Maria Capello, copertina Quaderno CIPEC Numero 3

Indice generale

Maria Capello, Le novanta primavere della “ragazza” rossa p. 5

Bra fra slanci rivoluzionari e reazione fascista (1919-1922) p. 13

1. Le lotte per le otto ore e contro il carovita p. 13

2. Le elezioni politiche e quelle amministrative: l’inopinata vittoria p. 16

3. La Giunta rossa al lavoro p. 18

4. 28 novembre 1920: assalto al Municipio p. 21

5. Nascita del giornale e della sezione comunista. Lo scontro fra bianchi e rossi alla Cinzano p. 23

6. “Il fascio primogenito della provincia” p. 24

7. “Bra diventa Gioia del Colle” e il prefetto… sospende Lenti p. 28

8. II quadernetto del rag. Pipino e le elezioni politiche anticipate p. 31

9. Verso la “normalità” p. 33

Per coprire i delitti degli arditi “democratici” e i fascisti della “Gazzetta” affiggono questo manifesto, dall’inconfondibile taglio minatorio (AISRCP) p. 38

La testimonianza di Carlo Petrini. I favolosi anni Settanta p. 39

Maria Capello: per l’unità della sinistra p. 41

Le novanta primavere della “ragazza” rossa

Cetta Berardo

La passione per la politica, il gusto per lo scontro, la vis polemica li ha dentro da sempre, quasi come un imperativo categorico, come l’amore per le battaglie difficili, combattute con fervore e con partecipazione assoluta, come il rifuggire sempre da ogni compromesso, anche a costo di spezzare amicizie e di chiudere capitoli di vita.

Cosi l’esistenza di Maria Capello è andata compiendosi ed ormai raggiunge quasi il secolo: una vita scandita da battaglie e avvenimenti politici importanti, oggi rivissuta nei ricordi lucidi e secchi.

«La mia malattia è di natura politica.

Se la politica va bene, io sto bene…» mi dice quando la incontro e colgo, a volte, nel suo sguardo buio un fondo di tristezza.

“Andare bene” per Maria Capello significa che la sinistra in generale è vittoriosa.

Così l’umore che era sceso ai minimi livelli con le elezioni politiche del 27 marzo 1994 ha avuto un leggero cambiamento con l’esito delle amministrative recenti.

Ma in assoluto, non piace a Maria come funziona questo mondo, lacerato da tanti egoismi, guerre, violenze.

Oggi, questa vegliarda dignitosa, morigerata, dura con se stessa, distaccata dal contingen­te e abbarbicata ad ogni mutamento politico come evento apocalittico, si lascia andare ai ricordi, ha a volte qualche cedimento nostalgico, ma padroneggia il passato sempre con lucidità.

Il suo mondo, quello che aveva sognato e aveva cercato di costruire, ora lo vede più che mai in pericolo.

Pochi i bagliori di speranza: la guerra nell’ex Jugoslavia, le lacerazioni della Sinistra in Italia… molte sono le preoccupazioni, poche le speranze di un cambia­mento.

La sua vita non è certo stata facile.

Maria nasce a Bra il 10 giugno 1905: una nascita drammatica, segnata dalla morte della madre.

“Quella donna sapiente, che sapeva fare di tutto” rimarrà un modello per la ragazzina che deve diventare presto adulta, con un padre segnato dalla perdita della moglie, a cui non si rassegnerà mai, a costo di giurare vendetta a Dio e agli uomini.

«Si alzava alla cinque del mattino, non ha mai perduto una messa, dicono le zie della madre, poi andava nelle case a pettinare le signore.»

E nel chiuso delle abitazioni borghesi, Giuanota, questo era il nomignolo affettuoso, teneva banco, raccontava, animava con le parole le serate a teatro.

Era infatti la coiffeuse delle attrici.

Il Politeama era allora un teatro importante, costruito da un architetto famoso, Achille Sfondrini, un piccolo Carignano, con tanto di palchi e velluti rossi, meta della nobiltà locale, ma anche del ceto operaio che vedeva nella musica di Verdi il suo riscatto morale.

E l’inaugurazione avvenuta l’8 settembre del 1900 con il Rigoletto di Giuseppe Verdi era stato un trionfo, la cui eco si era dilatata negli anni.

Andare a teatro era un rito e un avvenimento mondano, per la piccola cittadina:

toilettes confezionate appositamente su modelli francesi, diffusi in Italia da riviste di moda come «Margherita», dal nome della regina elegante e raffinata, pettinature complicate, creme di bellezza e brillantina ai capelli per i cavalieri, palchi e posti prenotati in anticipo presso negozi segnalati:

nel foyer del teatro si consumavano chiacchiere, si sbirciavano cavalieri, si affidava il cuore al sorriso di una dama adocchiata da tempo…

Non solo si viveva di teatro ma di balli, tenuti al Politeama e nei vari teatrini della città, come Teatro Mathis o il Circolo Sociale:

la borghesia braidese agognava tali appunta­menti, segno di opulenza, di importanza sociale, momenti di vita mondana a cui non ci si poteva sottrarre.

Continua …