Ritardo oltremodo grave, e non altrimenti spiegabile se non registrando l’esistenza di una volontà politica delle varie maggioranze succedutesi al governo della Repubblica di rinviare all’estremo l’adempimento di questo precetto, nella quale volontà, quindi, sono ravvisabili, come già ebbe ad osservare l’illustre giurista che fu Piero Calamandrei, taluni fattori di indole prettamente dolosa.

Occorre ricordare e sottolineare questo troppo dilazionato compimento di un imperativo della legge suprema dello Stato non per amore di polemiche retrospettive o per gusto di disquisizioni giuridiche, bensì perché appaiono oggi quanto mai consistenti le resistenze occulte o palesi ad evitare che la Regione si attui non come semplice decentramento di funzioni amministrative ed in un tempo assai prossimo.

Tendenze a decentramento amministrativo

Sono chiare, infatti, le tendenze ad un decentramento amministrativo inserito in un quadro nel quale rimanga intoccabile primato centralistico e che corrisponde ad una razionalizzazione della gestione statale alla quale sono interessati, per fini propri ben noti, forze e centri di poteri finanziari e produttivi le cui scelte ed i cui scopi contrastano in maniera inconciliabile, a nostro avviso, con le esigenze della collettività nazionale e locale.

Nella circostanza in cui questa assemblea assume le proprie funzioni, riteniamo dovere essenziale di ogni forza autenticamente democratica e regionalistica affermare l’impegno affinché essa, in primo luogo, divenga espressione viva e operante dell’impellente richiesta di autogoverno e di partecipazione, che sale da ogni settore delle classi lavoratrici.

Riteniamo spetti a questa assemblea farsi momento promotore e collettore delle spinte nuove che emergono dal travaglio di crescita della nostra società, stabilendo rapporti diretti e sostanziosi con quante istanze di democrazia e di autogoverno delle masse vengono maturando in seno al corpo sociale e con quanti organismi sono rappresentanza concreta delle loro aspettative e delle loro necessità.

Rapporto organizzazioni e lavoratori

In tale contesto collochiamo innanzi tutto i rapporti con le organizzazioni dei lavoratori e il compito di procedere ad una riqualificazione degli enti locali, i Comuni innanzi tutto, meccanismi originali ed insostituibili del concorso, popolare al governo democratico, qualora riscattati dai mortificanti limiti in cui li relega il controllo oppressivo o repressivo dell’Italia prefettizia, e dei quali un quarto di secolo di pervicace perpetuarsi di tale sistema ha provocato una crisi quasi mortale.

È nostra ferma convinzione che l’avvento dell’istituto regionale debba segnare davvero una svolta storica per la fisionomia e per l’assetto del Paese.

Ma non nutriamo – e abbiamo il dovere di dirlo – alcuna illusione che ciò accada per il buon volere di forze e di gruppi le cui più che ventennali pratiche di governo hanno dimostrato, senza dubbi di sorta, l’indisponibilità ad un corso nuovo per la democrazia italiana ed i legami profondi con visioni ed interessi di conservatorismo e di privilegio.

Validità del nostro giudizio

I segni che del resto documentano la validità di questo nostro giudizio, si traggono anche e in misura cospicua, dall’odierna crisi governativa, riprova allarmante e sintomatica dell’impossibilità di avviare il Paese a differenti e più avanzati equilibri sociali e politici, e quindi a più ampie-prospettive democratiche, con formule di alleanze nelle quali hanno peso decisivo i presupposti del più chiuso conservatorismo quando non addirittura velleità avventuristiche di taglio autoritario.

Pertanto la parte politica che qui rappresento, nella modestia quantitativa e qualitativa di questa sua presenza, porterà nell’assemblea in modo incalzante, coerente e il più possibile nitido, la sua voce rivolta a cercare di interpretare le istanze cui facevo cenno poc’anzi.

Responsabilizzare il consiglio

Essa svolgerà la sua azione mirando sopratutto a porre di fronte alle proprie responsabilità componenti di questo consesso che si richiamano, idealmente e politicamente, alla difesa ed al progresso delle condizioni dei lavoratori, all’urgenza di ristrutturare gli strumenti della democrazia, all’obiettivo di conferire contenuti precisi ad un processo di radicale rinnovamento del Piemonte come dell’intera società italiana.

Ciò in assonanza con quelle che crediamo siano le attese che pervadono le migliori e più fresche energie di questa Repubblica, voluta appunto dai lavoratori e consacrata dai loro sacrifici nell’antifascismo e nella Resistenza partigiana.