Quaderno CIPEC Numero 20

Dalla Bolognina a Pristina

Indice generale

Introduzione p. 5

Precisazione p. 6

Dalla Bolognina a Pristina: Cronologia di articoli su una resa: 29 ottobre 1998 – 29 maggio 2000 p. 7

Il guastatore bigotto p. 7

Ma chi l’ha detto p. 8

Non credono a niente p. 9

Le favole flessibili p. 11

L’orecchino p. 12

Alle spalle il futuro p. 14

Palla al sole p. 16

Dalla Bolognina a Pristina p. 17

Lettera a Reana p. 23

Gli amici di Prodi p. 24

I «Compagni» della rivoluzione liberale p. 25

A spasso con la borsa p. 27

Footing a rischio p. 28

Un “estraneo” in casa p. 30

Mandata a fuoco la “casa comune” p. 31

Promossa p. 34

Per bene immorali p. 36

I balilla impasticcati p. 40

Pierino e i lupi p. 41

L’altra miseria p. 43

Un “Compagno” scambiato per re p. 44

Ricordando Maria Teresa Rossi p. 46

Franco Camicia p. 48

C.I.P.E.C. Attività p. 50

Quaderni C.I.P.E.C. p. 54

Introduzione

Ho rivisto Beppe Nicola alla fine del ’98, assistendo in Bra al congresso provinciale di costituzione dei Comunisti italiani. Erano quasi vent’anni che non ci incontravamo più, da quando avevo lasciato il saluzzese. Quante cose cambiate da allora! Il partito nelle cui sezioni avevo conosciuto Beppe non esisteva più. Beppe mi raccontò di quello che aveva fatto in quegli anni, mi dette qualche informazione sulla sua vita privata e soprattutto mi parlò del suo progressivo distacco dal PCI negli anni ’80, dell’adesione entusiastica a Rifondazione e infine della rabbia provocata dalla sfiducia votata al governo Prodi. In ognuna di queste tappe Beppe vedeva una sconfitta della sinistra e degli ideali socialisti e sembrava riviverle con un senso di sofferenza profonda, quasi fisica. Mi parlò della sua attività di collaboratore con “Il Saviglianese”, a cui da qualche tempo aveva cominciato ad inviare degli articoli di commento politico. Mi chiese se poteva mandarmeli per avere qualche consiglio. Acconsentii, precisando che gli avrei potuto dare qualche suggerimento di forma, ma non mi sarei mai permesso di proporre cambiamenti di sostanza, qualora non ne condividessi il contenuto. Per farla breve, mi accorsi ben presto che di ritocchi formali quegli articoli non avevano bisogno. Beppe Nicola con la sua licenza elementare vecchio stampo scrive benissimo, ha le idee chiare e il suo ragionamento fila serrato, ricco di metafore e di riferimenti culturali appropriati.
Ecco perché a distanza di due anni non mi è sembrato peregrino proporre a Sergio Dalmasso la pubblicazione in uno dei quaderni del CIPEC di una scelta di quegli articoli. In essi non è solo avvertibile un serio sforzo di analisi politica (condivisibile o meno), ma c’è qualcosa di più: un documento di vita. La storia di Beppe è quella di un ragazzo sfortunato (deve trascorrere alcuni tra gli anni più belli della gioventù in ospedale) di una famiglia povera, ma dignitosa, animata da ideali antifascisti. La professione del sarto (“artigiano povero” in una città di “artigiani ricchi”) è una necessità. La sete di sapere, non inferiore a quella di giustizia, è tanta, ma la frequentazione dell’oratorio fa scoprire ben presto l’ipocrisia di certo mondo ecclesiastico. Beppe legge molto e si forma una cultura da autodidatta. E scrive.
Viene da pensare alla parole che nell’introduzione alle Memorie di Germanetto Togliatti dedica alle vicende delle nostre terre povere di industrializzazione: Anche in provincia di Cuneo è nato il socialismo. Anzi, a pensarci bene, si deve dire che il contributo che questo ambiente ha dato al socialismo italiano è stato tutt’altro che piccolo. Il socialismo italiano non è stato solamente proletario. È stato anche artigiano e piccolo borghese, è stato contadino, antifeudale e anticlericale. Quanti barbieri e quanti sarti (Germanetto, Nazzari, Martino…) nella storia del primo Psi e del Pci… E quanto anticlericalismo, ma mai volgare e dettato da una sincera ammirazione per il messaggio cristiano delle origini, stravolto e tradito dalle gerarchie ecclesiastiche!

Come anticipavo, non tutte le tesi di Beppe mi sembrano pacifiche (la facile riformabilità dell’Urss, ad esempio), ma due punti mi sembrano essenziali nel suo ragionamento:
• la riaffermazione della validità del marxismo come strumento di analisi critica (e qui i numi tutelari del nostro sono intellettuali di assoluto valore come Luciano Canfora e Carlo Muscetta);
• la centralità della questione morale, la sottolineatura del rigore e il rifiuto della politica spettacolo o nei narcisismi personalistici, anche se Beppe alla luce della sua esperienza sa che comunque nella vita dell’uomo la “miseria” (qui ovviamente non ci si riferisce a quella materiale) sta sempre in agguato. Forse è anche per staccare lo sguardo dal deludente (se non angosciante) approdo della politica italiana che Beppe ha come di getto in questi due anni affidato alla penna i suoi pensieri, talvolta intingendola nel fiele del sarcasmo, talaltra nella dolcezza della malinconia e del ricordo.

Livio Berardo

Precisazione

Pubblichiamo con piacere gli scritti di Beppe Nicola, scritti che testimoniano in lui il continuo intreccio fra attività politica, studio e riflessione (sono note la sua amicizia ed ammirazione per Ludovico Geymonat, scomparso ormai da più di dieci anni).
Come per tutti i quaderni precedenti, le affermazioni, i giudizi, le valutazioni sono soggettivi e non investono la “linea politica” del CIPEC e dalla sua piccola attività pubblicistica. A chi legge, la possibilità di esprimere giudizi e di orientarsi tra diverse opzioni politico-culturali.
Completano questo quaderno, due brevi ricordi di militanti che ci hanno, purtroppo, lasciati negli ultimi mesi.
Essendo dedicati alla “memoria”, al passato, ad una generazione di dirigenti, quadri, militanti, attivisti che hanno segnato la storia della sinistra, politica e sociale, del cuneese (e non solamente), questi quaderni (vi preghiamo di leggere l’elenco dei 18 già pubblicati) hanno, in più casi, come protagonisti, uomini e donne che non ci sono più.
I nomi di Maria Teresa Rossi e di Franco Camicia si sommano a quelli di Lucia Canova, Chiaffredo Rossa, Maria Capello, Pietro Panero, Mila Montalenti, Walter Botto, Michele Risso, Giuseppe Biancani, Oronzo Tangolo, Giuseppe Trosso.
Li ricordiamo tutti con affetto e commozione.

Sergio Dalmasso