Quaderno CIPEC Numero 6

Giovanni Barale, Lettere dal carcere e dal confino

Indice generale

Barale Giovanni  p. 5

Giovanni Barale, lettere dal carcere di Cuneo p. 7

Giovanni Barale, lettere dal confino p. 15

Quaderni C.I.P.E.C. p. 75

C.I.P.E.C. Attività p. 76

Barale Giovanni

Giovanni Barale nasce da una famiglia di piccoli contadini a Gaiola il 25 gennaio 1887. Frequenta le scuole elementari a Borgo San Dalmazzo dove la famiglia si è trasferita. Dal 1899 al 1905 studia nel Seminario vescovile di Cuneo – l’unica scuola alla quale i ragazzi poveri possono sperare di accedere – e compie gl studi ginnasiali. Ma il seminario non fa per lui. Torna a casa e va a Boves per imparare il mestiere di carradore.

Per il giovane Barale, natura curiosa e interrogativa, i luoghi in cui vive e lavora sono ristretti tuttavia in un confine troppo breve; egli ha voglia di scoprire il mondo, e il mondo è Genova, è Marsiglia, è Parigi, Losanna e Ginevra. Solo superando quel confine ha la possibilità di conoscere la condizione reale del lavoro salariato e la difficile lotta del proletariato così delle grandi città come delle campagne.

Ed è su tale conoscenza che si fonda la sua formazione politica socialista. Nel 1917 è a Torino, militarizzato nella FIAT. Partecipa alle manifestazioni e agli scioperi operai contro gli aumenti del prezzo del pane, duramente repressi dalla polizia.

Viene arrestato e spedito al fronte sul Monte Grappa come soldato nel III Reggimento Genio della IV Armata. La guerra è la sua seconda scuola. Ritornato a Borgo al lavoro d carradore conosce e sposa Giovanna Arnulfo che gli sarà compagna discreta, affettuosa e paziente per tutta la vita. Dalla loro unione nasceranno Sebastiano, Spartaco, Cesare e Aurora.

Nel 1921 con la scissione di Livorno passa dal PSI al PCI e diventa primo segretario della Federazione comunista cuneese. Antifascista per indole e formazione è bersaglio privilegiato della montante canea fascista, ma continuerà per tutto il ventennio ad adoperarsi per mantenere viva la rete di opposizione al regime, con i coniugi Aimo di Cuneo e Lucia Canova di Garessio, in condizioni estremamente difficili e pericolose. Ed antifascista rimane anche nella manifestazione pubblica dei propri atti quotidiani, rifiutando ad esempio di iscriversi al P. N. F. o di mandare a scuola il figlio Cesare vestito da Balilla. Nel novembre del 1939 viene arrestato e deferito alla Commissione provinciale del Tribunale Speciale; condannato a due anni di confino da scontare a Capestrano, L’Aquila, viene prosciolto il 9 gennaio 1941 e ritorna a Borgo.

Nel settembre del ‘43 è fra i promotori delle prime bande partigiane nel cuneese. Ferito durante un rastrellamento a Boves, il 1º gennaio 1944 viene catturato dai nazisti a Castellar e trucidato assieme al figlio Spartaco che era risalito a Boves per prestargli soccorso.

Lettere a cura di LUIGI DALMASSO